Io sono Ester: sul palco sedici donne italiane e straniere intessono i fili del testo biblico

«Io sono Ester» è il titolo dello spettacolo tutto al femminile, organizzato dal Pandemonium Teatro e portato in scena dal Gruppo ReDonna (Laboratorio Teatrale tra Donne di nazionalità differenti sostenuto dalle Associazioni del Polo Civico di Redona) nell’ambito di EffettoBibbia. Dopo le rappresentazioni a Redona e Ponte San Pietro, domani sera, 13 maggio, sono di nuovo in scena a Romano di Lombardia sempre alle 20,45 al Cineteatro Oratorio San Filippo Neri, di via Montegrappa. Ester, personaggio femminile che potrebbe rappresentare chiunque di noi, prende vita attraverso le storie personali delle 16 donne che si sono cimentate nel ruolo di attrici, tra cui 8 italiane e 8 di nazionalità straniera, chiamate a interpretare il testo teatrale. Le loro storie personali si intrecciano fino a far emergere la vicenda della protagonista, incentrata sul tema della femminilità ricercata, difesa e ritrovata. Il progetto, realizzato da Albino Bignamini, ideatore e regista dello spettacolo, fa parte di un percorso laboratoriale che pone al centro le parole fondamentali di «teatro, accoglienza e condivisione». «Dal punto di vista registico -, afferma Bignamini, – abbiamo deciso di rappresentare queste storie personali come tanti fili che compongono la trama di un arazzo. Abbiamo così intessuto i fili della storia di Ester attraverso i racconti di vita delle donne chiamate a interpretare il testo». Proprio le stoffe, che intrecciate tra loro formano l’arazzo, sono state il materiale scenico principale, utilizzato per dar vita alle diverse voci femminili. Fondamentale è stato anche il lavoro portato avanti sulle abilità tecniche ed espressive peculiari di ogni attrice. Il racconto di Ester prende così vita attraverso un quadro, dipinto in tempo reale durante la rappresentazione o attraverso le parole di un racconto. Elena Gatti, una delle donne che ha preso parte alla messa in scena del testo, descrive positivamente l’esperienza vissuta: «L’aspetto più bello di questo lavoro, messo in scena dopo il percorso triennale di laboratorio, è stato quello di confrontarmi con le altre donne e con le loro esperienze personali. Pur avendo alle spalle storie diverse, infatti, sono riuscita a trovare punti in comune con le loro storie di vita e questo mi ha avvicinata ancora di più al gruppo in quanto mi ha fatto scoprire quello che ci accomuna nelle nostre diversità. Il lavoro pur se faticoso è stato molto soddisfacente, sia per il risultato finale sia per il percorso che ha portato alla messinscena, permettendo di confrontare la mia esperienza personale con quella delle altre donne, oltre che con i temi insiti nel testo scenico, quali il riconoscere le proprie origini ed esserne orgogliosi, o l’interpretazione della seduzione femminile, o ancora, lo sguardo maschile sul mondo». Anche Carina Henriques, un’altra delle donne che ha partecipato allo spettacolo, si considera soddisfatta dell’esperienza vissuta: «Io sono di origini portoghesi e l’aspetto più bello per me, nella realizzazione di questo spettacolo è stato potermi confrontare con le altre donne, conoscendo le loro storie e condividendo un percorso insieme. Di questa esperienza mi rimarranno i ricordi e le emozioni provate».

Qui la video-intervista a due attrici del gruppo: