Idomeni: la vita nella tendopoli. Il bambino nato nel fango e il pianoforte: due immagini che interpellano l’Europa

Domenica 6 marzo, Tendopoli di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia dove più di 16mila profughi (ma la cifra aumenta di giorno in giorno) sono bloccati con la flebile speranza di poter entrare in Macedonia, primo varco verso il Nord Europa. Ora la rotta balcanica è inaccessibile a causa della decisione dei governi di Macedonia, Slovenia, Croazia e Serbia di chiudere le frontiere ai profughi bisognosi d’asilo.
Nel 2015 la rotta aveva condotto in Europa del Nord circa un milione di migranti provenienti dai paesi mediorientali. Qui si trova il fotografo Iker Pastor che sta documentando le condizioni nelle quali sono costretti a sopravvivere i rifugiati. Tra i tanti scatti, Pastor ne sceglie uno particolarmente significativo e lo pubblica su Twitter scrivendo accanto questa frase: “… Y la vida continùa en #Idomeni”.
La foto ritrae una donna e un uomo che bagnano un neonato fuori di una tenda tenendolo sopra il fango che copre il campo. La donna tiene il bambino con una mano e lava l’acqua con l’altro, l’uomo versa l’acqua da una bottiglia di plastica. I genitori della piccola Bayan, bimba siriana nata a metà febbraio in terra greca e giunta a Idomeni con i genitori e i quattro fratelli in fuga dalla città siriana di Idlib, stanno facendo il “bagnetto” alla loro figlia fuori dalla loro casa/tenda. L’immagine fa rapidamente il giro del mondo colpendo al cuore la coscienza di ognuno di noi.
Sono i primi di marzo, ci troviamo nel nord della Grecia e la primavera è ancora lontana, infatti, in questo campo, dove freddo, pioggia, fango e avverse condizioni climatiche la fanno da padrone, partoriscono in media quattro donne a settimana e i bambini sono più di seimila. Intanto, mentre scriviamo, nella tendopoli di Idomeni, nuova frontiera europea, nella quale metà dei migranti sono donne e bambini, la situazione si fa ogni giorno più disperata.
Mancano i generi di prima necessità, dal cibo, agli abiti impermeabili, ai pannolini per i bambini, vi sono code estenuanti per il cibo e conseguenti resse che si vengono a creare tanto è vero che i volontari hanno iniziato a distribuire il cibo di notte, molti piccoli si sono ammalati e sono stati trasferiti nei vicini ospedali e si sono verificati diversi casi di aborto spontaneo date le difficili condizioni di vita.
La Grecia sta vivendo una situazione al limite della crisi umanitaria: secondo le ultime stime del governo di Atene, nel Paese ci sono circa 42.000 migranti, divisi in varie strutture quali basi militari, alberghi, capannoni. Il governo greco ha dichiarato di avere la capacità di dare un riparo a 30 mila rifugiati ed è per questo che ha fatto trasferire 162 profughi siriani in autobus a Konitsa, città dell’Epiro distante pochi chilometri dalla frontiera albanese e a un centinaio dalla costa settentrionale ellenica, che dista poche miglia nautiche dalla Puglia. Si presume quindi che i prossimi sbarchi potrebbero avvenire proprio qui tanto è vero che a Lecce si sta preparando il piano preventivo di protezione civile mentre la Guardia costiera e Guardia di finanza controllano il mare.
Una nota di speranza proviene dall’artista, designer e attivista cinese Ai Weiwei che ha portato un pianoforte nella tendopoli di Idomeni, Sotto una pioggia incessante, l’uomo ha tenuto un telo di plastica sullo strumento e su una rifugiata siriana, Nour Al Khizam, aspirante pianista fuggita da Deirez Zor, che ha suonato alcuni brani. Ai Weiwei ha filmato la performance, parte di un progetto dedicato ai migranti che l’ha già visto sull’isola di Lesbos e a Berlino, dove ha creato un’installazione con i giubbotti di salvataggio. Quella della profuga siriana “è più di una performance, è la vita stessa… l’arte batterà la guerra”, ha dichiarato Ai Weiwei.

Foto rifugiata siriana che suona il pianoforte nella tendopoli di Idomeni (1)