Sono 10 le parrocchie che compongono il Vicariato urbano Sud Ovest, uno dei tre della città. A guidare la vita pastorale di questa zona sono una ventina di sacerdoti fra cui tre direttori di oratorio. Vicario locale è don Andrea Mazzucconi che, prima di essere prevosto della parrocchia di San Tomaso è stato parroco in alta valle Brembana per nove anni, di cui tre come vicario locale. «Le differenze tra un vicariato di montagna e uno di città sono evidentemente enormi. – osserva – In città le distanze fra un punto e l’altro del vicariato sono minime. In montagna tra una parrocchia e l’altra ci sono anche più di quaranta chilometri. Paradossalmente però in montagna si è più disposti a muoversi. Si fatica di più a spostarsi in città per condividere alcune iniziative pastorali. Le grandi parrocchie sono più abituate a sussistere da sole, ad essere più autonome e autosufficienti su tutti i fronti». La pastorale vicariale ha mosso in questi anni alcuni passi importanti, unendo le parrocchie per il corso per i fidanzati, per la preparazione alla Cresima degli adulti, per il percorso dei laici sull’accompagnamento delle famiglie al Battesimo e per alcune iniziative legate alla formazione e alla pastorale dei ragazzi. L’ambito caritativo è quello che maggiormente unisce attraverso la commissione Caritas. «Caritas e famiglia sono i due temi che ci trovano più spesso uniti a livello vicariale» dice don Andrea. In città si parla già da alcuni anni della possibilità di un vicariato cittadino, che unisca i tre attuali vicariati. La proposta di un vicario unico per la città era emersa anche durante le discussioni del Sinodo diocesano. «I sacerdoti – spiega don Mazzucconi – attualmente si incontrano attorno al ‘Tavolo parroci’ e anche curati e parroci hanno dato il via a incontri comuni a livello cittadino. È un dialogo importante che ci mette in cammino su una strada condivisa». Don Mazzucconi osserva come sull’idea del vicariato unico si stia arrivando ad una sempre maggiore coesione. «Se ne parla e si avverte come necessario e possibile lavorare insieme. Dal dialogo e dal confronto continuo nasce una più facile collaborazione. L’eventuale prospettiva di un vicariato unico nascerebbe all’interno di un’unità già esistente che è quella amministrativa. Apparteniamo tutti alla città e questa comune appartenenza ci pone davanti alle istituzioni con questioni e istanze comuni. La dimensione vicariale non annulla le identità ma fa crescere le comunità».