Bambina in rianimazione per colpa di una dieta vegana. Il nutrizionista: attenzione ai regimi alimentari troppo ristretti

Dieta vegana, attenzione ai bambini. Chiara, una bambina di due anni è stata ricoverata in rianimazione all’Ospedale Gaslini di Genova. I suoi genitori, vegani per scelta, come circa quei 700mila italiani (in crescita costante ogni anno) che escludono dalla loro dieta ogni alimento di origine animale, avevano deciso di far seguire anche alla figlia il loro regime dietetico. La conclusione è stata che alla piccola, giunta in condizioni gravissime al Pronto Soccorso dell’Ospedale pediatrico genovese, è stata riscontrata una forte carenza di vitamina B12, peso inferiore al percentuale di riferimento, scarsa reattività e movimenti rallentati. Ora la bambina è fuori pericolo ed è stata trasferita in clinica pediatrica, ma il caso è stato segnalato agli assistenti sociali e sulla vicenda potrebbe intervenire anche il Tribunale dei Minori. Dopo Belluno e Firenze, quello di Chiara è il terzo caso di un piccolo paziente ricoverato al Pronto Soccorso pediatrico in gravi condizioni a causa  dell’alimentazione.

Un tema dunque attualissimo e scottante quello dei “bimbi vegani”, considerato che nel nostro Paese l’8% delle persone che fa la spesa segue una dieta esclusivamente “cruelty free”, infatti, sugli scaffali dei supermercati la presenza di prodotti destinati a vegetariani e vegani è in continuo aumento: bevande di riso, soia, avena e altre in sostituzione del latte, oppure prodotti a base di legumi, seitan e tofu per apportare le proteine necessarie alla dieta in assenza della carne. I motivi della scelta sono legati ad aspetti etici, ambientali e di salute.

Il Prof Luca Piretta, medico chirurgo, specialista in Gastroenterologia, Endoscopia Digestiva e in Scienza della Nutrizione Umana, precisa che «i neonati “vegani” vanno incontro a una serie di problemi, perché tutto lo sviluppo sia del sistema nervoso, neurologico e di crescita di tutti i tessuti può essere deficitario. Normalmente con un’alimentazione prevalentemente vegetale è difficile che si raggiungano i livelli di carenza ma un vegano che non assume nessun alimento di origine animale è più rischio. Per essere vegani bisogna studiare tanto, occorre documentarsi e fare attenzione a non andare incontro a carenze vitaminiche, perché non tutte le persone studiano e si documentano tanto. Di solito i vegani lo fanno ma siccome la moda del veganesimo si è estesa, non tutti quelli che sono diventati vegani sono persone assolutamente consapevoli di quello che fanno».

Dottor Piretta, in quali alimenti è presente la vitamina B12?

«La vitamina B12 è presente in via principale negli alimenti di origine animale, quindi carne, uova, pollo, pesce, formaggi. In natura nei prodotti di origine vegetale la vitamina B12 è presente solo in alcune alghe come la spirulina, che però è una fonte assolutamente ridicola nella nostra alimentazione. È chiaro che un vegano che non assume nessun alimento di origine animale necessariamente deve fare un’integrazione di vitamina B12. Questo per chi non lo fa comporta dei rischi, perché l’assenza di questa vitamina, fondamentale per la crescita dei tessuti e in particolare dei globuli rossi soprattutto nei neonati o nell’età adolescenziale, mette a rischio lo sviluppo e la crescita dei bambini, oltre a creare loro una forte anemia. Oltretutto l’assenza di vitamina B12, che fa funzionare in modo limitato anche l’acido folico presente nei prodotti di origine vegetale, provoca un fattore di rischio per le malattie cardio-vascolari. Aumenta per esempio l’omocisteina, un amminoacido contenente zolfo, il quale se presente in eccesso nel circolo sanguigno causa danni addirittura superiori rispetto al colesterolo».

L’alimentazione vegana non è legata strettamente alla dieta ma a un approccio etico, a quello che decidiamo di mettere nel piatto. In questo periodo in Italia quasi una persona su dieci fa a meno della carne. È difficile compensare l’assenza di carne, latte e uova?

«No, non è difficile, si può tranquillamente non mangiare mai carne da un punto di vista nutrizionale, correndo ai ripari con il pesce, compensando le proteine dei legumi con quelle dei cereali che insieme possono sopperire agli aminoacidi mancanti, però è un po’ faticoso».

Perché privarsi di un alimento che offre delle garanzie nutrizionali quando c’è a disposizione?

«Se una persona lo fa per ragioni etiche, religiose, ecc… non dico nulla, ciascuno è libero di fare ciò che gli pare. Se la scelta è nutrizionale allora il discorso cambia perché fa male alla salute mangiare la carne tutti i giorni ed è un rischio per il tumore del colon. Mangiare più di 150 grammi al giorno di carne, è dimostrato da innumerevoli studi scientifici fa male alla salute. Tutti questi studi scientifici sono quelli che hanno portato l’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) a inserire la carne lavorata, processata (wurstel per esempio), come fattore di rischio sicuro per il tumore. La dieta mediterranea propone il consumo di carne rossa una o due volte al massimo per settimana. Se si consuma la carne rossa in questa entità si mette da una parte al riparo da eventuali carenze, non solo di vitamina B12, senza incorrere nell’aumentato rischio di tumore al colon. Questo è il buon senso che andrebbe seguito. La demonizzazione di un singolo alimento come la carne è una cosa sbagliata come promuovere il consumo della carne tutti i giorni. Quando parliamo di educazione alimentare ci riferiamo proprio al fatto che si dovrebbe imparare non i cibi sì e quali no ma ciò che fa bene e quello nocivo. A parte i funghi velenosi non esiste nessun alimento che fa male tout court, bisognerebbe imparare a mangiare tutto e come consumarlo al meglio. Pensiamo inoltre ai benefici sociali e psicologici che si hanno facendo un’alimentazione variata, quanti più cibi utilizziamo meglio è per noi. Siccome poi il nostro benessere è vincolato alla salute del microbiota intestinale, insieme dei batteri che si trovano nell’intestino, quando mangiamo una cosa sola nutriamo un tipo specifico di batteri e non altri, ma avere nel nostro intestino una colonia di batteri dominanti non ci fa bene, mentre un’alimentazione variata permette anche di migliorare il microbiota. Variata come? Seguendo la dieta mediterranea, questo si è rivelato essere salutare per noi italiani, o meglio per gli abitanti del bacino mediterraneo, che è sostanzialmente una dieta semivegetariana: vegetali, frutta, verdura e cereali, con quantità ridotte di carne, formaggio e pesce. Quindi la dieta mediterranea ha l’intelligenza di offrire una dieta prevalentemente vegetale, senza rinunciare ai benefici che si hanno consumando una certa quantità delle proteine di origine animale».

Cosa mangiano i bambini vegani? 

«Mangiano cereali, riso, pasta, avena, mais, orzo, frutta e verdura. Anche legumi e soia però l’eccesso di queste cose in carenza di altre proteine può creare delle problematiche. Non le crea a tutti, vi sono bambini vegani sanissimi. Chi mangia vegano rischia di andare incontro a una carenza di calcio, che si trova nel latte, formaggio e derivati, elemento essenziale per la salute e la vita soprattutto nelle fasi di crescita: ossa, muscoli del cervello, ecc… Un’altra carenza alla quale vanno incontro i vegani riguarda la vitamina D».