Adolescenti e l’alternanza scuola lavoro: anche negli oratori c’è tanto da fare. Compreso il Cre

Arriva un tempo, per gli adolescenti, in cui la cosa più importante è potersi mettere alla prova. Avere un assaggio di vita vera, per trovare in se stessi qualche immagine di futuro, per capire se la direzione che i desideri imprimono alla vita è quella giusta. Le scuole hanno risposto a questa esigenza con l’avvio della cosiddetta “alternanza scuola lavoro”. Gli oratori e le parrocchie hanno deciso di partecipare in prima persona, come partner (luoghi dove l’alternanza si può realizzare) e “attori” della situazione. “La maggior parte di queste esperienze – spiega don Emanuele, direttore Upee – si concentrerà nell’esperienza importante dei Centri ricreativi estivi, che possono diventare una bella scuola”. Così si mostra che il Cre può perfino essere considerato un lavoro e che può contribuire nel tempo a sviluppare competenze personali che non si possono imparare a scuola. “Questo significa – sottolinea don Emanuele – riconoscere valenza educativa e non solo aggregativa del centro ricreativo estivo riportando in luce la vocazione formativa dei nostri oratori, che è anche concreta, pratica, perché i ragazzi hanno bisogno di esperienze vere, reali. Questa esperienza sarà strutturata in modo da offrire loro la possibilità di “sporcarsi le mani”. Gli oratori si dimostrano fra l’altro in questo modo capaci anche di parlare di lavoro, come faceva don Bosco,una pista per educare alla fede passando dalla vita vera. Buona educazione implica in fondo saper fare un lavoro e muoversi bene nelle cose del mondo”. Le attività proposte saranno configurate in modo da far prendere ai ragazzi confidenza con manualità, flessibilità e comprensione dell’altro, consapevoli che questi aspetti prevalgono sul “denaro”, ridimensionandone l’importanza.