Papa Francesco: «Maria ricorda: quello che Gesù vi dice fatelo. È il programma di vita del cristiano»

«Cosa c’è a fondamento della nostra fede? Un atto di misericordia con cui Gesù ci ha legati a sé. E la vita cristiana è la risposta a questo amore, è come la storia di due innamorati». Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, interamente dedicata all’episodio delle nozze di Cana, in cui «Dio e l’uomo si incontrano, si cercano, si trovano, si celebrano e si amano: proprio come l’amato e l’amata nel Cantico dei Cantici. Tutto il resto viene come conseguenza di questa relazione». La Chiesa, nel racconto di Giovanni, «è la famiglia di Gesù in cui si riversa il suo amore», ed è «questo amore che la Chiesa custodisce e vuole donare a tutti». Le nozze di Cana sono «una sorta di portale d’ingresso, in cui sono scolpite parole ed espressioni che illuminano l’intero mistero di Cristo e aprono il cuore dei discepoli alla fede», ha spiegato il Papa: «Coloro che Gesù ha chiamato a seguirlo li ha legati a sé in una comunità e ora, come un’unica famiglia, sono invitati tutti alle nozze», ha raccontato. «Dando avvio al suo ministero pubblico nelle nozze di Cana – ha proseguito – Gesù si manifesta come lo sposo del popolo di Dio, annunciato dai profeti, e ci rivela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova alleanza di amore».
«Una festa di nozze dove manca il vino fa vergognare i novelli sposi, immaginate voi di finire la festa di nozze bevendo thè!». Lo ha detto, a braccio il Papa, commentando l’espressione della Madonna nella parte finale del racconto delle nozze di Cana: «Non hanno vino». «Sarebbe una vergogna, il vino è necessario per la festa!», ha esclamato Francesco subito dopo: «Come è possibile celebrare le nozze e fare festa se manca quello che i profeti indicavano come un elemento tipico del banchetto messianico? L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa». Trasformando in vino l’acqua delle anfore utilizzate per la purificazione rituale dei giudei, ha spiegato Francesco, «Gesù compie un segno eloquente: trasforma la Legge di Mosè in Vangelo, portatore di gioia».
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Le parole che Maria rivolge ai servitori «sono le ultime sue parole riportate dai Vangeli: sono la sua eredità che consegna a tutti noi». A farlo notare è stato il Papa, che durante la catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alle nozze di Cana, ha commentato: «Questa è l’eredità che ci ha lasciato ed è bello! Si tratta di un’espressione che richiama la formula di fede utilizzata dal popolo di Israele al Sinai in risposta alle promesse dell’alleanza: ‘Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!». «E in effetti a Cana i servitori ubbidiscono», ha commentato il Papa citando il Vangelo di Giovanni: «Gesù disse loro: riempite d’acqua le anfore. E le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono». «In queste nozze – ha spiegato Francesco – davvero viene stipulata una nuova alleanza e ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela!’». «Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola -: questa, per il Papa, – è la raccomandazione semplice ma essenziale della madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano». «Per ognuno di noi, attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola di Dio per sperimentare la sua efficacia nella vita», l’invito: «Allora, insieme al capo del banchetto che ha assaggiato l’acqua diventata vino, anche noi possiamo esclamare: ‘Tu hai tenuto da parte il vino buono finora’. Sì, il Signore continua a riservare quel vino buono per la nostra salvezza, così come continua a sgorgare dal costato trafitto del Signore».
«Le nozze di Cana sono molto più che il semplice racconto del primo miracolo di Gesù -, perché – a Cana nasce la fede della Chiesa». Lo ha spiegato oggi il Papa ai 20mila fedeli presenti in piazza san Pietro per l’appuntamento del mercoledì. «La conclusione del racconto suona come una sentenza», ha detto Francesco citando il Vangelo di Giovanni: «Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». «Come uno scrigno -, ha commentato il Papa, Gesù – custodisce il segreto della sua persona e lo scopo della sua venuta: l’atteso sposo dà avvio alle nozze che si compiono nel mistero pasquale». «In queste nozze Gesù lega a sé i suoi discepoli con una alleanza nuova e definitiva», ha concluso Francesco: «A Cana i discepoli di Gesù diventano la sua famiglia e nasce la fede della Chiesa. A quelle nozze tutti noi siamo invitati, perché il vino nuovo non viene più a mancare!».