No Africa, no missione? Si va a Cuba.
Ad essere sincera io volevo andare in Africa. Coltivavo da tempo il desiderio di un’esperienza umanitaria o missionaria in terre bisognose ma nel mese di maggio le opportunità estive per le mete africane erano esaurite. Tramite alcuni amici dell’oratorio di Zogno, quindi, ho saputo che si era liberato un posto per… Cuba. Immaginatevi le battute di molti sui dubbi che il mio mese cubano fosse una semplice e rilassante vacanza in pieno stile caraibico!
La sfida controcorrente mi veniva invece proposta dalla Lega Missionaria Studenti di Roma, il movimento giovanile di ispirazione ignaziana, che fa dell’impegno nel campo della formazione al dialogo interculturale, alla mondialità e alla solidarietà internazionale il proprio tratto distintivo.
Il campo è finalizzato all’evangelizzazione e a Cuba la LMS, guidata da Padre Massimo Nevola, assistente nazionale dell’associazione e diretto responsabile dell’attività a Cuba, sostiene anche le attività di animazione missionaria delle suore di Madre Teresa a Casablanca, un quartiere popolare della capitale l’Avana.
L’esperienza con le suore di Madre Teresa
Fortissimo era il desiderio di fare questa esperienza e tanta la voglia, la convinzione, l’emozione, l’entusiasmo e lo spirito della prima volta. Questa esperienza mi ha dato l’occasione di approfondire meglio tanti aspetti della realtà cubana, e, tra questi, la fedeltà e l’onestà del popolo. Molto bello e interessante, nel confronto con i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato (diversi di loro alla prima esperienza di campi missionari, altri invece ormai veterani), è stato vedere nei loro occhi e sentir trapelare nelle loro parole identiche emozioni.
Il gruppo è stato diviso in due parti: alcuni volontari hanno prestato servizio a L’Avana, mettendosi a disposizione dei responsabili dell’Ufficio degli Affari Umanitari, mentre altri abbiamo lavorato nel Barrio (quartiere) di Casablanca, seguendo le attività delle Suore di Madre Teresa. Ad un passo dal meraviglioso centro storico dell’Havana si sviluppa infatti questo quartiere povero e disagiato.
Sulla scia dello splendido esempio delle suore di Madre Teresa, il nostro compito era quello di leggere e testimoniare il Vangelo ad un popolo tradizionalmente laico. Mi ha colpito molto il modo in cui le suore di Madre Teresa si prendono cura di ciascuna vita che incontrano, dai bambini agli anziani: sempre la stessa amorevole dedizione, attraverso varie attività, dai momenti di ricreazione per i bambini e i ragazzi, ai lavori umili e immensamente caritatevoli della pulizia nelle case degli infermi.
Sono stata un po’ “adottata” dalle hermanas (sorelle) che ho incontrato e con le quali ho condiviso tanto. Avrei dovuto essere io ad aiutare loro, ma sono state le suore a dare tanto a me. E non vuol essere la solita frase fatta. Infatti, il caldo di agosto, la difficoltà nel comunicare con una lingua diversa e mai studiata e le mansioni a volte troppo impegnative per degli occhi e uno stomaco troppo abituati alla “normalità”, non sempre mi hanno permesso di dare il 100% in quello che facevo. Per le suore, invece, no: in piedi all’alba, sorrisi coinvolgenti e mani sempre disponibili a qualsiasi forma di aiuto. Instancabili, anche nella preghiera.
Sono delle vere compagne, nel senso letterale del termine, cioè vere commensali dell’unico banchetto che la vita ci riserva, solidali spartitori di un unico pane e, fuor di metafora, realmente protese a una condivisione sincera di quello che si è.
Il collegio di Belen a La Habana Vieja
Ho partecipato al campo nell’agosto 2010 ma da pochi giorni sono rientrati i volontari del campo che prosegue tutti gli anni ad agosto. Eravamo ospitati nel Collegio di Belen, gestito dall’Officina del Historiador de la Ciudad de La Habana Vieja. Questo ufficio si occupa, ormai da decenni e con risultati importantissimi, di recuperare, conservare e sviluppare l’enorme patrimonio storico, architettonico, culturale ed artistico della città vecchia di L’Avana (vale a dire il centro storico) attraverso i finanziamenti dell’Unesco e lo sviluppo di attività commerciali e di assistenza turistica. Ciò che mi ha sorpreso e entusiasmato è che tutto il patrimonio architettonico di antichi collegi e case di ordini religiosi, non è semplicemente messo a disposizione dello sfruttamento turistico, ma è realmente offerto alla collettività e, quindi, alle fasce più deboli e più bisognose della popolazione de L’Avana, come anziani, disabili, ragazze madri, malati terminali. Dopo aver fatto sì che queste antiche strutture potessero essere riportate all’antico splendore, infatti, sono state affidate all’Ufficio degli Affari Umanitari interno alla stessa Officina dell’Historiador per creare centri anziani, case-famiglia e consultori.
L’accoglienza è stata indimenticabile e per un mese tutto lo staff dell’Ufficio degli affari Umanitari ha lavorato giorno e notte per metterci nelle condizioni di vivere al meglio il campo sia dal punto di vista logistico che di attività.
Ad essere sincera io volevo andare in Africa ma ancora oggi, dopo sei anni, spesso soffro di mal…di Cuba!