Le opere di misericordia. Visitare i carcerati… Ma io non posso neppure entrare in carcere

“Si fa un gran parlare di misericordia e di opere di misericordia. Ma come vivere oggi ‘vestire gli ignudi’ e ‘visitare i carcerati’? Io in carcere non ci sono mai andata, anche perché è difficile andarci”. È una mia vecchia amica che mi parla così. Tu cosa ne pensi? Gina

Credo che la carità sia dotata di fantasia, creatività e forze adeguate per raggiungere gli obiettivi prefissi, cara Gina: quando si ama, infatti, si trovano le modalità per concretizzare i propri desideri!

SAPER VEDERE BISOGNI E BISOGNOSI

Guardiamoci intorno! Le occasioni per mettere in pratica queste opere di misericordia, la cui applicazione abbraccia vasti ambiti, non mancano! Comprendo che non siamo né ai tempi di san Francesco d’Assisi, né a quelli di san Giuseppe Cafasso, né tanto meno a quelli del Beato Federico Ozanam, tuttavia l’emarginazione è ancora alta nella nostra società e chiede la risposta di tutti.

Innanzitutto vorrei premettere che le opere di misericordia sopra citate “toccano” la profondità del nostro essere e della nostra umanità: invitandoci ad uno sguardo sempre più attento agli ultimi che incontriamo sulle nostre strade, negli agglomerati di periferia o privati della propria libertà, umiliati dietro le sbarre di un carcere, esse dilatano i nostri cuori e le nostre menti a orizzonti più vasti, affinandoci ad una generosità operosa sempre più grande e incoraggiandoci ad un vero e proprio “esodo” da noi stessi, dalle nostre sicurezze.

I NOSTRI FALSI BISOGNI

Prendendoci cura (ciascuno nella misura delle proprie possibilità) di coloro che, privati del vestito e della libertà, sono stati spogliati soprattutto della loro dignità umana, siamo posti nella condizione di vigilare sul nostro tenore di vita e sulle nostre scelte, affinché non cadiamo nel “fare ciò che voglio e ciò che piace” o nella ricchezza smodata, vero e proprio insulto a chi manca del necessario e non ha nemmeno una coperta per ripararsi dal freddo della notte.

Un poco di solidarietà verso quanti non possiedono nemmeno una muta di abiti libera noi stessi da inutili e falsi bisogni, educandoci ad uno stile di vita sobrio e dignitoso. Così il beneficio di queste opere di misericordia si riversa, innanzitutto su noi stessi poiché frantuma le sbarre delle nostre prigioni, quelle che, nel segreto del cuore, ci siamo costruite con le nostre mani.

LAVORARE DI FANTASIA

Le modalità concrete per vestire gli ignudi o visitare i carcerati sono diverse: innanzitutto quelle proposte dalle associazioni competenti, operanti sul nostro territorio; in secondo luogo quelle feriali e quotidiane, fatte di relazioni semplici e sincere, che non richiedono particolari permessi, né speciali abilità e che si inseriscono nel nostro normale ambiente di vita: parole, gesti, atteggiamenti, comportamenti, sentimenti ecc.

Cominciamo, perciò, col vigilare sulle nostre parole, sui nostri pensieri, sulle nostre scelte: vedremo aprirsi le porte di molte carceri in noi e attorno a noi e assisteremo al compiersi di veri e propri miracoli.