Papa Francesco: l’indifferenza e l’ostilità rendono ciechi e sordi. Gesù chiama all’accoglienza

La figura del cieco di Gerico «rappresenta tante persone che, anche oggi, si trovano emarginate a causa di uno svantaggio fisico o di altro genere». Lo ha spiegato il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi si è soffermato sul brano evangelico di Luca che descrive «quel cieco seduto sul bordo della strada a mendicare», perché «un cieco a quei tempi, ma anche fino a non molto tempo fa, non poteva che vivere di elemosina».
«È separato dalla folla, sta lì seduto mentre la gente passa indaffarata nei suoi pensieri e in tante altre cose -, il racconto di Francesco – E la strada, che può essere un luogo di incontro, per lui invece è il luogo della solitudine». «Tanta folla che passa, ma lui è lì solo», ha aggiunto il Papa a braccio. «È triste l’immagine di un emarginato, soprattutto sullo sfondo della città di Gerico, la splendida e rigogliosa oasi nel deserto», ha esclamato ricordando che «proprio a Gerico giunse il popolo di Israele al termine del lungo esodo dall’Egitto: quella città rappresenta la porta d’ingresso nella terra promessa». Di qui l’attualità delle parole pronunciate da Mosè in quella circostanza: «Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso», perché «i bisognosi non mancheranno mai sulla terra».
«Mentre il cieco grida invocando Gesù – aveva una buona voce – la gente lo rimprovera per farlo tacere, come se non avesse diritto di parlare». Con queste parole il Papa ha descritto lo «stridente contrasto» tra la «raccomandazione della legge di Dio e la situazione descritta dal Vangelo» che narra l’episodio del cieco di Gerico. «Non hanno compassione di lui, anzi, provano fastidio per le sue grida», ha commentato Francesco durante l’udienza di oggi. «Quante volte noi – ha poi proseguito a braccio – quando vediamo tanta gente nella strada, gente bisognosa, malata, che non ha da mangiare, sentiamo fastidio! Quante volte noi, quando ci troviamo davanti i tanti profughi e rifugiati, sentiamo fastidio!». «È una tentazione», ha ammonito il Papa sempre fuori testo: «Tutti noi abbiamo questo, tutti, anche io! Per questo la Parola di Dio ci insegna». «L’indifferenza e l’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e non permettono di riconoscere in essi il Signore», la denuncia di Francesco. «Indifferenza e ostilità», ha ripetuto continuando a braccio: «Questa indifferenza, questa ostilità, diventa aggressione, anche insulto – ma cacciateli via tutti questi, metteteli da un’altra altra parte! Questa aggressione è quello che faceva la gente quando il cieco gridava: vai via, non parlare, non gridare!».
«Quando passa Gesù sempre c’è liberazione, sempre c’è salvezza!». Lo ha detto, a braccio, il Papa, per spiegare come al cieco di Gerico, nel momento in cui passa Gesù, «è come se venisse annunciata la sua Pasqua». «Senza lasciarsi intimorire, il cieco grida più volte verso Gesù riconoscendolo come il Figlio di Davide, il Messia atteso che, secondo il profeta Isaia, avrebbe aperto gli occhi ai ciechi», ha raccontato ai 25mila fedeli presenti oggi all’udienza: «A differenza della folla, questo cieco vede con gli occhi della fede», ed è grazie alla fede che «la sua supplica ha una potente efficacia», tanto che «Gesù si fermò e ordinò che lo conducessero da lui», come narra il brano evangelico. «Così facendo Gesù toglie il cieco dal margine della strada e lo pone al centro dell’attenzione dei suoi discepoli e della folla», ha spiegato Francesco. Poi un’altra delle numerose aggiunte a braccio di oggi: «Pensiamo anche noi, quando siamo stati in situazioni brutte, anche in situazioni di peccato, come è stato proprio Gesù a prenderci per mano e a toglierci dal margine della strada della salvezza».
«Da mendicante a discepolo, anche questa è la nostra strada». Con queste parole, pronunciate a braccio al termine della catechesi dell’udienza di oggi, il Papa ha attualizzato il miracolo del cieco di Gerico. «Tutti noi siamo mendicanti – ha proseguito ancora fuori testo – abbiamo sempre bisogno di salvezza. Tutti i giorni dobbiamo fare questo passo: da mendicanti a discepoli». Il punto di partenza di Francesco è stata la domanda: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». «Queste parole di Gesù sono impressionanti», il commento del Papa: «Il Figlio di Dio ora sta di fronte al cieco come un umile servo. Dio si fa servo dell’uomo peccatore». E il cieco, a sua volta, «risponde a Gesù non più chiamandolo figlio di Davide, ma Signore, il titolo che la Chiesa fin dagli inizi applica a Gesù Risorto. Il cieco chiede di poter vedere di nuovo e il suo desiderio viene esaudito». «Ha mostrato la sua fede invocando Gesù e volendo assolutamente incontrarlo, e questo gli ha portato in dono la salvezza», ha spiegato il Papa: «Grazie alla fede ora può vedere e, soprattutto, si sente amato da Gesù».
«Lasciamoci anche noi chiamare da Gesù e lasciamoci guarire da Gesù, perdonare da Gesù, e andiamo dietro a Gesù lodando Dio». È l’invito, pronunciato a braccio, con cui il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi. Nella parte finale del racconto evangelico del cieco di Gerico, ha spiegato Francesco, «il cieco s’incammina dietro al Signore ed entra a far parte della sua comunità. Colui che volevano far tacere, adesso testimonia ad alta voce il suo incontro con Gesù di Nazaret, e tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio». Così, «avviene un secondo miracolo: ciò che è accaduto al cieco fa sì che anche la gente finalmente veda. La stessa luce illumina tutti accomunandoli nella preghiera di lode». «Così Gesù effonde la sua misericordia su tutti coloro che incontra», ha fatto notare il Papa, prima di ribadire ai 25mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro: «Li chiama, li attira a sé, li raduna, li guarisce e li illumina, creando un nuovo popolo che celebra le meraviglie del suo amore misericordioso».
«Il Signore sia vostro maestro interiore che vi guida costantemente sulle vie del bene». È il saluto rivolto oggi dal Papa ai giovani, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto rappresentano il congedo dai fedeli presenti in piazza San Pietro – oggi 25mila – per l’appuntamento del mercoledì. Francesco si è rivolto in particolare ai ragazzi dell’Epicentro giovanile di San Severo e a quelli dell’Istituto penale di Airola. Poco prima, Francesco ha salutato i nuovi sacerdoti della diocesi di Brescia e i seminaristi del Movimento dei Focolari, esortandoli «ad essere sempre più conformi a Cristo Buon Pastore, testimoniando il suo cuore misericordioso». Infine, il saluto ad alcune diocesi italiane accompagnate dai rispettivi vescovi: Albenga-Imperia, Carpi, Chioggia, Oristano, Saluzzo e San Miniato.