Monsignor Galantino: «La Gmg non è una gabbia dorata per i giovani, ma una provocazione per tutti»

«La relazione è davvero uno degli aspetti più autentici dell’uomo e quando i legami entrano in gioco, le persone tirano fuori da se stesse la parte migliore». È quanto scrive monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, in un suo intervento pubblicato ieri dal quotidiano “Avvenire”. Parlando della Giornata mondiale della gioventù (Gmg), monsignor Galantino invita ad andare oltre «l’immagine di una spianata ripresa dall’elicottero» con «migliaia e migliaia di puntini colorati» e a scendere «con un po’ di coraggio dall’elicottero» perché se «si provasse a passeggiare tra i ragazzi, allora si avrebbe più di una gradevole sorpresa». Per il segretario generale della Cei, «l’entusiasmo dei giovani è molto contagioso: difficile vederli con il broncio». «Anzi è interessante notare che a loro basta essere vicini, gli uni accanto agli altri, per far fiorire un sorriso sulle labbra», aggiunge Galantino, secondo cui «a qualcuno questo potrebbe sembrare troppo poco: un raduno di carattere religioso deve avere motivazioni più ‘forti’». «Invece no -, ammonisce, perché – l’etimologia stessa di ‘religione’ ha molto a che fare con il concetto di legame; e questo – oggi – è un nodo attualissimo e centrale». «Quando Giovanni Paolo II, più di trent’anni fa, inventò questa forma di incontro con i giovani del mondo lo fece dicendo esplicitamente che il raduno avviene attorno alla Croce di Cristo», ricorda Galantino, per il quale «oggi tornare nella sua Polonia non può farci distogliere lo sguardo da questioni che, proprio nel cuore dell’Europa, si possono risolvere in tanti modi: da una chiusura senza appello a una apertura senza riserve ai fratelli poveri che bussano alle porte di un mondo, per loro, da autentico sogno».
«Se vogliamo, desideriamo, speriamo che i giovani leghino la propria esistenza alla vicenda di Gesù e al Vangelo, dobbiamo avere la coerenza di chiederci come la viviamo noi adulti; padri e madri chiamati a essere per loro i primi testimoni di fede». Lo afferma monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, in un intervento riguardante la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) pubblicato ieri dal quotidiano “Avvenire”. Per monsignor Galantino «sarebbe uno spreco considerare la Gmg una ‘gabbia dorata’ riservata ai giovani» perché invece «rimane una provocazione per tutti». «La loro capacità di creare empatia, l’entusiasmo nell’incontro fra persone che appartengono a lingue e culture diverse, il senso così profondo dell’affidamento e dell’amicizia sincera con il Signore e fra di loro – osserva il segretario generale della Cei – ci dicono che è ancora possibile un’umanità fraterna che nasce attorno alla Croce di Gesù». «A patto che tutto questo diventi un impegno per tutti, nessuno escluso -, osserva Galantino, per il quale – questa sarà una Gmg che, pur ripartendo dalla terra del Papa che l’ha inventata, avrà caratteri davvero nuovi e inediti». «È la prima vera Gmg di Papa Francesco, con la prima vera generazione di nativi digitali e di giovani che riconoscono sempre meno la Chiesa nelle sue strutture e dichiarano sempre più la loro ammirazione per i testimoni credibili». «Primo fra tutti proprio Papa Francesco -, aggiunge Galantino, per il quale – il legame di amicizia e stima reciproca fra il Papa e i giovani è assicurato -. Poiché «il Vangelo esige una quotidiana fraternità che si esprime nel modo di vivere la città, la storia, la convivenza umana”, riconosce Galantino, “se ci sta ancora a cuore la vita dei nostri figli e la presenza del Vangelo nel mondo, non possiamo lasciare che tutto questo sia un peso caricato sulle spalle di un uomo solo». Per questo «la sua autenticità e il suo entusiasmo ci chiamano a condividere la fede di fronte a questi giovani e al mondo intero», conclude.