Viaggio sulle Orobie: un itinerario sulle cime della Valfurva nei luoghi della Grande Guerra

In Viaggio sulle Orobie: un itinerario – presentato nei giorni scorsi alla Domus – che dal 6 al 10 luglio toccherà le cime della Valfurva e i luoghi della Grande Guerra come i rifugi Forni,Branca, Pizzini e V alpini. Il programma prevede conversazioni, spettacoli e concerti che si terranno di volta in volta nelle mete raggiunte. Emanuele Falchetti, giornalista, ha aperto la conferenza presentando i partecipanti della comitiva che prenderà parte alla spedizione, prima tra tutti la campionessa italiana di sci Deborah Compagnoni, che sulla Val Furva ha cominciato a muovere i primi passi sportivi e della quale è rimasta sempre molto legata. Poi il grande alpinista Mario Curnis e le guide Hervé Barmasse e Marco Confortola che terrà le redini del gruppo. Ci saranno anche i giornalisti Lorenzo Cremonesi e Umberto Isman (fotografo che alla grande guerra ha dedicato parte del suo lavoro), il professore di filosofia Dimitri D’Andrea, il direttore dei programmi di Radio Popolare Claudio Agostoni, il dirigente e viaggiatore bergamasco Stefano Viganò, la documentarista Alessandra Locatelli, il medico e alpinista Annalisa Fioretti; il gruppo di giovani musicisti bergamaschi Verbal che rileggeranno dal punto di vista musicale la spedizione Duca di Spoleto al Karakorum del 1929, filmato d’epoca abbinato a suoni più attuali. Altro musicista sarà Martin Mayers. La blogger Simonetta Radice racconterà quotidianamente il viaggio. Tradizione quella dei blogger cominciata l’anno scorso con il vincitore del blog contest. Il giovane chef Michele Sana, cucinerà per tutti basandosi sugli ingredienti poveri delle razioni del soldato. Presenza insolita ma preziosa quella dell’attore Stefano Panzeri che reinterpreterà tra il comico e il drammatico le memorie di un vecchio soldato analfabeta in una lingua tra il siculo e un italiano improvvisato. Emanuele Falchetti ha illustrato poi le tappe del viaggio: si partirà dalla prima giornata in Santa Caterina, sullo scenario grandioso dei rifugi Forni e Branca dove ci saranno anche gli amici del Parco nazionale dello Stelvio. Il secondo giorno la comitiva farà tappa al Rifugio Pizzini ed entrerà nel contesto della Grande guerra attraverso varie testimonianze; poi salirà al Rifugio Casati, balcone incredibile, il più alto che tutta la comitiva andrà a toccare. Il terzo giorno i nostri si troveranno sul Passo Zebru, mentre l’ultimo giorno per la discesa utilizzeranno la bicicletta. Marco Confortola, profondo conoscitore della Valfurva ma con un occhio attento anche ai segni della memoria, ricorda il lavoro presso lo zio Testorelli durante il quale scoprì le cartine che gli servirono poi per scoprire i luoghi segreti della valle e rimarca con orgoglio le vette più alte raggiunte durante la sua carriera: con l’ascensione del Makalu, nei mesi scorsi, ha raggiunto il suo nono ottomila.

Annalisa Fioretti, medico e alpinista, ci parla invece della sua esperienza al Lhotse nel 2015 durante la quale si trovò ad affrontare da vicino la disperata situazione del terremoto in Nepal e ci parla di un’amicizia sfociata poi in collaborazione con una ragazza italiana che lì conduce una Onlus durante la quale sono state realizzate serate di raccolta fondi; queste esperienze hanno portato anche alla scrittura di un libro. Annalisa ha inoltre creato una Onlus ‘Il nodo infinito’ con la quale porta avanti progetti di solidarietà nei distretti più remoti del Paese. Ruggero Meles esperto scalatore della Grigna e partecipante di più edizioni del “Viaggio sulle Orobie” ha ricordato che questa esperienza cresca di anno in anno. Umberto Isman, fotografo professionista e giornalista, che partecipa per la prima volta a questo evento ritorna sui temi della guerra parlando dell’esperienza del nonno, ragazzo del 1899, che ha combattuto entrambe le guerre: volontario sul fronte del Piave a diciassette anni e poi mandato in Russia, partecipò anche alla resistenza. In chiusura divertente e coinvolgente è stato il monologo dell’attore Stefano Panzeri che ha scartabellato le memorie ( recuperate all’istituto diaristico internazionale) di un altro grande soldato del 1899, Vincenzo Rabito, più di mille pagine scritte di getto con la macchina da scrivere ad interlinea zero da quest’ uomo, con una particolarità: era analfabeta; quindi la lingua è un tentativo di italiano riuscito veramente male, infarcito di sicilianismi. L’ascesa di Stefano, più faticosa di ottomila metri, sarà quella di raccontare tutte le pagine in 3 monologhi: prima parte dal ’99 al ’18, seconda fino al’43 perché la sua esperienza finisce quando hanno “trasuto gli americani” e poi la terza parte fino al sessantotto. L’attore ha diffuso queste memorie anche all’estero, in Argentina e Uruguay. Il breve monologo di Stefano è cominciato con la descrizione della vita stile famiglia ‘Malavoglia’ del genitore del soldato:”La sua vita fu molto male tretata, molto travagliata, molta disprezzata”, e della madre rimasta vedova la quale: “Senza pensare più alla bella vita che avesse fatto una donna con il marito, solo pensava che aveva li sette figli da campare e per dare glie da mangiare” e finisce con una massima filosofica come: “Ma il padre eterno quelli che vogliono vivere onestamente, invece di aiutarli, li fa morire”.