Le elezioni amministrative. L’ansia del nuovo e le possibili delusioni

Foto: la neo-eletta sindaco di Roma, Virginia Raggi

La valanga di commenti che ha fatto seguito alle elezioni amministrative si spiega, per tutto quello che il voto significa, non solo per le città direttamente interessate, ma per l’Italia intera. Vale la pena di richiamare alcuni tratti più “generali”, più di cultura, di morale pubblica se si vuole.

NON UNA AMMINISTRAZIONE BUONA, MA UNA AMMINISTRAZIONE NUOVA

Pietro Fassino, il sindaco PD di Torino, sconfitto dalla 5Stelle Appendino, ha fatto una considerazione inoppugnabile. Tutti hanno riconosciuto la buona qualità della mia amministrazione, ha detto in sostanza Fassino. Ma le destre hanno votato in massa i 5Stelle e la mia lista è stata sconfitta. Dunque si è autorizzati a trarre una prima conseguenza che non riguarda solo Torino. Non si vota per una buona amministrazione, ma per una amministrazione nuova, diversa dalla precedente. In altre parole, parole note e ripetute: si è trattato di un altro capitolo di quella ondata ormai inarrestabile che si chiama voto di protesta. Per cui la Raggi e la Appendino saranno anche brave. Ma sono state votate non perché brave ma perché nuove rispetto a Fassino e rispetto allo stesso Giacchetti. E nella mentalità di molti elettori, essere nuovi signfica automaticamente essere bravi.

CAMBIARE TUTTO PUÒ SIGNIFICARE NON CAMBIARE NIENTE

Adesso, però, chi è stato votato perché nuovo deve dimostrare di essere anche bravo. E non nel governare una amministrazione qualsiasi, ma amministrazioni complicate come quelle di Roma e Torino. “Cambiamo tutto” hanno detto 5Stelle a proposito di Roma. Slogan perfetto per rispondere all’ansia di novità. Ma che cosa significa poi, nella concreta amministrazione cittadina, cambiare tutto? Il rischio infatti è quello noto: si annuncia solennemente di cambiare tutto e poi, constatato che è difficile cambiare tutto, ci si sente giustificati a non cambiare niente. La politica, come si sa, e la buona amministrazione non sono fatte di sogni.

Perché, alla fine poi, chi paga come sempre sono i cittadini. I quali, scocciati per una amministrazione che non andava, ne hanno scelta una nuova. Se anche questa delude, i cittadini potrebbero essere derubati non solo del sogno di una amministrazione tutta nuova, ma anche semplicemente di una amministrazione. E a quel punto non saprebbero neanche più contro chi protestare.