Che cosa farebbero i fondatori delle congregazioni religiose per la società di oggi? In un libro le omelie del vescovo Amadei

La grandezza del servire, della fraternità e del tenere acceso l’entusiasmo. L’amore di Dio si esprime nel servizio ai fratelli. Anche il piccolo seme gettato nella terra porterà frutto. La capacità di seminare speranza in ogni ambito di vita dell’uomo. Soprattutto, una testimonianza cristiana specifica, alla luce del carisma dei fondatori. Sono alcuni punti forti delle omelie del vescovo Roberto Amadei nel corso del suo episcopato preparate in occasione delle Concelebrazioni eucaristiche per l’annuale Giornata mondiale per la vita consacrata, che si tiene il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Queste omelie sono ora raccolte e pubblicate nell’agile volumetto «Abitare il mondo col cuore di Dio. Vita consacrata: omelie, meditazioni e studi» (curato da monsignor Arturo Bellini), pubblicato dalla nostra diocesi come corollario dell’Anno mondiale della vita consacrata, indetto da Papa Francesco il 30 novembre 2014 e conclusosi il 2 febbraio di quest’anno.

La pubblicazione si apre con la sintesi di uno studio storico di monsignor Amadei sulla realtà della vita consacrata fra Otto-Novecento nella nostra diocesi, confluito nel volume «Per Dio e per il suo popolo» (1994). Il contributo ripercorre nascita, sviluppo e grandi opere (scuole, orfanotrofi, ospedali, povertà, case di riposo, missioni) dei vari istituti religiosi sorti in Bergamasca nel periodo, ricordando che, grazie alle nuove congregazioni, fu possibile alla donna impegnarsi come protagonista nell’apostolato. Ma monsignor Amadei aggiungeva che gli istituti non devono restare ancorati all’idealizzazione del tempo passato e delle loro origini, ma dovevano chiedersi: oggi, i nostri fondatori, cosa farebbero per la società? E sottolineava anche come le persone, anche i cristiani e le stesse parrocchie, vedono, considerano e ricercano la vita consacrata non tanto per il messaggio cristiano della particolare testimonianza che essa offre, ma per le prestazioni offerte, cioè per ciò che danno, per ciò che risulta essere immediatamente utile. Proprio queste convinzioni emergono nelle diverse omelie pubblicate dal volume, in cui il vescovo Amadei invitava la vita consacrata a tornare alle sorgenti della vocazione, a lasciarsi plasmare dallo Spirito, a contribuire a costruire la comunità cristiana, a seminare gioia e speranza che erano merci rare e attese dal nostro tempo, a leggere con il cuore di Dio i bisogni antichi e nuovi della società.

La prefazione della pubblicazione, il vescovo Francesco Beschi esprime il suo grazie per la ricchezza di presenze e impegni della vita consacrata nella Chiesa e nella società bergamasca. La postfazione è invece di monsignor Alessandro Assolari, vicario episcopale per la vita consacrata, che sottolinea il debito di riconoscenza verso il vescovo Amadei, che ha sempre seguito la vasta realtà di religiosi, religiose e istituti secolari nella nostra diocesi, da lui sempre ritenuta un grande dono da scoprire, curare e rinnovare.