I sacramenti ai divorziati risposati. Adesso alla luce del sole

EMERGE IL SOMMERSO

Dunque divorziati e separati che si sono sposati di nuovo possono essere riammessi ai sacramenti. È una delle novità della “Amoris laetitia”, l’”esortazione apostolica” che Papa Francesco ha scritto a conclusione dei due sinodi sulla famiglia. Se ne è parlato molto, come era logico aspettarsi. E se ne è parlato anche in commenti a caldo tra amici. Più di un prete ha commentato: “Si fa già, si faceva già da molto tempo”. Ma, aggiunge un amico che ha il senso dell’umorismo: “Era artigianato locale”, benigna concessione di preti larghi di maniche. Adesso si fa alla luce del sole: il Papa stesso esorta ad andare in quella direzione.

IL CENTRO ASCOLTA LA PERIFERIA

Il fatto che si sia passati da un “artigianato locale” a prassi di tutta la Chiesa, non è cosa da poco. La Chiesa ha recepito una pratica sommersa e l’ha fatta sua. Non è la prima volta che capita. Anzi, capita spesso. Soprattutto è capitato alla confessione, il sacramento che, forse, ha cambiato di più nella storia della Chiesa. La confessione così come l’abbiamo adesso non esisteva nei primi secoli del cristianesimo: ci si confessava una sola volta, per lo più in fin di vita, come una specie di “secondo battesimo”. Attorno al VI-VII secolo i monaci irlandesi hanno istituito una penitenza che si poteva ripetere e poteva essere impartita dal semplice sacerdote e non dal vescovo come era prima. Riforma di enorme portata, ma adottata, si direbbe oggi, in periferia e recepita dal centro. Anche stavolta, dunque, la “periferia” ha iniziato a ragionare su alcuni situazioni, a distinguere caso da caso, a fare discorsi onesti ai penitenti. Alla fine la Chiesa “ufficiale” ha preso atto e ha accettato.

NON SEMPLICE EROGAZIONE DI UN SERVIZIO

Naturalmente, resta aperto il discorso sul “dopo”. Perché adesso il rischio – rischio che ovviamente esisteva anche prima – è che tutto si riduca all’atto della riammissione. Come ci dovrebbe essere un cammino “prima”, così ci dovrebbe essere un cammino “dopo”. In altre parole chi si è risposato fa parte di una comunità, adesso in maniera più “piena” rispetto a prima. Sarebbe deludente che chi ha faticato tanto per essere rimesso “dentro”, si rimettesse poi di nuovo subito “fuori”.

Il che significa, dunque, che anche questo rilevante aspetto della vita della Chiesa o è parte della vita di tutta la Chiesa o rischia di ridursi a essere un altro “servizio” erogato, uno dei tanti, ma che non costruisce la Chiesa e non fa maturare la fede dei credenti.

Ho dato una risposta ad alcuni dei problemi posti dai lettori. (A. C.) Per leggere clicca qui.

Si dovrebbe celebrare un rito di riammissione. Clicca qui.