“Chi è senza peccato…”. La vera forza sta nel non usare la forza

Alessandro Turchi (1568 – 1649): Gesù e l’adultera  (collezione privata)

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo (Vedi Vangelo di Giovanni 8, 1-11. Per leggere i testi liturgici di domenica 13 marzo, quinta di quaresima, clicca qui).

Scribi e farisei presentano una donna che è stata sorpresa in adulterio. La legge dice che deve essere condannata a morte. È un tranello. Se Gesù dice che la donna deve essere condannata a morte, si contraddice, lui che predica la misericordia. Se dice che non deve essere condannata a morte si mette nientemeno che contro Mosè che stabilisce la pena di morte per quella categoria di peccatrici.

TUTTI ACCUSANO

Di fronte alla provocazione Gesù sembra estraniarsi: scrive per terra.  Gli accusatori insistono. Allora Gesù lancia a sua volta la provocazione, diventata famosa ed entrata anche nei nostri quotidiani modi di dire: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. Il libro del Deuteronomio dice infatti: Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla deposizione di due o tre testimoni… La mano dei testimoni sarà la prima contro di lui… (Dt 17,7). Gli accusatori hanno il diritto, lo strano “privilegio” di colpire per primi.

Ma nessuno si sente senza peccato e tutti, incominciando dai più anziani, se ne vanno via. Restano, soli, la peccatrice e Gesù. Scena commovente ed emozionante. “Relicti sunt duo: misera et misericordia” (s. Agostino).

Gesù, rimasto solo di fronte alla peccatrice, trae la conclusione. Non convalida l’accusa; al contrario: perdona e il perdono deve portare a una vita rinnovata: “Non peccare più”.

LA PRIMA PIETRA DÀ IL “LÀ” ALLA VIOLENZA

Come mai la prima pietra è così importante? Chi scaglia per primo la pietra ha la responsabilità di “dare il là” alla violenza. Siamo portati, in maniera profonda e radicata, a imitare gli altri. È qualcosa che ci appartiene profondamente. I bambini lo fanno più spesso perché non possiedono ancora i filtri che invece possiedono gli adulti. Imitiamo nei comportamenti, nel linguaggio, nel vestito, in tutto. Il campo nel quale imitiamo in maniera più profonda e con le conseguenze più gravi è quando vogliamo trovare il colpevole. Ci mettiamo spesso insieme per trovare qualcuno da accusare. Accusiamo perché altri accusano. Questo permette alla società di sopravvivere, perché in quel modo scarica le sue tensioni. Ma questa necessità è più forte della verità. Tutti accusano e pochi cercano la verità. Spesso si è sicuri che gli altri sono colpevoli, prima ancora di chiederci se è vero. Per questo l’immagine del vangelo di oggi è eloquente: un cerchio con, al centro, l’accusata. Da notare: la donna è veramente peccatrice. Ma la furia dell’accusa è tale che gli accusatori dimenticano di essere anche loro peccatori e che anche loro, che fanno il cerchio, potrebbero essere a loro volta al centro del cerchio.

LA NOSTRA FURIA ACCUSATRICE E LA FORZA DEL PERDONO

Non passa giorno in cui non avvenga qualcosa che sia definibile come una ricerca del colpevole. Dappertutto la nostra pervicace tendenza a puntare il dito. Ma mentre puntiamo il dito contro altri, altri si preparano a puntare il dito contro di noi. La vera alternativa non è usare più forza nel puntare il dito, ma non puntare più il dito contro nessuno.

Il cristiano sa che vive in un mondo così. Ma, proprio perché sa, cerca di proporre l’alternativa di cui il suo Signore rappresenta la realizzazione più riuscita: il perdono, il porgere la guancia… Il crocifisso: perfettamente innocente e condannato. È l’atteggiamento che chiede più forza, più grandezza. È per questo, forse, che nessuno lo propone. In un mondo di deboli, la vera forza sta nel non usare la forza.