Niente orari affissi e porta aperta. Così Gandino segue le parole del Papa

Papa Francesco non perde occasione per invitare la Chiesa ad accogliere senza condizioni, a tutte le ore, anche se forse in modo meno formale, organizzato e istituzionale. E di recente ha lanciato un appello accorato:  “A me fa male al cuore quando vedo un orario nelle parrocchie: “Dalla tal ora alla tal ora? E poi? Non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico che riceva la gente… Questo fa male”. Che cosa accade nelle comunità della nostra diocesi? Come sono state accolte le parole del Papa? “Bussa e ti sarà aperto” si realizza in concreto? Abbiamo fatto un primo giro tra alcune parrocchie di città e provincia, e ve lo raccontiamo in questo dossier. Ma aspettiamo anche le vostre segnalazioni (#parrocchieaperte).

A sentire le parole di parroco, curato e volontari, la parrocchia di Gandino sembra seguire le parole di papa Francesco. “Mettere alle porte dell’ufficio parrocchiale l’orario della disponibilità – riferisce il parroco don Innocente Chiodi – non mi trova d’accordo, poiché è da considerare l’impossibilità per un prete, che vuole pure essere a disposizione 24 ore al giorno, di esserlo contemporaneamente da più parti. Si dovrà contare sulla disponibilità e comprensione dei fedeli e anche sugli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione per essere rintracciabili. Ovviamente mi riferisco anche a quei sacerdoti che sono impegnati contemporaneamente su più parrocchie e chiedono la comprensione dei fedeli di ogni generazione a considerare l’impossibilità dell’ubiquità. Al di là di ciò, quello che conta è il contatto personale nei momenti in cui è possibile, non limitandoci a prestare una presenza tipo stazione di servizio”. “Quella del papa è una provocazione sacrosanta – dice don Marco Giganti, vicario parrocchiale -: quest’apertura ha a che fare con il Vangelo, che non è mai chiusura o separazione, ma inclusione. L’oratorio in ciò è l’immagine della parrocchia aperta: è il luogo in cui per entrare non servono credenziali, in quanto uomini si può entrare a far parte di questa grande famiglia. Tenere le porte aperte significa accogliere anche le fatiche di chi si presenta: ad esempio per i ragazzi più ‘difficili’, permette loro di aprire il loro cuore, essere accolti per quello che sono ed accompagnarli nella loro crescita. E’ difficile per me accettare il fatto che per certi eventi, come le gite in montagna, dobbiamo mettere il numero chiuso per i partecipanti”. E prosegue: “L’oratorio non stacca mai. La chiesa viene chiusa in orario di pausa pranzo e di notte, ma si trova sempre qualcuno disponibile: dal laico che accoglie in segreteria, al prete che dà disponibilità 24 ore su 24. E’ faticoso non staccare mai, ma non siamo solo erogatori di servizi, ma uomini al servizio della Chiesa. Come parrocchia seguiamo le parole del papa. Fisicamente magari alcuni luoghi sono chiusi, ma noi siamo reperibili, basta suonare il campanello. E qualcuno bisognoso di ascolto o aiuto, venuto ‘fuori orario’ è ancora capitato”. Silvia è una volontaria e da 14 anni si occupa della segreteria della parrocchia: dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12,30, la si trova alla casa parrocchiale, ad occuparsi della contabilità grazie al suo precedente lavoro di ragioniera, e a rispondere al telefono, anche se è sempre reperibile telefonicamente in caso di necessità. “Sin dall’adolescenza mi sono data sempre da fare in oratorio. Le parole di papa Francesco sono giuste: mio marito ed io abbiamo cercato di dare alla nostra casa e alla nostra famiglia quest’impostazione. Per quanto riguarda la Chiesa, se non è così, chi dovrebbe esserlo? Certamente è difficile, dipende da come il sacerdote interpreta il suo ministero. La nostra Basilica ha orari di chiusura: si ha paura dei furti, capisco i timori. Anche se secondo me la fede non dovrebbe avere orari. Ad ogni modo noi come parrocchia, abbiamo il parroco e il curato che sono nell’ottica di cui parla papa Francesco”. Davide Aresi, 19 anni, fa l’animatore per i ragazzi e il catechista dalla seconda superiore: “La parrocchia attraverso i luoghi fisici è un punto di riferimento: ad esempio l’oratorio è una realtà che ospita e accoglie i ragazzi. L’idea di essere sempre aperti è giusta, anche se spesso bisogna avere le risorse per farlo, cosa che in un paese piccolo come il nostro è ancora possibile. Certo, margini di miglioramento ci possono ancora essere, per andare sempre più in un’ottica di apertura”. Anna Gamba fa invece parte del gruppo “Amici del Museo della Basilica di Gandino” – sempre della parrocchia – da 16 anni, e dal 2000 ne è la segretaria: “Nella mia esperienza personale, ho fatto parte dell’Azione Cattolica, fatto la catechista, occupata dell’accoglienza ai bielorussi, ho amici missionari che in caso di necessità ospito, come famiglia penso di seguire le parole del papa e spero di aver trasmesso questo esempio ai miei figli. Come parrocchia, credo che seguiamo queste parole, e spero che ne avremo sempre le forze. Ad esempio il Museo, normalmente è aperto il fine settimana o durante le festa intrasettimanali, ma se un gruppo ci chiama per poterlo visitare, lo si apre senza problemi. Anche per quanto riguarda la Basilica, se la si vuole visitare ed è chiusa, si chiama il sagrestano che viene ad aprirla”.