È di 247 morti (e purtroppo il bilancio potrebbe aggravarsi ancora) e centinaia di feriti e dispersi il bilancio provvisorio riferito dalla Protezione civile nella mattina del 25 agosto del forte sisma di magnitudo 6.0 che nella notte del 24 ha colpito con violenza una vasta area tra Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria, il cuore del Paese. La prima scossa, fortissima, alle 3.36 del mattino ha svegliato migliaia di persone, sentita molto forte da Bologna fino a Napoli, distintamente a Roma.
L’epicentro del terremoto è nei pressi di Accumoli, in provincia di Rieti, nel Lazio, a soli 4 chilometri di profondità, un paese equidistante da Amatrice (il cui orologio della torre è fermo all’ora del terremoto) sempre in provincia di Rieti e Norcia, in Umbria. Nell’area ci sono stati altri movimenti sismici successivi, con scosse più forti di magnitudo 5,1 alle 4.32 e 5.4 alle 04.33 con epicentro a 5 chilometri da Norcia. Moltissime le chiamate alla Protezione Civile e ai vigili del fuoco da tutto il centro Italia.
Il terremoto di questa notte nell’Italia centrale «è paragonabile, per intensità, a quello dell’Aquila», ha dichiarato il capo del Dipartimento Protezione Civile Fabrizio Curcio. E proprio ad Accumoli, dove ci sarebbero sei morti, e nella vicina Amatrice si registrano i danni più gravi. Il paese è isolato, le abitazioni quasi tutte rase al suolo, si scava a mani nude e i morti sono già 6, ad Amatrice 5 vittime, 10 nelle Marche a Pescara del Tronto (Ascoli Piceno). Vengono, però segnalate molte persone sotto le macerie e il bilancio delle vittime è destinato a salire.
«Decine di vittime, tanti sotto le macerie, stiamo allestendo un luogo per le salme», è l’eloquente frase del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, il quale già a poco più di un’ora dal terremoto raggiunto telefonicamente da Rainew24 diceva «è un dramma, ci sono dei morti. Ci sono persone sotto le macerie, è un macello. Metà paese non c’è più». Distrutta la chiesa del caratteristico borgo, finora celebre in tutto il mondo per il sugo all’amatriciana, qui anche l’ospedale risulta inagibile. Il sacerdote Franco Gammarota, che sta collaborando ai soccorsi, parla di almeno sei cadaveri estratti dalle rovine di Amatrice, numero confermato anche dal presidente della Regione Nicola Zingaretti, accorso sul posto. «Temo che il numero sia provvisorio. Questo è il momento più drammatico, quello in cui si sta scavando. Sono in campo tutti: carabinieri, polizia, vigili del fuoco, Esercito, Anas, Astral. Da stanotte è attivo il dispositivo di soccorso con un punto di prima accoglienza sanitaria. Elicotteri e ambulanze stanno facendo la spola con gli ospedali di Rieti e Roma, dove sono stati portati già alcuni feriti. Intanto la protezione civile sta allestendo due tendopoli».
In paese ci sarebbero anche dei turisti bloccati fra le macerie dell’Hotel Roma. Mentre un gruppo di rifugiati afgani sta disperatamente cercando di salvare due donne loro connazionali disperse sotto le macerie della loro casa distrutta. Crollato il campanile di Castelluccio di Norcia. Evacuato l’ospedale di Amandola, in provincia di Fermo, nelle Marche, gravemente danneggiato. I vigili del fuoco parlano di danni anche a Gualdo e Mogliano nel Maceratese.
Sono attivi i numeri della Protezione Civile: 840840 e 803555.
Una frana sarebbe avvenuta sulla parete Est del Corno Piccolo del Gran Sasso, lo conferma al quotidiano “Repubblica” Luca Mazzoleni del rifugio Franchetti, appunto sul monte a 2433 metri, dopo averlo raccontato su Facebook. «Abbiamo sentito i rumori di una frana. Aspettiamo le prime luci per capire meglio di cosa si tratta». Nonostante l’ora tarda fin dalla prima scossa il terremoto è stato subito vissuto sui social network: «Terremoto pare tra Umbria e reatino, se qualche amico in zona è collegato, faccia sapere. Qui leggo status di contatti in tutta Italia che affermano di averlo sentito…». Le reazioni alla scossa devastante nel reatino sono un misto di solidarietà, preghiere, richieste di informazioni, di aiuto. Post e tweet sono arrivati in tempo reale con il primo pesantissimo sussulto alle 3.36. All’inizio lo smarrimento, il terrore, lo shock, poi subito la ricerca delle informazioni e infine la tragica consapevolezza che qualcosa di serio stava accadendo. Inoltre Facebook ha attivato il suo servizio «Safety check» che consente agli utenti di segnalare che sono in sicurezza in caso di pericolo. Lo strumento è stato più volte utilizzato in casi di disastri naturali, come per il terremoto in Nepal del 2015, e più recentemente in occasione degli attentati terroristici di Parigi e Nizza.
«A causa del terremoto avvenuto questa notte urge sangue, di tutti i gruppi sanguigni. Dalle 8 alle 11, all’ospedale “De Lellis” di Rieti. Portate documento di identità e codice fiscale. Grazie a tutti». È quanto pubblicato sulla pagina Facebook dell’Avis provinciale di Rieti. Sono intanto state riattivate alle 7.15 tutte le linee ferroviarie regionali che erano state interrotte per le verifiche dei tecnici Rfi a seguito delle scosse di terremoto nel centro Italia. Lo riferiscono le Ferrovie dello Stato, sottolineando che il traffico è stato sempre regolare sulla linea Alta Velocità.
Una delle ultime notizie che arriva dalle zone terremotate è positiva: un altro bambino è stato estratto vivo dalle macerie di Pescara del Tronto, la frazione di Arquata del Tronto in provincia di Ascoli Piceno. È il fratellino di 4 anni dell’altro bimbo estratto anch’egli vivo, di 7 anni. La nonna, dove erano ospiti, li ha infilati insieme a lei sotto al letto. La donna risponde da sotto le macerie. Tutta la frazione continua ad essere inaccessibile dalla statale. I volontari portano acqua e coperte. Papa Francesco all’udienza del mercoledì, con il capo chino, si è fatto partecipe del dolore che ha seminato il terremoto di stanotte nel centro Italia. «Sapere che sotto le macerie ci sono anche tanti bambini mi commuove tanto».
Il Santo Padre ha citato i paesi più colpiti dal sisma: Accumuli, Amatrice della diocesi di Rieti e poi i paesi di Ascoli e di tutto il Lazio e delle Marche. Francesco ha assicurato le sue preghiere: «alle vittime e a chi è afflitto offro l’abbraccio di tutta la Chiesa con il suo amore materno», ringraziando anche la Protezione Civile e il lavoro che stanno svolgendo i volontari che stanno soccorrendo la popolazione colpita. L’appello è stato letto in cinque lingue, arabo compreso. «Fate presto» titolava il “Mattino” di Napoli il 26 novembre del 1980 a tre giorni dal sisma che aveva sconvolto la geografia dell’Irpinia. «Fate presto», è l’appello che l’Italia intera rivolge ai soccorritori, un minuto guadagnato serve a salvare la vita di una o più persone intrappolate sotto le macerie.
In conseguenza al sisma che questa mattina ha colpito il centro Italia, la Presidenza della Cei dispone l’immediato stanziamento di 1 milione di euro dai fondi dell’otto per mille per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali. Ne dà notizia l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei: “La Chiesa che è in Italia si raccoglie in preghiera per tutte le vittime ed esprime fraterna vicinanza alle popolazioni coinvolte in questo drammatico evento. Le diocesi, la rete delle parrocchie, degli istituti religiosi e delle aggregazioni laicali sono invitate ad alleviare le difficili condizioni in cui le persone sono costrette a vivere”. A tale scopo, la Presidenza della Cei indice una colletta nazionale, da tenersi in tutte le Chiese italiane il 18 settembre 2016, in concomitanza con il 26° Congresso eucaristico nazionale, come frutto della carità che da esso deriva e di partecipazione di tutti ai bisogni concreti delle popolazioni colpite.
Le offerte raccolte dovranno essere inviate con sollecitudine a Caritas Italiana, Via Aurelia 796 – 00165 Roma, utilizzando il conto corrente postale n. 347013 o mediante bonifico bancario su Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113 specificando nella causale “Colletta terremoto centro Italia”. Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
– on line (sul sito www.caritas.it)
– Banca Prossima, piazza della Libertà 13, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
– Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
– UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119