A Papa Francesco il Premio Carlo Magno: «Sogno un nuovo umanesimo europeo. Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre»

«In tributo al Suo straordinario impegno a favore della pace, della comprensione e della misericordia in una società europea di valori», a Papa Francesco è stato conferito il Premio Carlo Magno (Karlspreis) prestigioso premio annuale conferito dalla città tedesca di Aquisgrana a personalità con meriti particolari in favore dell’integrazione e unione in Europa.
Papa Francesco, secondo a ricevere il Karlspreis dopo Giovanni Paolo II, ha ascoltato gli interventi del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo. A conclusione della cerimonia, parlando davanti ai vertici del Vecchio Continente, Bergoglio, primo Pontefice non europeo, ha rivolto alla vasta e importante platea un discorso storico, memorabile, da vero leader globale.
«Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo. Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre. Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo». Sono tanti i sogni di Papa Francesco per l’Europa, anzi “Nonna Europa”, stanca perché i grandi ideali hanno perso forza. Un’Europa «dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo», «dove sposarsi e avere figli» possa essere «una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile». «Un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull’aumento dei beni». Il Pontefice prosegue: «Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata la sua ultima utopia».
Nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, all’interno delle Mura Leonine, alla presenza del cancelliere tedesco Angela Merkel, del presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz, del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, del presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, del re di Spagna Filippo VI, del presidente del Consiglio dei Ministri italiano Matteo Renzi e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini, è risuonata la voce di Papa Francesco, il quale durante il suo lungo intervento ha rivolto agli astanti accorate domande:
«Che cosa ti è successo, Europa, terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?». Ancora una volta il Santo Padre, dopo il discorso a Strasburgo del 2014, la visita a Lampedusa del 2013 e quella recente a Lesbo, frontiera del dolore, ha fatto un passo in avanti per ricordare che l’accoglienza dell’altro è un dovere umano oltre che cristiano. E il Pontefice fa ciò ricordando i Padri Fondatori europei, i quali, dopo la II Guerra Mondiale «osarono cercare soluzioni multilaterali, innovative in un contesto segnato dalle ferite della guerra. Essi osarono cercare soluzioni innovative ai problemi che poco a poco diventavano comuni. I progetti dei padri fondatori, araldi della pace e profeti dell’avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire ponti e abbattere muri».
Inoltre Bergoglio suggerisce una «trasfusione di memoria» citando il Premio Nobel per la Pace Elie Wiesel, ricordando che «l’identità europea è, ed è sempre stata, un’identità dinamica e multiculturale». Papa Francesco chiede all’Europa di ritrovare se stessa, invocando «uno slancio nuovo e coraggioso», una «rinascita» del «sogno» europeo, visto come sogno comune giacché «l’identità Europea è, ed è sempre stata, un’identità dinamica e multiculturale». Ciò è testimoniato dalla «bellezza radicata in molte delle nostre città che si deve al fatto che sono riuscite a conservare nel tempo le differenze di epoche, di nazioni, di stili, di visioni». Al contrario «l’esclusione provoca viltà, ristrettezza e brutalità. Lungi dal dare nobiltà allo spirito, gli apporta meschinità». Dopo aver ricevuto il premio Carlo Magno, Bergoglio ha incontrato in udienza i vertici dell’Unione europea e li ha esortati: «Il Continente ritrovi sua vocazione e solidarietà».Durante la mattinata il Santo Padre aveva ricevuto in udienza privata la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Foto l’Osservatore Romano/Sir