Pace e guerra in Medio Oriente e altrove. E gli apprendisti stregoni

Giovanni Paolo II: “Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me…: “Mai più la guerra!”

MEMORIE: IRAQ 1991

Ricordo la veglia di preghiera, in una chiesa di Redona stracolma di gente, la sera del 16 gennaio 1991. Eravamo veramente in tanti: una folla di persone convenute da tutte le parti per pregare per la pace. Erano i giorni della  Guerra del Golfo. “Desert storm”, fu chiamato quel conflitto, che entrò nelle case con le riprese della CNN che mostravano l’aviazione americana bombardare l’esercito iracheno. La prima “guerra in diretta” – gli Scud contro i Patriot, le fiamme che si alzavano dai pozzi di petrolio incendiati da Saddam Hussein per ritorsione – che non mostrava corpi di civili morti o feriti. Solo Cocciolone e Bellini, piloti italiani abbattuti dalla contraerea irachena, arrestati dopo la cattura, interrogati in diretta (“My name is Maurizio Cocciolone…”) furono fatti vedere a più riprese.

Ricordo gli appelli accorati di Giovanni Paolo II (“Mai più la guerra, avventura senza ritorno”), gli articoli che don Tonino Bello scriveva e mandava a tutti i giornali ma solo “Il Manifesto”, e qualche volta “Avvenire”, pubblicavano.

Preghiere, appelli, articoli che non servirono a niente: l’Iraq fu invaso. L’effetto della “pax americana” , nel medio periodo, è stata la scomposizione del territorio iracheno e tra le conseguenze collaterali, di cui peraltro si parla pochissimo, grazie alla successiva azione degli integralisti islamici, l’emigrazione forzata della quasi totalità dei cristiani caldei, un’antichissima comunità presente da milleottocento anni oggi praticamente scomparsa da quelle terre.

MEMORIE: MANIFESTAZIONE PER LA PACE 2003

Ricordo, il 16 marzo del 2003: le Mura di Bergamo colorate per la manifestazione di pace promossa da un lunghissimo elenco di associazioni e gruppi. Le bandiere arcobaleno della pace comparse non solo sui balconi di tantissime case ma anche nei punti strategici della città:  sul monumento ad Antonio Locatelli, all’inizio del viale delle Mura e a Porta Sant’Agostino, oltre a vistosi striscioni con la scritta «No alla guerra» che furono stati collocati sul ponte dell’autostrada, a Porta San Giacomo, a Monterosso sul ponte della Circonvallazione, in via Corridoni, a Torre Boldone, sul cavalcavia ferroviario di via Bonomelli e a Longuelo, lungo la passerella pedonale.

Ricordo l’Angelus di Giovanni Paolo II: “Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: “Mai più la guerra!”, come disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite. Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità. E quindi preghiera e penitenza!”  Anche in questo caso, digiuni e marce, bandiere e preghiere non servirono a fermare la guerra voluta fortemente dal presidente americano Bush, con il sostegno chiave  di Tony Blair. Quell’ex premier britannico laburista che recentemente in un’intervista rilasciata alla Cnn americana, ha detto che vi sono “elementi di verità” nel dire che l’ascesa dell’Isis è stata anche una conseguenza di quella guerra.  Ha chiesto scusa, riferendosi alle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, per aver diffuso informazioni d’intelligence “sbagliate”. Ovvero che era falso sostenere – manipolando l’opinione pubblica occidentale – che il dittatore iracheno avesse armi di distruzione di massa nascoste da qualche parte pronte per essere usate.

LA GUERRA NON È SOLO UN ERRORE

Sono solamente due episodi della nostra storia più recente. Evidenziano però quanto siano state sbagliate, molto prima di quanto si potesse immaginare, le previsioni di chi ha voluto azioni  militari che non solo non hanno risolto i problemi ma li hanno pesantemente aggravati. Bastava chiederlo a qualunque missionario che vive in una delle aree coinvolte. Se uno guarda con lucidità il tempo presente non può non vedere gli effetti disastrosi sulla mappa geopolitica del mondo delle scelte fatte dai “realisti”. L’ultima di queste è stata l’affermazione recente di Obama che ha ammesso essere stato un errore aver sostenuto la Nato nell’invasione della Libia.

Come ha scritto lucidamente Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, ““La politica prevede per natura una certa dose di ipocrisia, ma qui siamo oltre. Siamo al solito ritornello per cui i Paesi occidentali, quando proprio va male, compiono “errori”. Il che implica una derubricazione inaccettabile: bombardi un Paese, lo fai a pezzi com’è successo in Libia, ed è un “errore”?  T’inventi una guerra e scateni un massacro di civili come in Iraq e poi chiedi scusa?”

I DOPPI GIOCHI OCCIDENTALI

Insomma, l’ipocrisia sembra farla da padrone. Chomsky ha definito l’Isis come una “società offshore dell’Arabia Saudita” (Paese con cui noi italiani facciamo grandi affari, vendendo anche molte armi); i legami della Turchia con i terroristi in Siria sono evidenti; i governi occidentali a parole si dichiarano pronti a combattere con tutte le loro energie la “minaccia terrorista”, ma poi Hollande conferisce la Legion d’Onore al principe ereditario dell’Arabia Saudita, l’Unione Europea è ai piedi di Erdogan e Gentiloni nel marzo del 2015 crea un Gruppo di contrasto al finanziamento dell’Isis co-presieduto da Riad, che chiaramente non ha prodotto alcun risultato.

È la storia del Novecento, afferma ancora Scaglione, “abbiamo preteso di combattere il terrorismo senza preoccuparci di intervenire sulla sua ispirazione ideologica (il wahabismo) e sulle sue fonti di finanziamento, che sono concentrate nei Paesi del Golfo Persico. Non a caso il terrorismo islamico è sempre cresciuto, e gli attentati e le vittime anche. È stato più comodo inventarsi panzane ideologiche come lo scontro di civiltà che fare qualcosa di politicamente impegnativo”.

Certo, le questioni sono complesse e nessuno lo ignora. Ma per carità non lasciamole gestire solo agli apprendisti stregoni.