Roberta De Monticelli dice: la nostra è una società fragile dove è tutto relativo. Ma una strada c’è, bisogna prendere la vita sul serio

Roberta De Monticelli, filosofa teoretica ed autrice del libro «Al di qua del bene e del male», snocciola le questioni più significative di questo periodo storico italiano segnato dalla di-speranza e dal disvalore.
La vera fragilità della società italiana risiede per la filosofa nell’incapacità degli educatori (dai genitori agli addetti nel sistema della comunicazione) di proporre valori di verità alle nuove generazioni. In questa assenza di valori ciò che regna è la relatività: non si percepisce il significato della norma e lo stesso criterio di ciò che è normale diviene così ad assumere un significato indefinito. Si assiste così alla sottomissione dell’ideale sul reale e della norma sul fatto: non vi è più un vero ideale da perseguire ma è ciò che avviene che diventa “normale”. La domanda di ragione viene così ad essere sopraffatta dall’arbitro che è libero da ogni vincolo: il soggetto morale non riconosce più la priorità dei valori. La scommessa della democrazia è persa: il valore della dignità umana, posto come fondamento della Costituzione e di ogni relazione umana, appare oggi, come tutti gli ideali, aldilà della sfera dell’umana conoscenza. Tuttavia, nonostante la constatazione della povertà valoriale e della relatività che abita la nostra società, per la De Monticelli la democrazia ha ancora speranza di ritrovare la sua ragion d’essere. Ma perché questo sia possibile è necessario che ognuno prenda sul serio la propria vita, che ognuno divenga educatore di sé e che ognuno abbia la volontà di svegliarsi dall’apatia. Per questa ragione appare indispensabile che gli adulti educhino le giovani generazioni a porsi domande e a prestare maggiore attenzione alla sensibilità emotiva, ad aprire gli occhi sull’essere alla vita. Nel riconoscimento del bene, del bello e del giusto, il soggetto è chiamato a prendere posizione, atto che contraddistingue tutto il vivere umano, e a fare suoi o a rigettare i valori che sono lui proposti. In questa prospettiva quello che potrebbe salvare la democrazia è la volontà del singolo che attraverso la domanda di ragione riscopre l’importanza dei vincoli, sui quali si fonda il senso, e la necessità della giustizia, la quale vincola al riconoscimento della dignità altrui.
Una riflessione quella della De Monticelli che, seppur anti religiosa, interroga anche noi cristiani e ci invita a ritrovare quei valori fondamentali che oggi sembrano contaminati da un sistema politico corrotto e da una legge di mercato sempre più sfacciata. Quale è il nostro compito nella società? Spetta a noi testimoniare nelle scelte concrete di ogni giorno (non al di qua del bene e del male, ma nel bene e nel male) che una verità è possibile e che in essa tutti i valori ritrovano il loro valore. Spetta a noi testimoniare l’universalità di quei valori che come cristiani siamo chiamati a ricongiungere in unità in quel comandamento che ritroviamo in Matteo 22,39 («Ama il prossimo tuo come te stesso»).