La Sacra Spina di San Giovanni Bianco vista dal “backstage”: così ha lavorato la commissione diocesana

Cosa c’è nel “backstage” del riconoscimento di un fatto prodigioso come quello che “si è manifestato”, per usare le stesse parole del vescovo Francesco Beschi, sulla Sacra Spina di San Giovanni Bianco? Già nell’autunno scorso era stata nominata una commissione diocesana dalla composizione molto varia. C’erano, prima di tutto alcuni sacerdoti: monsignor Davide Pelucchi, vicario generale e presidente, don Doriano Locatelli, direttore dell’ufficio liturgico e reliquiarista diocesano, don Sergio Bonacquisti, vicario locale di San Giovanni Bianco e Sottochiesa, don Diego Ongaro, parroco di San Giovanni Bianco. Poi Marco Milesi, sindaco di San Giovanni Bianco, Ettore Galizzi, presidente del gruppo Sacra Spina, Anna Michelato, docente di scienze e biologia al liceo Capitanio, ricercatrice genetista, Roberto Pertici, ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Bergamo, Alessandro Rambaldi, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia all’ospedale Papa Giovanni XXIII, Armando Santus, notaio, e Sabrina Penteriani, giornalista.
La commissione si è ritrovata una prima volta con il vescovo per conoscere il compito a cui era stata chiamata e tracciare le linee guida della sua azione. E’ stato un incontro interessante e pacato: c’è stato il tempo di conoscere come erano avvenuti i prodigi passati, di ripercorrere le tappe principali della storia della reliquia, di conoscersi, di capire che ognuno aveva accettato il compito con un atteggiamento di profondo rispetto, con attenzione e sensibilità. Il vescovo ha lasciato ognuno libero di agire e di manifestarsi secondo le proprie caratteristiche e competenze e secondo la propria coscienza, e si comprendeva bene dalle sue parole che non c’era e non ci sarebbe mai stato un esito “preferito”.
Il 13 dicembre c’è stata una prima osservazione a San Giovanni Bianco, inquadrata, come pure le successive, nella preghiera comunitaria. Così la commissione non ha agito come “corpo estraneo” ma si è in qualche modo innestata, mostrandosi e partecipando ai vespri, nella vita della parrocchia. Anche l’osservazione aveva un suo rituale: la Sacra Spina è custodita in un reliquiario chiuso con un particolare sigillo, fatto in modo da non poter essere contraffatto. Ogni volta bisognava rimuoverlo, e alla fine crearne uno nuovo: non c’era possibilità che qualcuno accedesse alla reliquia tra un’osservazione e l’altra. Durante l’osservazione sono state scattate fotografie e realizzate alcune riprese, e ne è seguita un’accurata descrizione della Spina.
Il 20 marzo la commissione si è riunita per una seconda osservazione, con la stessa modalità della precedente. Anche in questo caso sono state scattate delle fotografie. Non sono state riscontrate differenze nell’aspetto della reliquia.
Nei giorni del triduo pasquale l’osservazione continua della Sacra Spina è stata affidata ai membri della commissione già presenti a San Giovanni Bianco, con la possibilità, da molti sfruttata, per gli altri membri di aggiungersi quando possibile. Le osservazioni si sono susseguite senza esiti particolari fino al pomeriggio di Pasqua, quando si è manifestato l’inizio del cambiamento.
“L’ultima osservazione – racconta il sindaco Marco Milesi – doveva essere domenica alle 19. C’eravamo io, il parroco don Diego ed Ettore Galizzi, ma dopo aver osservato la reliquia con attenzione in sagrestia e dopo aver notato segni di cambiamento nel suo aspetto abbiamo deciso di ritrovarci dopo circa un’ora. Alle 20,30 abbiamo visto che le modifiche sulla Spina erano davvero significative e così abbiamo chiamato il presidente della commissione, monsignor Davide Pelucchi. Con lui è stato deciso di convocare altri due membri, don Doriano Locatelli e don Sergio Bonacquisti. Insieme abbiamo compiuto una nuova osservazione a partire dalle 21,30, e alla fine abbiamo valutato di convocare appena possibile l’intera commissione. Ormai si erano fatte le 22,30, abbiamo indetto la riunione per la mattina successiva”.
“Abbiamo visto la Spina – aggiunge Ettore Galizzi – più volte nella giornata, e proprio per questo assistere al cambiamento, che è avvenuto in modo graduale quasi sotto i nostri occhi, ci ha dato una sensazione indescrivibile”.
Lunedì mattina la commissione si è ritrovata in sagrestia alle 8,30. Non volava una mosca. I membri non si sono parlati prima di procedere all’osservazione. Ognuno ha guardato la reliquia con attenzione, a lungo, da molte angolazioni, a occhio nudo e servendosi della lente di ingrandimento. Sono state scattate numerose fotografie. Alla fine tutti hanno constatato il cambiamento avvenuto, rimettendo con umiltà e rispetto la documentazione raccolta nelle mani del vescovo. La commissione osserva, raccoglie elementi, confronta: l’interpretazione spetta a lui.