Così la stanchezza scompare non appena arriva Papa Francesco: “Devi decidere: o tu vinci la vita o lei ti vince”

Colori. Tanti colori. E occhi. Tanti occhi. Occhi di ogni tipo, forma, colore. Occhi che ti guardano sorridenti. Occhi italiani e occhi stranieri, che vengono da lontano. Chissà quanti chilometri hanno fatto. Mi hanno sempre affascinato gli occhi. Perché nascondono dietro un mondo. I chilometri fatti, la stanchezza, le speranze. Ora mentre sto scrivendo c’è un ragazzo che – sdraiato sul suo sacco a pelo – fissa il soffitto. Magari pensa a quella ragazza bionda che scherza con le amiche davanti a lui. Oppure sta pensando come me alla giornata appena trascorsa. Una giornata intensa. Iniziata con una catechesi itinerante che ci ha portato dalla basilica di Miechow a Cracovia per partecipare poi alla festa degli italiani. Ero curiosa. E a tratti un pò disillusa. Tante ore tra file, treni, tram. “Facciamo l’appello”. “OK, ci siamo tutti.” “No, mancano Alberto e Tommaso” “Andranno con l’altro curato. Dobbiamo andare”. La GMG è anche allenamento di nervi. Bisogna fare attenzione ovunque. Stare attenti il martedì mattina a Cestokowa, fare in fretta, essere “compatti ed efficienti” come mi sono sentita spesso dire in questi giorni. E fare attenzione anche mercoledì al santuario, essere organizzati, andare a prendere il pasto e anche il posto. Ero arrivata a sera davvero stanca. Aveva piovuto. C’era tanta gente. Avevamo mangiato poco. Poi dopo la cena ci siamo sistemati davanti al palco per l’inizio della festa. Pensavo sarei rimasta seduta tutto il tempo. Appena iniziata la festa, con musica, canti e balli, è stato un tripudio di colori, di voci, di visi. Di occhi. Che belli questi occhi. Poi, come per mangia, sullo schermo appare il Santo Padre e tutte quelle urla sono sparite. Centinaia, migliaia di persone in silenzio. Ricordo solo poche parole: “Nella vita ci sono cose belle e cose brutte. Devi decidere: o tu vinci la vita o lei ti vince”. Conclusione perfetta. Ora cerco di dormire. Oppure continuo a fissare il soffitto come quel ragazzo vicino. Chissà a cosa sta pensando.