Vaccini in calo. In Italia scatta l’allarme rosso. L’appello: servono a proteggere i più deboli

Le vaccinazioni in età pediatrica sono l’intervento più efficace e sicuro per la prevenzione delle malattie infettive, ma in Italia aumentano i genitori che decidono di non vaccinare i propri figli con gravi conseguenze per la salute collettiva. Intanto è in dirittura d’arrivo il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2016-2018. L’appello di Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità: «Vaccinare è un obbligo morale, etico e scientifico. La diminuzione della copertura vaccinale può avere conseguenze drammatiche sui soggetti più vulnerabili».

Costituiscono una delle scoperte scientifiche più importanti dell’umanità; secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) salva nel mondo 5 persone al minuto, eppure, soprattutto negli ultimi tempi, i vaccini vengono messi in discussione da fasce sempre più consistenti dell’opinione pubblica. Il preoccupante calo di vaccinazioni nel nostro Paese sta facendo riemergere malattie ritenute debellate, come la pertosse e la difterite, e in ogni caso espone a gravi rischi i soggetti che non possono essere vaccinati. In questa direzione è da leggersi il richiamo, l’anno scorso, dell’Oms all’Italia dove è sotto accusa in particolare il vaccino pediatrico trivalente contro morbillo, parotite e rosolia.

Imputato di provocare l’autismo, questo vaccino è stato invece “scagionato” qualche giorno fa dalla Procura di Trani che in base al parere di una Commissione di esperti ha escluso qualsiasi correlazione.

Le indagini erano state avviate a seguito della denuncia di una coppia di genitori di figli autistici che attribuivano al vaccino l’insorgere del disturbo. Intanto, contro disinformazione e timori infondati, la Società italiana di pediatria ha pubblicato un “Decalogo antibufale”.

Attualmente il sistema nazionale delle vaccinazioni prevede la suddivisione in due gruppi: quattro obbligatorie, contro difterite, tetano, poliomielite, epatite B; nove raccomandate o facoltative, contro pertosse, morbillo, rosolia, parotite, hi-B, HPV, PCV, meningococco tipo C, varicella. Una distinzione scientificamente fondata? Chi controlla che i vaccini “obbligatori” vengano effettivamente somministrati? E dov’ è il confine tra libertà individuale e responsabilità per l’incolumità degli altri? In attesa del Piano nazionale prevenzione vaccinale 2016-2018, abbiamo chiesto a Walter Ricciardi, presidente dell’ Istituto superiore di sanità e componente del Gruppo di lavoro permanente “Strategie vaccinali” del Consiglio superiore di sanità, di aiutarci a fare chiarezza.

«Tutte le vaccinazioni, ‘obbligatorie’ e non, sono essenziali – spiega Ricciardi – praticamente obbligatorie dal punto di vista morale, etico e scientifico, e sono incluse con cognizione di causa nel nuovo Piano nazionale. Nel 1999 le coperture vaccinali nel nostro Paese arrivavano al 99%, per questo il Parlamento ne ha sospeso l’obbligatorietà ma oggi le vaccinazioni contro poliomielite, tetano, difterite ed epatite B sono scese ben al di sotto del 95%, limite minimo per garantire la cosiddetta ‘immunità di gregge’, ossia la protezione della popolazione; per quelle contro morbillo, parotite e rosolia siamo a malapena sopra l’80%».

Scendere sotto le soglie minime fa aumentare il rischio che bambini che per motivi di salute non possono essere vaccinati si ammalino, che si verifichino epidemie importanti, che malattie ‘scomparse’ non vengano identificate e curate in tempo. Per questo Emilia Romagna, Toscana e Lombardia stanno valutando l’opportunità di reintrodurre l’obbligatorietà dei vaccini come condizione per l’accesso a scuola, a partire dall’asilo nido. Un’ipotesi condivisa dal presidente dell’Iss: «Oggi in Italia sono migliaia i bambini sani non vaccinati, e questo mette a rischio non solo loro ma anche 1.500 loro coetanei malati di leucemia e 5mila immunodepressi. Seimila bambini che non potendo essere sottoposti ad alcune vaccinazioni rischiano ogni giorno il contagio e la vita. Il morbillo, in particolare, può essere per loro letale».
Da Ricciardi l’invito ai genitori «vittime inconsapevoli della propaganda di chi tutela interessi altrui», a «mettersi una mano sulla coscienza», ma l’appello è rivolto anche ai medici e agli operatori sanitari “antivaccini”, e ai media. Il presidente dell’Iss si riferisce ad alcune recenti trasmissioni televisive: «Il servizio pubblico dovrebbe astenersi da questo tipo di disinformazione che disorienta i cittadini, e spiegare invece che la mancata vaccinazione crea un rischio enormemente più alto rispetto a quello temuto di eventuali effetti collaterali». Quanto ai pediatri, fortunatamente una minoranza, «occorre informarli e formarli, ma in caso di ‘recidiva’ dovrebbero essere deferiti all’Ordine dei medici». Nel Piano nazionale più vaccini per tutti. Che cosa prevede, in sintesi, il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2016 – 2018? «Un ampliamento dell’offerta vaccinale del Ssn e la garanzia di accesso a vaccini di elevata qualità per tutta la popolazione. In programma, fra l’altro, l’allargamento della vaccinazione antivaricella a tutti i neonati ora offerta solo in alcune regioni; il vaccino per proteggere gli anziani dalla polmonite; l’offerta del vaccino anti Hpv non solo alle ragazze dodicenni ma anche ai coetanei maschi». Il Piano «è stato approvato qualche mese fa da Stato e Regioni ed ora il ministero dell’Economia ha di fatto autorizzato l’aumento della spesa dai 250 milioni del precedente ai quasi 600 dell’attuale. Manca solo un ultimo adempimento formale, ma i tempi per il via libera saranno brevissimi».