Francesco e Kirill oltre tutte le critiche

Massimo Faggioli, (Professore associato e direttore dell’Institute for Catholicism and Citizenship alla University of St. Thomas a Minneapolis/St. Paul, ma la sua alma mater rimane sempre Bologna. Collabora con varie riviste e quotidiani, italiani e non), nell’imminenza dell’incontro tra il papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, ha scritto: “L’annuncio dell’incontro tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill venerdì a Cuba ha prodotto molta emozione, insieme a qualche critica, soprattutto nei confronti del Papa”.

TRE LINEE FONDAMENTALI DI CRITICHE AL PAPA

Prima: la dimensione politico-diplomatica dell’incontro. Il papa incontra il capo di una Chiesa che è vista sempre più come parte del regime autoritario di Vladimir Putin e come sostegno ideologico per la sua politica estera neo-imperialista. La critica sottolinea i rischi per la credibilità di Francesco, specialmente se si considera il ruolo della Chiesa ortodossa russa nel sostegno alle azioni militari di Putin in Siria e in Ucraina.

Seconda, un problema di rapporti interni alle chiese ortodosse, alla luce delle rivalità storiche tra Mosca e Costantinopoli per la supremazia nell’Ortodossia orientale, ma anche in vista del prossimo Grande Sinodo della Chiese ortodosse sull’isola greca di Creta in giugno. Alcuni ritengono che Francesco sia ingenuo rispetto al fatto che il patriarcato di Mosca potrebbe usare l’incontro per affermare una nuova supremazia in un momento critico per il futuro delle Chiese ortodosse.

Terza: la dimensione ecumenica dell’incontro. La Chiesa ortodossa russa è stata molto meno impegnata di ogni altra Chiesa nel dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica. Accettando di incontrare Kirill, Francesco è accusato di sedersi al tavolo con un leader che non ha mostrato il minimo interesse per lo spirito ecumenico necessario per avviare una conversazione con il papa”.

RISPONDONO GLI INTERESSATI

A ridimensionare le preoccupazioni del celebre giornalista avrebbero potuto bastare le dichiarazioni del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I che in un suo tweed ha affermato: Prego per i miei fratelli in Cristo, Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Contento che il dialogo iniziato nel 1964 con Atenagora e Paolo VI continua a dare i suoi frutti”; quelle della conferenza episcopale ucraina, secondo il cui Presidente “l’incontro del Papa con il Patriarca russo contribuisce alla pace nel mondo” e quelle del Vescovo di Aleppo il quale ha affermato: l’Incontro Francesco-Kirill anche frutto delle nostre sofferenze”. 

LA RISPOSTA MIGLIORE NELLA DICHIARAZIONE CONGIUNTA FINALE

Ma c’è da augurarsi che, leggendo la dichiarazione congiunta sottoscritta da Francesco e da Kirill alla fine del loro storico incontro, tutti quelli che erano critici e preoccupati, si siano resi conto che non s’è trattato dell’incontro affrettato e opportunista di due politicanti, ma di due pastori profetici che, superando mille anni di lontananza reciproca, sentono di dover condurre le loro chiese a impegnarsi insieme contro la scristianizzazione del mondo dando “una concorde testimonianza alla verità” in un periodo di “cambiamento epocale” per la civiltà umana, di drammi che coinvolgono migliaia di uomini, donne, bambini innocenti e di attacchi gratuiti, da parte di politiche e ideologie, alla famiglia e alla vita umana.

Il cuore della Dichiarazione congiunta firmata alla fine dello storico incontro a L’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca russo Kirill è tutto qui. Le due Santità scrivono: “La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune”. E, dopo millenni, dicono basta agli antichi rancori, ai residui delle già revocate scomuniche, alle “divergenze, ereditate dai nostri antenati, nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio”.

L’incontro dell’Avana, in un aeroporto (luogo di arrivi e di partenze) i due Patriarchi non hanno risolto nessun problema, ma hanno messo le basi per il cammino futuro. I cinesi dicono che anche i più lunghi cammini son fatti di piccoli passi, il più importante dei quali è sempre il primo. E qui il primo passo, atteso da quasi mille anni, è avvenuto. Grazie a Kirill e Francesco che con audacia e speranza ci hanno aperto la strada, mettendo in pratica senza saperlo un detto sorridente di Papa Giovanni: “Bene dìcere et bene facere e lasciar cantar le passere”.

Per leggere la dichiarazione congiunta firmata da Francesco e Kirill, clicca qui.