Il sindaco di Lodi e tutti gli altri. L’opinione pubblica senza verità e senza speranza

LA MOLTA DISCUSSIONE E LA POCA VERITÀ

Il sindaco di Lodi in carcere è soltanto l’ultimo caso. In attesa di qualche altro caso che prima o poi, farà retrocedere in secondo piano quello che adesso è in primo. Il guaio non è solo che non si finisce mai, ma che non si arriva mai davvero alla verità. Appena scoppia il caso inizia il processo, quello dell’opinione pubblica. La quale, già ampiamente sollecitata da quello che ha visto e sentito fino ad allora, non ha dubbi sulla colpevolezza del nuovo arrivato del clan del malaffare. Intanto, però, tra il processo dell’opinione e quello della magistratura passa sempre molto tempo, durante il quale si discute, instancabilmente. La molta discussione si sostituisce alla poca verità. E quando arriva, se arriva, la verità non c’è più né voglia né tempo di accorgersene: nel frattempo, infatti, altri processi sono iniziati e altre urgenze premono.

OPINIONE PUBBLICA MOLTO OPINIONE E MOLTO PUBBLICA

Così l’opinione pubblica resta sempre molto opinione e molto pubblica. Molto opinione perché in difficoltà a trovare i motivi convincenti per decidere se qualcuno è colpevole o no. Molto pubblica perché la certezza che si formula sulla colpa non è dovuta ai motivi che appunto non ci sono, ma alla vastità del consenso. Non sappiamo se il sindaco di Lodi è colpevole, ma diciamo che è colpevole perché ci siamo messi d’accordo tutti nel dire che lo è.

L’INQUINAMENTO DELLE NOTIZIE

Il risultato finale è l’opinione molto opinione e molto pubblica è anche voltatile e pessimista. Volatile perché ci si butta sulla prima verità che si incontra: basta che vada d’accordo con la verità che già possediamo noi e che possiedono gli altri. Pessimista perché la verità è il gran male che prolifera da tutte le parti. Abbiamo la sensazione che il mondo stia diventando inabitabile. Esiste un inquinamento delle notizie che è più grave di quello dell’aria. E aumenta la tentazione di fuggire dal pubblico e rifugiarsi in un lontano e impenetrabile bunker privato. Alla fine, il pubblico si impoverisce perché tutti lo rifiutano ma si impoverisce anche il privato perché rimane senza le molte ricchezze degli altri.

Il ritorno a un po’ almeno di politica seria, a una discussione anche forte sui problemi, è anche una questione di igiene dell’anima, quella individuale e quella collettiva