Viva la festa della mamma

LA FESTA DELLA MAMMA A RISCHIO

Siamo in vista della Festa della Mamma e il mio amico parr oco di Belsito è preoccupato. Sa bene anche lui che la festa della mamma non fa parte del calendario liturgico, ma, da quando è parroco, ha sempre pensato di cogliere l’occasione di questa ricorrenza prevalentemente di tipo commerciale, per dedicare ogni anno alle mamme la celebrazione liturgica della seconda domenica di maggio e, dopo la Messa, un bel ricevimento all’oratorio. Quest’anno però lo vedo teso. Giorni fa infatti è uscito a dirmi: “Non vorrei che succedesse alla Festa della Mamma quello che da anni sta capitando a Natale, quando, per riguardo ai musulmani e ai miscredenti di casa nostra, molti boicottano il presepio e la festa della nascita di Gesù sta cedendo il posto alla festa del bianco inverno.
Qualcuno, per rispetto dei figli dei tifosi del Gender o di quelli adottati dalle coppie gay, potrebbe chiedere che in ogni sede, a partire dalla scuola, si abolisca la Festa della Mamma e prima ancora quella del Papà per dar luogo, se proprio, alle Feste del Genitore 1 e del Genitore 2. Ti immagini?”.
Immagino. E credo di non sbagliare se penso che l’attesa di iniziative del genere non andrà tanto per le lunghe. Si sa che gli avanguardisti culturali, che abbondano sia nella scuola che sui media, sono sempre là pronti alle battaglie della modernità e si sa anche, purtroppo, che i comuni mortali, per non passare per dei poveri retrò, faranno fatica ad andare controcorrente.

CHE SI PUÒ FARE?

“Che cosa facciamo? – mi chiede l’amico preoccupato – Ma soprattutto: che cosa possiamo fare?”.
Per alleggerire la tensione, io gli ho segnalato ciò che faccio in occasione dei matrimoni alla fine
del rito. Dopo la lettura degli articoli del Codice, come ufficiale di stato civile, mi prendo la libertà di spiegarli brevemente uno per uno. Il primo che si legge è il 143 che recita: “Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri“… con quel che segue.
A commento insisto sull’affermazione dell’uguaglianza di diritti e di doveri tra i coniugi. Poi però aggiungo subito che uguaglianza di diritti e di doveri non significa uguaglianza di funzioni. A modo di battuta dico infatti allo sposo: “Vedrai che, per quanto tu ti possa sforzare, non riuscirai mai a partorire”. Uguale, ugualissima dignità quindi, pur con funzioni diverse.

RAPPORTO FRA NATURA E CULTURA

Il problema culturale non sta nella diversità delle funzioni: quella è nella natura, è un dato di fatto. Perciò è normale che il papà sia il papà e la mamma sia la mamma. Il problema diventa culturale quando si viene a coniugare l’uguaglianza di dignità con la differenza delle funzioni. E qui bisogna onestamente riconoscere che c’è ancora molta strada da fare perché le cose siano decenti. E perché lo siano, bisogna tener presenti contemporaneamente l’uguaglianza nella dignità e la differenza delle funzioni.
Evidentemente noi “pastori”, in questi tempi di profondi cambiamenti socio-culturali in materia, abbiamo il dovere di riflettere su dove e come condurre i nostri fedeli e sarà molto importante che lo facciamo insieme con la comunità di fede alla luce della Parola di Dio creatore e salvatore dell’uomo. Il nostro discorso educativo dal punto di vista religioso in questo campo avrà come punto di partenza obbligato il quarto Comandamento: “Onora il padre e la madre”.
Quell’ “onora” va sottolineato, perché è bello. Non significa “ama il padre e la madre”; ma significa “riconosci” con rispetto e, tutto sommato, anche con gratitudine che, comunque, devi la tua esistenza a due persone distinte, un maschio e una femmina, che nella loro diversità stanno all’origine del tuo “esserci”. Riconoscere è meno di amare, è vero, ma, in ogni caso, come base è più determinante.
La festa della Mamma e, a suo tempo, quella del Papà, benché innegabilmente siano delle ricorrenze a prevalente carattere commerciale, mantengono tuttavia una loro piccola, ma significativa validità educativa. Quindi, buona Festa della Mamma. E non dimentichiamo anche quella del Papà che è ancora più a rischio. E l’amico di Belsito non fa male a utilizzarle pastoralmente.