Bossetti. La dura requisitoria del Pubblico Ministero. La strana personalità dell’imputato

Foto: Marita Comi, la moglie di Bossetti

BOSSETTI VA A SCHIANTARSI

Il giorno mercoledì 18 maggio, Massimo Bossetti va a sbattere. Inesorabilmente. Come un’auto lanciata a folle velocità, il suo guidatore vittima, a prima vista, del classico colpo di sonno. Paragone calzante fino a un certo punto, pensandoci bene. Il colpo di sonno ti coglie subdolamente, lo senti arrivare con le palpebre che diventano pesanti, gli lotti contro ma vieni vinto alla prossima curva, quasi inconsciamente. Il muratore di Mapello, invece, è parso sempre molto sveglio. Perciò si schianta a occhi aperti, “lui sa d’aver ucciso Yara”: questa l’accusa. Ancora più scioccante.

Il muro d’impatto, la scontata richiesta d’ergastolo da parte del pubblico ministero Letizia Ruggeri, impegnata da venerdì scorso in una puntigliosa requisitoria, che verosimilmente sfonderà la barriera delle 10 ore. Il racconto di un’indagine estenuante, nata come la disperata ricerca dell’ago nel pagliaio e condotta accuratamente sia prima, quando dell’esistenza di Bossetti neppure si sapeva, che dopo, con le verifiche del caso.

Questo dato di fatto al magistrato inquirente e agli investigatori va riconosciuto. Intellettualmente disonesto sospettare insensata mala fede. Restano da definire le eventuali pene accessorie proposte, spiegabili con la supposta crudeltà dimostrata compiendo il crimine. Fra queste, l’ipotesi d’iniziale solamento diurno, misura, quest’ultima, che escluderebbe temporaneamente di fatto l’imputato dal consorzio umano.

LE TERRIBILI SOFFERENZE DI YARA E LE FISSAZIONI DI BOSSETTI

Il processo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio sta finendo. Un dibattimento che lascia l’amaro in bocca per tanti motivi. A causa della drammaticità della morte violenta di una ragazzina pulita, che stava porgendo se stessa alla vita. A causa delle sue sofferenze stringendo in mano un filo d’erba, povera bimba innocente abbandonata in vita in un campo dove il freddo non le avrebbe permesso scampo. Ce ne sarebbe abbastanza.

Ma la tristezza e l’angoscia aumentano, osservando l’altra faccia della medaglia. Bossetti, che ha sempre negato, incastrato dal Dna. Ma non solo. La sua personalità, continua Ruggeri, consolida la tesi accusatoria, per cui Yara fu soppressa nel tentativo di sfuggire all’orco, che intendeva violarla. Una personalità dominata, secondo il pubblico ministero, da fissazioni a sfondo narcisistico e sessuale.

Scorretto entrare nel merito. Ci sono due avvocati difensori, che ancora devono parlare. E, se 10 ore è durata la requisitoria, facile mettere in preventivo il doppio per le arringhe. Poi, soprattutto, ci saranno i giudici, che – grosso modo entro metà giugno – s’esprimeranno.

LE INQUIETANTI DEBOLEZZE DELL’IMPUTATO

L’imputato, però, non s’è sforzato davvero. Imperdonabile non aver saputo tener a bada, per esempio, certe debolezze. Le lettere scabrose a una detenuta esistente ma mai conosciuta, contenenti riferimenti di possibile rilevanza patologica, rischiano di completare un quadro a tinte scolorite dipinto con interminabili bagni di sole nel cortile del carcere, da cui l’impeccabile abbronzatura curata perfino durante la detenzione, e con la rievocazione di casalinghe spalmature di creme lungo il corpo dopo bagni e docce, come da descrizione epistolare. Quale giudizio trarre? Eppure la Corte a questo è chiamata, a giudicare, appunto. Tenendo conto della personalità.

IL FUTURO PER LA MOGLIE E I FIGLI

Sicché l’attenzione generale si sposta sulla moglie di Bossetti e sui tre figli della coppia. Cresce il senso di sconforto, che deriva dalla loro condizione, più psicologica che materiale. Una donna come Marita, attraente, che s’è battuta e ha accettato di dire alla Corte che lei sì, gli crede. Guardando oltre, quali prospettive – in caso di condanna – soprattutto per i ragazzi? Dimenticare – e far dimenticare – sarà, forse, il solo palliativo.

LO STRANO “TIFO” DEL PUBBLICO

Infine la gestione dell’opinione pubblica ha lasciato a sua volta a desiderare. Troppi osservatori tifosi. Inconcepibili le teorie del complotto. Non è da cronista giudiziario serio mettere in dubbio l’obiettività di un’inchiesta, cioè immaginare – senza la minima prova – la volontà persecutoria a priori. Dall’altra parte, pure alcune versioni appiattite sul pubblico ministero non hanno portato acqua al mulino di una serena ricostruzione.

Quali reazioni, Bossetti? Imprevedibile. L’uomo ha quasi mai battuto ciglio. I suoi legali sostengono che dal pubblico ministero non ci si può che attendere il peggio. Del resto siamo nel campo del bianco o nero. Se l’imputato non è innocente, e per l’accusa non può esserlo, l’ergastolo come unica richiesta logica. Lui ascolterà fino all’ultimo enigmaticamente impassibile e imperturbabile ancora una volta.