Il servizio di volontariato europeo? Un’esperienza bella e contagiosa. Parola di Helena

Terzo appuntamento con la rubrica #vieniviaconme. Parla Helena, 22 anni, volontaria europea che arriva dalla Polonia e collabora con Aeper: oggi racconta come si fa a far diventare il «care sharing» un’esperienza contagiosa.. 

È un anno eccezionale. Mi sto impegnando in tante attività diverse, incontro tante persone, visito moltissimi posti, provo tante emozioni. È un anno importante dal punto di vista personale ma anche della Cooperativa Sociale AEPER.

Questo perché il mio progetto di «care-sharing» (la condivisione della cura) è il primo progetto d’accoglienza di un volontario straniero a Bergamo con il Servizio di volontariato internazionale (Sve). Essere da sola, anche se a volte mi costa un po’di fatica, per me significa soprattutto essere responsabile di creare e mantenere una buona immagine dell’Erasmus + e dello SVE. Con AEPER ci stiamo cimentando in tante azioni di promozione del progetto per farlo conoscere insieme con il programma in generale. Ci sono stati per esempio gli incontri a scuola, nei centri giovanili a Scanzorosciate e Alzano, una serie speciale degli incontri al Centro Servizi per il Volontariato. Tutte occasioni che ci hanno permesso di promuovere il programma nell’ambiente locale di Bergamo: per adesso l’AEPER è la sola associazione accreditata a inviare e accogliere  volontari per lo SVE nella nostra città.

Le nostre attività di promozione sono state apprezzate dall’Agenzia Nationale che si occupa di tutti i progetti organizati all’interno dell’Erasmus+. All’inizio di marzo abbiamo ottenuto la possibilità di presentare il “care-sharing” a Roma durante un evento nazionale di compleanno di 20 anni delllo SVE. Ma poi abbiamo iniziato a parlare del nostro progetto anche in ambiente internazionale – la settimana scorsa abbiamo ospitato 30 persone che rappresentavano i Paesi arabi del bacino del Mediterraneo. Dopo aver illustrato la realtà dello SVE in Italia e la nostra regione, ho spiegato gli obiettivi del mio soggiorno, le mie motivazione e anche le difficoltà che ho incontrato.

Perché mi piacciono tutte queste occasioni per condividere con gli altri la mia esperienza vissuta qui? Non per vantarmi di che cosa di buono sto facendo ma perché, più semplicemente, sono convinta che lo SVE sia una possibilità meravigliosa e che tutti i giovani debbano avere un’opportunità per scoprirla. Tra l’altro, condividendo le mie avventure con gli altri, scopro io stessa nuovi elementi importanti del puzzle del mio progetto. Tutto per condividere non solo la cura ma anche l’interesse e la curiosità del mondo e la crescita personale con gli altri giovani.