Il tempo quaresimale come occasione per un dialogo tra arte e liturgia nel segno della croce di Gesù di Nazareth e nel segno della misericordia. Così la chiesa-capanna di Longuelo – nell’anno del suo cinquantesimo anniversario – si presenta alla comunità: “impacchettata” per i lavori di restauro dei cementi e della struttura esterna, ma impreziosita dalle opere dell’artista Mario Consoli e con un compagno di viaggio speciale ad accompagnare il percorso quaresimale.
Ne parliamo con don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo.
Non è la prima volta che la chiesa di Longuelo ospita le opere di un artista in tempo di quaresima. Che cosa lega queste opere d’arte contemporanea con il cammino quaresimale e con la liturgia?
«Mi sembra doveroso fare questa precisazione: l’obiettivo di un allestimento artistico e liturgico nello stesso tempo, non è quello di trasformare una chiesa in una galleria d’arte contemporanea o in un museo. È evidente che le opere d’arte che ospitiamo nella nostra chiesa – che di per sé è una chiesa spoglia e senza immagini, al di là della Madonna di Dietelmo Pievani e del crocifisso ligneo del 1600 – acquistano subito forza e vigore. In questi anni abbiamo ospitato tanti artisti, tutti bergamaschi. Questo è un altro passaggio che tengo a sottolineare: noi non ospitiamo tutti, la chiesa non deve diventare un luogo di esposizione d’opere d’arte. Ospitiamo quegli artisti che, con le loro opere, hanno qualcosa da dire agli uomini credenti in ricerca oggi. L’obiettivo nostro è di mettere in relazione arte e liturgia: le opere d’arte devono essere d’aiuto in un cammino (quaresimale in questo caso) e devono essere d’aiuto nella preghiera della comunità. Da qui anche la scelta delle opere che, è bene precisarlo, sono opere di arte contemporanea quindi non sempre di facile lettura; tuttavia l’obiettivo non è scioccare, bensì accompagnare la liturgia che è il modo con cui i cristiani cercano di dar voce alla loro fede. Lo fanno con le parole, lo fanno con il canto, lo fanno con dei gesti e lo possono fare anche ospitando e delle opere d’arte».
L’anno scorso gli artisti Ezio Tribbia e Nadja Galli Zugaro hanno, con le loro opere, allestito la chiesa come una tavola, una mensa attorno alla quale condividere il pane quotidiano. Quest’anno è toccato a Mario Consoli dare un nuovo volto alla chiesa e accompagnare la comunità nel cammino quaresimale. Come sono state inserite le opere?
«Mario Consoli è un interessante artista di Bergamo del quale abbiamo scelto di inserire nella nostra chiesa solo tre opere d’arte tutte legate al tema della croce. La prima è una grande pala che Consoli ha rivestito con un doppio lino e che ha puntellato di croci (dipinte o realizzate con pezzetti di legno). Abbiamo recuperato un tema caro alla tradizionale quaresimale, periodo durante il quale il crocifisso veniva velato per pudore verso la sofferenza, per poi riemergere trionfante a Pasqua. Noi abbiamo velato il crocifisso ligneo, tuttavia, come dicevo poc’anzi, ma l’intera pala del Consoli è puntellata di croci, un’operazione che mette in dialogo la croce di Cristo con tutte le croci della storia: la passione di Cristo è la passione di tutti gli uomini e, di rimando, nella passione di ogni uomo si attualizza la passione di Cristo. A tal proposito vorrei citare un testo di Mario Pomilio intitolato Il Natale del 1833 che è quasi un saggio di Theologia Crucis. Pomilio rilegge il dolore personale di Alessandro Manzoni che proprio il 25 dicembre del 1833 perse la moglie Enrichetta. Lo scrittore abruzzese mette in bocca a Manzoni le seguenti parole: ‘Ogni qual volta un innocente è chiamato a soffrire egli recita la Passione. Che dico, recitare? Ma egli è la Passione. Non nel senso, beninteso, che il Signore voglia rinnovato in lui il suo sacrificio, ma nel senso che è egli stesso a crocifiggersi con lui. […] La croce di Dio ha voluto essere il dolore di ciascuno e il dolore di ciascuno è la croce di Dio’. Anche le altre due opere sono legate al tema della Croce. Al centro della chiesa abbiamo posto il Patibolo che altro non è che un architrave di un’antica abitazione e che l’artista ha recuperato trasformandolo in uno dei simboli della passione di Cristo. Allo stesso modo anche l’opera collocata nel luogo della penitenzeria e per sua struttura richiama al Muro del pianto a Gerusalemme riporta il tema della croce e della sofferenza di Gesù di Nazareth».
Ormai da diversi anni la comunità di Longuelo cerca un compagno di viaggio che la accompagni nella quaresima: un personaggio che, con la sua vita e i suoi pensieri, abbia lasciato opera tangibile di misericordia. «Queste opere si possono facilmente collegare al nostro cammino quaresimale che quest’anno tratterà il grande tema della misericordia che, per noi cristiani, è il crocifissorisorto (amo la parola unica senza trattino in mezzo). Il tema della croce non ci deve interessare in quanto luogo della sofferenza di Gesù, ma perché questo uomo ha trasformato il supplizio in donazione totale. C’è tanta gente che ha sofferto più di Gesù nella storia; ma quello che conta è che lui ha fatto della sofferenza e della morte il grande momento del riscatto dell’uomo e ha fatto di quel luogo il tema del perdono e della misericordia di Dio. Abbiamo voluto dare un volto a questa misericordia, raccontando di giorno in giorno con delle letture La Chiesa del grembiule di don Tonino Bello. Ogni anno la comunità cerca un compagno di viaggio per il cammino quotidiano quaresimale: l’anno scorso era Bonhoeffer, due anni fa Etty Hillesum, prima ancora sant’Agostino, Charles de Foucauld, Giovani XXIII. Quest’anno abbiamo scelto Tonino Bello: ospiteremo in tre date (19 e 26 febbraio e 4 marzo) altrettanti amici che hanno conosciuto don Tonino Bello e ce ne porteranno testimonianza».