Assemblea diocesana. Si è parlato di preti e di nuovi modi di fare il prete

Foto: mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo

L’assemblea dei preti di mercoledì 14 settembre ha seguito un modulo diverso, inconsueto. Il tema era “la fraternità sacerdotale” ed era in rapporto alla profonda “revisione” del servizio dei preti alle comunità locali. Si dovrà, in un futuro  non lontano, enfatizzare le collaborazioni fra preti che, sempre più frequentemente, sono al servizio non di una sola parrocchia, ma di una entità più vasta che viene correntemente chiamata “unità pastorale”. La revisione è imposta dalla situazione nuova dei vicariati, destinati a essere ridotti di numero (dai 28 attuali a una dozzina circa) e ampliati in dimensione. Il modulo inconsueto dell’assemblea consisteva nel fatto che, dopo la relazione di don Giovanni Rota, docente di ecclesiologia in seminario, si sono svolti lavori di gruppo. Non è stato possibile “restituire” nei particolari quanto emerso, ma è comunque possibile rischiare qualche sensazione.

La prima, banalissima: non sarà un’impresa facile. Non tanto per le questioni organizzative e pratiche, ma soprattutto perché si tratta di una profonda conversione “di testa”. Bisogna pensare in maniera nuova il servizio del prete e la novità confligge con la lunga tradizione che è andata, per secoli, in direzioni diverse.

La seconda, meno banale. La necessità di “fare insieme” costringe i preti a confrontarsi tra loro, a passare attraverso un apprendistato di accettazione dei confratelli che la pensano diversamente, che fanno diversamente, che sono di diversa formazione e di diversa età. In altre parole: una pastorale diversa esige uno stile e perfino una spiritualità diversa.

In qualche modo tutto deve cambiare. Ma, anche per questo si capisce che l’impresa non sarà facile. Quando c’è da cambiare tutto, è sempre difficile cambiare.