Unlearning: la storia di una famiglia come tante alla ricerca di un modello alternativo di vita

Chi voleva trovare delle risposte, giovedì sera, alla proiezione del documentario «Unlearning – un inno gentile alla disobbedienza» (scritto, diretto e prodotto da Lucio Basadonne, Anna Polio e Gaia Basadonne) è invece uscito dalla sala con qualche domanda e dubbio in più, ma anche voglia di sperimentare gli stili di vita alternativi che il film propone.
La sala era gremita di gente: un successo, se si pensa che il film viene proiettato su richiesta.
Il documentario narra l’esperienza di una famiglia ordinaria: il padre Lucio, che si occupa di regia di spot e documentari, la madre Anna, insegnante in una scuola superiore a Genova e la figlia di 5 anni Gaia. La loro vita va avanti tra otto ore di lavoro al giorno a testa, la bambina che va a scuola fino alle quattro del pomeriggio e poi sta con la babysitter e quando arriva il momento della giornata in cui si riesce a stare tutti assieme, ci si ritrova a parlare di mutuo e bollette, organizzando un’altra “giornata di sopravvivenza”. Finché Gaia disegna una gallina con quattro zampe e qualche giorno dopo Anna, comprando proprio una confezione di pollo al supermercato, si accorge che nella confezione ci sono quattro cosce: da lì le quattro zampe del disegno. Una goccia che ha fatto traboccare il vaso e che li ha spinti ad interrogarsi e a partire per sei mesi girando tutta l’Italia alla ricerca di modelli alternativi di vita, lasciandosi alle spalle quello imparato finora, come lo stesso titolo ricorda. Unlearning, “Disimparare”: “Non buttare via a partito preso tutto quello che abbiamo imparato – spiega Lucio -. Ma la vita che conducevamo, era un modello comune, che ci confinava in uno stile di vita che a nostra volta stavamo trasmettendo a nostra figlia come assunto di verità, come se ci fosse una sola risposta, un solo modo di vivere. Vivere in questo modo aveva creato in noi un malessere non identificato. Così ci siamo detti: e se lasciassimo la zona comfort della nostra esistenza, “disimparando” la religione del comfort per condividere i tempi, gli spazi, le logiche e i meccanismi di relazione con chi ha un concetto diverso di famiglia? Come vedremo la nostra vecchia vita al nostro ritorno? E, soprattutto, la vorremmo ancora?” Così comincia il loro viaggio, che ci porta alla scoperta della vita in ecovillaggi, comunità e famiglie itineranti, un circo, progetti di cohousing, progetti di scuola alternativa: “Tutti modelli di non delega – spiega Lucio -, tutte cose che si possono non delegare al sistema: esempio l’homeschooling per la scuola, cibo autoprodotto al posto dei supermercati, il parto naturale a casa invece del parto in ospedale. Ogni posto visitato ha il suo significato, nel documentario non abbiamo indicato dove eravamo, perché volevamo dare l’idea del tempo che passa, il dove ciò accade non è importante, perché potrebbe essere ovunque. Quello che conta è che queste realtà esistono”. Sei mesi di viaggio al costo di 600 euro: per realizzare il progetto la famiglia ha infatti usato il baratto scambiando competenze, casa, oggetti e tempo. Hanno percorso oltre 5 mila chilometri con il carpooling e in cambio di vitto e alloggio hanno dato una mano nei modi più disparati: dallo zappare la terra, al vendere zucchero filato. Una volta tornati, quale sarà stata la loro reazione, e la loro vita sarà uguale a quella di prima o avranno fatto dei piccoli cambiamenti?
Per scoprirlo, non vi resta che andare a vederli: il 13 giugno verrà replicato di nuovo alle ore 21 all’Auditorium di Bergamo. (Prevendita online: http://www.movieday.it/event/event_details?event_id=497 )
Il sito del documentario: http://www.unlearning.it/
Se volete ricalcare la loro esperienza: http://www.unlearning.it/2016/02/22/viaggiare-in-tre-per-sei-mesi-macinare-6000-chilometri-e-spendere-600-euro-una-guida-per-farlo-anche-voi/