Umberto Eco e gli imbecilli dei social

Umberto Eco, come si sa, ha detto la sua anche sui social. La sua affermazione perentoria è stata citata in questi giorni: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli

Chiaro, come sempre. Qualche volta vado a curiosare nei siti e nei commenti dei lettori e ai commenti e ai commenti dei commenti. L’atteggiamento che domina è quello dello scontro. È un bailamme continuo. Inutile portare esempi: è sempre – o quasi sempre – così. I clienti  dei social in particolare non sono preoccupati di dire qualcosa ma di contestare quello che altri hanno detto. Il vero argomento del dibattito non sono le cose, ma quello che pensa l’altro delle cose e quello che penso io che è totalmente diverso da quello che pensa lui. Ne consegue che il livello di quel dibattito è quello che è. Cioè bassino. Se si vuole capire qualcosa di un problema è inutile andare in Facebook e in Twitter.

La situazione è così perché chi scrive non ha l’interlocutore e quindi non ha freni di nessun tipo che gli impediscano di dire. Quello che vuole dire lo dice.

Per questo appare sempre più necessario che alla grande piazza virtuale della rete facciano da contraltare le piccole piazze reali nelle quali si parla e si accetta la fatica di guardare in faccia, di confrontarsi e di dibattere. Gli imbecilli finiscono di essere imbecilli quando cessano di gridare e incominciano a parlare.

È uno dei tanti messaggi che il Maestro scomparso ha lasciato.  Lo hanno canonizzato per tutto quello che ha detto. Chissà se le sue accuse ai social hanno provocato qualche conversione di imbecilli, Chissà!