Cracovia. Papa Francesco e i giovani in dieci frasi

Ad attendere il Papa a Cracovia ci saranno tra un milione e mezzo e due milioni di giovani, provenienti da 187 Paesi. Cosa dirà Francesco? Abbiamo azzardato una raccolta di “dieci frasi”, tra quelle pronunciate a braccio in questi tre anni, aspettandolo in Polonia. Dal “fare chiasso”, pronunciato tre anni fa nella sua prima Gmg, allo “sporcatevi le mani” raccomandato ad alcuni studenti romani un mese fa. Sono alcune espressioni, sotto forma d’imperativo gioioso, rivolte ai giovani e pronunciate esclusivamente a braccio, come Francesco ama fare quando risponde alle loro domande o aggiunge un po’ di pepe ai suoi discorsi, lasciando da parte il testo scritto preparato per l’occasione. Abbiamo provato a stilare una raccolta di “dieci frasi”, in attesa di altre sorprese “fuori programma” che Papa Francesco potrà riservarci nei giorni della Gmg di Cracovia, durante i due incontri al Parco Jordan di Blonia (la cerimonia di accoglienza di giovedì 28 luglio e la Via Crucis di venerdì 29) e al Campus Misericordiae (la Veglia di sabato 30 e la Messa conclusiva di domenica 31). A fare il tifo per Francesco – stando alle previsioni ufficiali – si prevede una platea che oscilla tra il milione e mezzo e i due milioni di giovani, provenienti da 187 Paesi.

Spero che ci sia chiasso

“Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della gioventù: spero che ci sia chiasso. Qui ci sarà chiasso, ci sarà. Qui a Rio ci sarà chiasso, ci sarà. Però io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi” (25 luglio 2013, Gmg di Rio de Janeiro).

Non guardate dal balcone la vita

“Non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Voi… Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non guardate dal balcone la vita” (27 luglio 2013, Gmg di Rio de Janeiro).

Non bevete “frullato” di fede

“C’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete ‘frullato’ di fede. La fede è intera, non si frulla” (25 luglio 2013, Gmg di Rio de Janeiro).

Non giovani da museo, ma giovani santi

“Non dobbiamo avere la psicologia del computer che pretende di sapere tutto. Tutte le risposte sono nel computer, nessuna sorpresa. Non giovani da museo, ma giovani santi e per essere santi bisogna usare tre linguaggi: pensare bene, sentire bene, fare bene. E lasciarci sorprendere dall’amore e questa è la buona vita” (18 gennaio 2015, viaggio in Sri Lanka e Filippine).

Vivere, non vivacchiare

“È brutto vedere un giovane fermo, che vive, ma vive come un vegetale. A me danno tanta tristezza al cuore i giovani che vanno in pensione a 20 anni! Sì, sono invecchiati presto… Vivere, non vivacchiare!” (21 giugno 2015, viaggio a Torino).

Sognate grandi cose

“Sognate grandi cose. Sognate che con voi il mondo può essere diverso. Se voi date il meglio di voi stessi aiutate il mondo a essere diverso. Non dimenticare, sognate”. “Le persone hanno due occhi, uno di carne e uno di vetro. Con l’occhio di carne vediamo quello che guardiamo. Con l’occhio di vetro vediamo ciò che sogniamo” (20 settembre 2015, viaggio a Cuba).

Impariamo a piangere

“Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? O il mio è il pianto capriccioso di chi piange perché vorrebbe avere qualcosa di più? Questa è la prima cosa che vorrei dirvi: impariamo a piangere” (18 gennaio 2015, viaggio in Sri Lanka e Filippine).

Siate casti, siate casti

“In questo mondo, in questo mondo edonista, in questo mondo dove soltanto ha pubblicità il piacere, passarla bene, fare bene la vita, io vi dico: Siate casti, siate casti” (21 giugno 2015, viaggio a Torino).

Bisogna andare controcorrente

“Non vogliamo giovani smidollati, giovani del fin qui e non di più, né sì né no. Non vogliamo giovani che si stancano subito e vivono stanchi, con la faccia annoiata. Vogliamo giovani forti. Vogliamo giovani con speranza e con fortezza. Perché? Perché conoscono Gesù, perché conoscono Dio. Perché hanno un cuore libero. Però per questo ci vuole sacrificio, bisogna andare controcorrente. Le Beatitudini che abbiamo letto poco fa sono il progetto di Gesù per noi. Ed è un progetto controcorrente. Gesù vi dice: ‘Beati i poveri in spirito’. Non dice: ‘Beati i ricchi, quelli che accumulano soldi’. No. I poveri in spirito, quelli che sono capaci di avvicinarsi e comprendere chi è un povero. Gesù non dice: ‘Beati quelli che se la passano bene’, ma dice: ‘Beati quelli che hanno la capacità di affliggersi per il dolore degli altri’” (12 luglio 2015, viaggio in Ecuador, Bolivia e Paraguay).

Chi non rischia non cammina

“La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. ‘Ma se sbaglio?’. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo, ferma: quello è lo sbaglio, lo sbaglio brutto, la chiusura. Rischia. Rischia su ideali nobili, rischia sporcandoti le mani, rischia come ha rischiato quel samaritano della parabola. Quando noi nella vita siamo più o meno tranquilli, c’è sempre la tentazione della paralisi. Non rischiare: stare tranquilli, quieti… Avvicinati ai problemi, esci da te stesso e rischia, rischia. Altrimenti la tua vita lentamente diventerà una vita paralitica; felice, contenta, con la famiglia, ma lì, parcheggiata. È molto triste vedere vite parcheggiate; è molto triste vedere persone che sembrano più mummie da museo che esseri viventi” (Incontro a Villa Nazareth, 18 giugno 2016).