Leggere da soli, ma insieme. Ecco il Silent Book party, un piccolo incantesimo letterario

“E fu così, veramente, che ebbe inizio tutta la mia esperienza della strada, e le cose che stavano per capitare sono troppo fantastiche per non raccontarle.”

Sulla strada, Jack Kerouac

I lettori si dividono comunemente in due categorie: quelli che (come chi sta scrivendo) amano leggere nell’assoluto silenzio della propria casa (ma anche lì, una stanza non vale l’altra) e quelli che, al contrario, preferiscono leggere  in luoghi pubblici, circondati dalla natura e dalla vita. È facile intuire quindi come l’idea di leggere in un luogo pubblico non mi facesse impazzire. Però l’iniziativa promossa da Macondo Biblio Caffé di un Silent Book Party mi aveva incuriosito parecchio e così ho deciso di provare.

Ore 17,50 circa, ho dieci minuti di anticipo. Studio un po’ la situazione. Il Macondo Biblio Cafè è un angolo di Bergamo dalla cui vetrina si possono vedere pile di libri accatastati in un apparente disordine. Appena entrata trovo qualche tavolo, un bancone, e ancora libri. A sinistra e a destra. È il posto perfetto per gli amanti della lettura. È il mio posto perfetto. Un posto perfetto che per un’ora si è trasformato in magia.

L’evento si chiama “Silent Book Party” e quella del primo settembre era solo la prima edizione. Come si evince dal nome, si tratta di una “festa” in cui protagonisti sono i libri e i loro lettori. Poche, semplici, regole per partecipare: ognuno porta un libro (oppure passa in libreria ad acquistarlo) e si legge ognuno per conto proprio, ma tutti insieme.  È una festa durante la quale lettori estranei tra loro si ritrovano per leggere i propri libri da soli, ma in compagnia. A condurre la lettura, una bibita, pizzette da sgranocchiare, e buona musica di sottofondo.
Il libro che ho scelto di portare è forse l’opera manifesto della Beat Generation: On the road di Kerouac. Ho rischiato: la sera prima avevo deciso di portare uno dei miei amati titoli di Calvino, ma prima di uscire di casa per andare in libreria ho cambiato idea. Non volevo essere comoda, rassicurata da un autore che sapevo già mi avrebbe affascinato. Volevo qualcosa di nuovo, di fresco, di inusuale per me. Ed ecco Kerouac.

Senza rendermene conto, in poco più di mezz’ora dall’inizio della lettura avevo divorato quasi un’ottantina di pagine. Non ero sola nel locale, ma l’ambiente creatosi era davvero l’ideale per la lettura e la concentrazione. Io e gli altri lettori eravamo immersi nei nostri libri. Solo un ragazzo stava spesso in piedi, sfogliando un libro dopo l’altro. Ma anche questo creava una cornice ancora più bella. E mi faceva sorridere: anche lui come me e gli altri era affascinato dai libri. In questi momenti mi viene sempre in mente una frase che aveva letto in qualche racconto ai tempi del liceo: «La più grande invenzione dell’uomo è l’alfabeto». Quanto è vero.

Sono le 19, dovrei chiudere il libro e tornare alla realtà. Ma Fabio, “ libraio da 25 anni ormai”, mi dice sorridendo: «Prolungo di trenta minuti. Chiudo dopo oggi». Non poteva pronunciare parole a me più gradite. La magia poteva continuare.

Quei 30 minuti però sono passati in fretta. Non potevo abusare ancora della gentilezza del proprietario. Prima di pagare, gli chiedo da dove gli sia arrivata l’idea per l’evento. Mi risponde che l’ispirazione arrivava dall’Australia e che oggi era la prima volta che tentava questo esperimento nella sua libreria, ma che sicuramente non sarebbe stata l’ultima. Il segreto, mi spiega, è «lasciarsi trasportare dai libri», solo così si è davvero coinvolti e si crea l’atmosfera giusta.

Incuriosita, prima di salutarlo gli faccio un’ultima domanda: «Se anche tu avessi partecipato all’evento, che libro avresti scelto?» «Vediamo… un libro non troppo impegnativo, per iniziare dopo il ritorno dalla vacanze. Direi…Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez».

È proprio vero, l’eccentricità è fatta lettore.