Attorno al terzo segreto di Fatima. Tra fede e patologia

Foto: il santuario di Fatima

PAPA RATZINGER ROMPE IL SUO RIGOROSO SILENZIO

Nei giorni scorsi Benedetto XVI, attraverso una nota ufficiale, è tornato a parlare da Papa. Il motivo della rottura di un silenzio che, a parte rare eccezioni sempre informali, continuava dal giorno della rinuncia, il 28 febbraio del 2013, risiede nella necessità di tornare ancora una volta sul tema riguardante il terzo segreto di Fatima. Il Papa emerito Benedetto XVI ha fatto sapere che “tutto è stato pubblicato”. In merito alla terza parte delle rivelazioni fatte dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima nel 1917 e rese note da Giovanni Paolo II nel 2000 quando Ratzinger era prefetto dell’ex Sant’Uffizio, dove si parla dell’attacco alla Chiesa e anche di un “vescovo vestito di bianco” colpito a morte, per Ratzinger non c’è altro da aggiungere. Qualche giorno prima alcuni articoli avevano riportato dichiarazioni attribuite al teologo tedesco padre Ingo Dollinger secondo cui Ratzinger gli avrebbe confidato che la pubblicazione del terzo segreto non è stata completa. Benedetto XVI ha voluto chiarire “di non aver mai parlato col professor Dollinger circa Fatima”. E ha aggiunto che le esternazioni attribuite a Dollinger su questo tema “sono pure invenzioni, assolutamente non vere”. Infine ha confermato decisamente: “La pubblicazione del terzo segreto di Fatima è completa”.

NESSUNA APPARIZIONE È INDISPENSABILE ALLA FEDE

Questa la notizia. Insieme all’altra, molto frequente, per la quale ogni volta che si parla di miracoli e apparizioni sale la febbre mediatica. Anche tra i tanti credenti che paiono credere più alla Madonna che a Gesù Cristo e non si vergognano di sostenerlo. Occorre dirlo invece con chiarezza: le apparizioni di Gesù, di Maria o dei santi, così come i messaggi da loro consegnati, appartengono – indipendentemente dalla vastità dell’ eco che possono suscitare – al genere delle “rivelazioni private” e non alla rivelazione di Dio operata da Abramo fino a Cristo attraverso i profeti e testimoniata nella sacra Scrittura dell’ Antico e del Nuovo Testamento.
Dunque il Dio credibile, affidabile è tale sul fondamento della Scrittura e non in virtù di messaggi consegnati successivamente a singoli credenti. Certamente la presenza efficace di Cristo nella sua Chiesa, presenza operante tramite lo Spirito Santo, può sempre farsi sentire attraverso credenti, santi, uomini spirituali, profeti: senza questo rinnovarsi della parola di Dio nella storia, la Chiesa sarebbe un museo e la tradizione resterebbe mummificata. Ma un conto è il Vangelo, la sola rivelazione indispensabile, il Vangelo che è Gesù Cristo, un conto sono le eloquenze di doni fatti a singoli cristiani. Il cardinal Ratzinger, quale Prefetto della Congregazione per la fede, più volte durante il suo incarico era intervenuto dicendo che “nessuna apparizione è indispensabile alla fede”, che “la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo” e che messaggi e segreti “nulla aggiungono a quanto un cristiano deve sapere dalla Rivelazione”. Così il teologo Ratzinger ridiceva quello che la Chiesa ha sempre detto e continua a ripetere: al cristiano deve bastare il Vangelo per credere, perché la fede cristiana è “secondo le Scritture”. Quando c’è più interesse per le rivelazioni private che per il Vangelo, “siamo in presenza di una patologia della fede nella comunità cristiana perché non c’è più fedeltà alla fede apostolica” (Enzo Bianchi).

NON ESISTE OBBLIGO DI FEDE NEPPURE PER LE APPARIZIONI DI LOURDES

Lo sosteneva già nel 1875 la Congregazione dei riti dopo le apparizioni avvenute a Lourdes: “Le apparizioni o rivelazioni private non sono né approvate né condannate dalla Santa Sede, ma soltanto permesse come piamente credibili e umanamente affidabili”. Come a dire che il cattolico (perché sia la tradizione ortodossa che quella riformata non conoscono “messaggi e rivelazioni private”) non è tenuto a dare assenso di fede riguardo alla verità di tali apparizioni, neanche quando sono approvate dalla Chiesa. La stessa canonizzazione dei “veggenti” – come Bernardette o i pastorelli di Fatima – non è operata in base alle apparizioni ma in riferimento alla santità della loro vita. Forse questa è allora la vera sfida: in un tempo in cui si assiste a una corsa allo straordinario e al miracolistico, occorre ricordare le parole di san Paolo: “mentre i giudei (cioè gli “uomini religiosi”) chiedono miracoli e i greci chiedono sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo e follia“.

Certo, questo farà meno audience e meno pruriti ma consegna a tutti la verità più profonda del Vangelo.

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