Non si può andare avanti così. Domande di un prete alla sua Chiesa

Foto: Il duomo di Münster

Per poco tempo ancora, Thomas Frings sarà parroco della comunità cattolica di Münster, poi lascerà l’incarico e entrerà in convento. Per spiegare il suo gesto ha scritto un testo dal titolo significativo “Cambio di rotta”, che è girato in rete e sta facendo discutere. Perché i temi che solleva vanno oltre la scelta personale: toccano nervi scoperti e questioni che si sussurrano ma che nella chiesa non sempre si ha il coraggio di mettere a fuoco.

CAMBIO DI ROTTA

Da quando ha annunciato nella messa domenicale il suo ritiro in convento, questo prete cinquantacinquenne, pronipote del cardinale di Colonia Joseph Frings, è inondato di mail, telefonate e lettere. Il suo post su Facebook sulle motivazioni della sua decisione è stato visto e condiviso finora 75000 volte. E continua a crescere. “Praticamente ricevo solo incoraggiamento”, ha detto don Thomas in un articolo apparso qualche giorno fa sul sito di domradio.de.
A poco a poco, però, le reazioni non si riferiscono più alla sua persona, ma al problema. “Allora va bene”, dice. Non è cosa rara che un “curatore d’anime”, tanto più dopo 30 anni di servizio in una parrocchia, si prenda un periodo sabbatico. Alcuni per burn-out o per dubbi di fede, o a causa del celibato, altri si sentono sopraffatti dall’impegno di amministrazione in parrocchie troppo grandi. Per Frings, che ha imparato nelle comunità di base sudamericane ad apprezzare il valore della comunicazione diretta, la cosa è diversa. “Non ho nessun problema. Sono pieno di energia e amo la mia Chiesa. Non voglio essere nient’altro che un prete. Ma così non si può andare avanti”. Ciò che più di ogni altra cosa gli dà fastidio, è che dai preti ci si aspetta che siano perfetti e pronti al servizio ma dei molti matrimoni, battesimi e prime comunioni che deve amministrare, gli appare evidente che non resta nulla di profondo. Frings dubita anche dell’efficacia di riforme strutturali della Chiesa. “Facciamo sempre nuovi piani, sinodi, forum e processi di dialogo e sappiamo benissimo che nessuna di queste cose ha mai ottenuto un cambiamento di tendenza”. Anche se sente nella società molta nostalgia per la fede, questo non cambia nulla nella perdita di rilevanza. “Da quando ci penso, la Chiesa continua a perdere significato per la gente”. E in definitiva: nonostante i seminari vuoti, si pensa sempre alla Chiesa in base all’idea che è il prete che fa la comunità. “Questo non posso più condividerlo”.

LA CHIESA IRRILEVANTE. MEGLIO ABBANDONARE L’INUTILE SFORZO

Il buon prete tedesco, che fa parte del Consiglio presbiterale della diocesi, non ha soluzioni. “Certo, noi preti abbiamo dei limiti, ma credo che non siamo poi così disastrosi, che siamo noi colpevoli di questa situazione.” Neppure il popolare papa Francesco riesce a salvarla”. “Se il papa non va bene, la gente se ne va. Se il papa va bene, però, non è ancora un motivo valido per tornare”. Anche se si superasse la regola del celibato obbligatorio o si ammettessero le donne al presbiterato, le cose non cambierebbero, ritiene Frings, facendo notare che gli stessi problemi si pongono anche alla Chiesa evangelica. “Possiamo darci da fare quanto vogliamo, ma la tendenza generale è questa”. Per questo ha deciso di abbandonare l’inutile sforzo: don Thomas ha deciso di vendere l’auto e i mobili e con il ricavato andrà in un piccolo convento nei Paesi Bassi. Il suo vescovo, Felix Glenn, gli ha assicurato che, se vorrà tornare, la porta sarà sempre aperta mentre da molti suoi confratelli ha ricevuto parole di rispetto e di approvazione: “Finalmente, c’è uno che lo dice”.

Tra non molto don Thomas traslocherà nella sua nuova casa, il monastero. Silenzio, lavoro e preghiera gli terranno compagnia. Ma le domande e i problemi che il suo gesto ha posto restano intatte. Anche per chi non è prete in Germania.
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