“Proibiti i compiti delle vacanze”. Ordine del sindaco

Foto: il villaggio di Mamoiada, provincia di Nuoro

“FARSI ARTEFICI DELLA PROPRIA VITA”

Forse non sarebbe nemmeno il caso di dedicare righe a un’operazione puramente mediatica, ma siccome il dibattito compiti sì/compiti no si ripropone, puntuale, ogni estate, registriamo che a Mamoiada, nel nuorese, il sindaco ha emesso un’ordinanza per vietare i compiti estivi a tutti gli alunni del paese: “devono dedicarsi a loro stessi, almeno per tre mesi all’anno, farsi artefici della propria vita”, ha detto il primo cittadino.

IL SINDACO TRACIMANTE

Fino a legge contraria, l’istruzione è al momento una delle poche materie rimaste di competenza dello Stato, sfuggite alla smania delocalizzatrice che in Italia, purtroppo, ha fatto più danni che altro; ma la fantasia non manca mai, a queste latitudini, e dunque ecco il sindaco un po’ preside, un po’ pedagogista, un po’ ministro dell’istruzione, un po’ personaggio in cerca di visibilità.

I COMPITI IMPOSTI DALL’INSEGNANTE SADICO

Se però volessimo raccogliere la provocazione, e non derubricarla – come forse sarebbe più giusto – a boutade pre-vacanziera, potremmo chiedere al sindaco cosa intende dicendo che “per tre mesi i ragazzi devono pensare a se stessi”. Il sottinteso è fin troppo chiaro: uno non fa i compiti per sè, per la propria crescita intellettuale e per il proprio arricchimento culturale, per abituarsi al dovere e alla fatica, per non dimenticare in tre mesi di leggerezza ciò che ha imparato in nove mesi di impegno, per migliorarsi come persona, come figlio, come futuro genitore e lavoratore, no; uno fa i compiti per compiacere l’insegnante sadico e frustrato, il genitore ingombrante, il sistema scolastico italiano arretrato e anacronistico, che ancora vessa i suoi alunni anziché consigliar loro più nobili ed edificanti svaghi, come “ballare, fare una passeggiata sulla spiaggia o tra le vigne”.

IL LUSSO DELL’ISTRUZIONE

Si potrebbe dire al sindaco che i compiti non escludono gli svaghi, perché la crescita passa per momenti diversi che si completano e si arricchiscono a vicenda, si potrebbe aggiungere che a molti bambini e ragazzi, in giro per il mondo, è ancora negato quel diritto fondamentale, l’istruzione, per il quale le tante Malala si devono battere a prezzo di minacce, violenze, umiliazioni; si potrebbe poi chiedere al sindaco, per un’ interessante analisi sociologica, quali sacrifici, quali privazioni, quali gravissimi traumi ha dovuto sopportare, in gioventù, a causa dei compiti, tanto da farsi ora paladino dell’emancipazione anti-scolastica.

Temo però che sarebbe tempo perso. Il sindaco ha già annunciato che, a settembre, verificherà l’attività estiva degli studenti di Mamoiada: con quali diritti, con quali requisti, con quali criteri, non è dato sapere. Resta il fatto che presto, a Mamoiada, a rischiare di essere bocciati non saranno gli alunni.

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