Vivian Maier: il potere straordinario dello sguardo di una donna

C’è un potere straordinario nello sguardo di una donna. E a volte si manifesta in modo inaspettato, com’è accaduto a Vivian Maier. Tata nella vita di tutti i giorni e straordinaria fotografa. Ma questo si è scoperto per caso solo poco prima che morisse, era un segreto che portava con sé. Era capace di catturare istanti invisibili, di offrirne una lettura personale, quella che mai nessuno avrebbe immaginato. Di svelare i misteri nascosti sotto la superficie dei gesti. Lo racconta in modo speciale Cinzia Ghigliano nel suggestivo albo illustrato «Lei» (Orecchio Acerbo). Vivian Maier «era misteriosa – scrive la Ghigliano -. Portava camicie da uomo, imprecava in francese, conosceva a memoria tutti i racconti di O. Henry, camminava come un uccello. Trampoliere dalle lunghe gambe, ha attraversato il suo tempo fotografandolo». Nell’albo è proprio la sua macchina fotografica a parlare, la sua inseparabile Rolleiflex, sempre al collo e sul cuore. «Lei, Vivian Maier – racconta in una nota Cinzia Ghigliano -, è entrata nella mia vita prepotentemente, durante un viaggio in treno. Su “la Repubblica” un articolo parlava della tata che amava le fragole… Non so perché ricordo quella frase, e comunque quelle righe che raccontavano del fortuito ritrovamento di bauli pieni di suoi negativi mi stregarono. Era il 14 luglio, giorno del mio compleanno, del 2011. Il treno era il Verona-Torino, l’orario le cinque e mezzo. Sta scritto su uno dei miei quadernini di schizzi, sul retro di un primo, abbozzato ritratto di Vivian, con sotto le parole “per chi guardavi il mondo Vivian?” Ancora continuo a chiedermelo». Nello sguardo di Vivian c’è una magia segreta che ancora oggi ci parla attraverso le pose casuali di persone comuni incontrate per strada nei quartieri delle due città a lei più care, New York e Chicago; nei luoghi lontani meta dei suoi numerosi viaggi. Particolare affetto si legge nei ritratti dei bambini di cui si prendeva cura. Dietro ogni scatto – centocinquantamila negativi, e migliaia e migliaia di pellicole non sviluppate – l’interesse per l’altro, gli altri. Una passione che unisce la Maier e l’autrice dell’albo, espressa con due linguaggi affini: la fotografia e il disegno. Curiosità, fame di vita, la capacità di restare aperti al mondo. C’è tutto questo e anche di più nella sua storia, che si distende nella poesia nascosta fra parole e colori fino a stuzzicare talenti e sogni sotterranei dei lettori, a caccia di una strada per emergere.