Dalla Turchia alla Francia. La crisi che denunciamo in Italia è ovunque

Foto: il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump

Gli avvenimenti grandi, nel bene e nel male, servono se non altro a restituire la giusta misura alle cose. Quante volte si è parlato dell’Italia “anomalia” tra i Paesi civili per il livello dei suoi politici e del suo dibattito culturale? Quante volte si è sentito ripetere che in nessun’altra nazione avrebbero ottenuto sèguito e successo figure improbabili e impresentabili?

NEGLI USA TRUMP

Le vicende degli ultimi tempi sembrano smentire certe visioni troppo drastiche. Basta pensare agli Stati Uniti, dove la scena pubblica è dominata da un personaggio macchiettistico, che non conosce tabù e pudore (Trump), e una signora senz’altro preparata, ma nota pur sempre grazie al cognome del marito (Clinton). La  campagna elettorale ha toccato livelli – si è persino evocata la fucilazione dell’avversario – che mai si sono raggiunti nemmeno da noi, nemmeno nelle battaglie più cruente degli ultimi vent’anni o nelle lotte ideologiche della Prima Repubblica. Cosa si sarebbe detto se una situazione come quella americana avesse preso corpo in Italia? Alla meno peggio, si sarebbe deplorata la situazione disperante della nostra politica, “indegna – è il motivo ricorrente – di un Paese davvero civile”. Non è poi il caso di evocare tragici eventi e improponibili  protagonisti che hanno costellato la campagna pro e contro Brexit, o l’incapacità patente di leader (?) europei nel gestire gravi problemi comuni.

IN ITALIA SI VA MALE. ALTROVE NON SI VA BENE

La lezione è semplice: la politica italiana non sta bene, ma nel resto del mondo non va molto meglio. Non bisogna per questo assolvere i nostri difetti, ma evitare di sentirsi immancabilmente unici nel peggio. Non siamo soli al mondo, anche nel negativo: sarebbe meglio ricordarlo quando da noi si perde il senso della misura, dipingendo scenari apocalittici e ricorrendo a parole troppo grosse.

BERLUSCONI E IL “REGIME”

A proposito di senso della misura: non sono pochi quelli che, in questa lunga vigilia referendaria, paventano il “regime”, termine a cui ormai siamo persino assuefatti, visto che in Italia si rischia il regime giorno sì e l’altro pure. Della riforma si può pensare tutto e il contrario di tutto, ma se ci si guarda un po’ in giro – non serve andare lontano, basta voltarsi verso la Turchia – si capisce benissimo che il regime è un’altra cosa, e una cosa tragica e serissima, da non confondere con la farsa in cui a volte si risolvono i dibattiti politici. Fa specie, per esempio, che proprio chi è stato tacciato per anni di voler dare vita a un regime (Berlusconi), ora cada sconsideratamente nello stesso errore: ridicola accusa allora, ridicola accusa oggi.