“Secondo me, bisognerebbe pregare di più e indaffararsi di meno”. E suor Chiara: buon cammino pastorale a tutte le comunità

Cara suor Chiara, c’è un grande indaffararsi nella mia parrocchia, in questi giorni. Io, che comincio a essere un po’ meno giovane di molti miei colleghi catechisti, ho la sensazione che forse sarebbe meglio fare di meno e pregare di più. Franca

Nell’imminenza dell’inizio di un nuovo anno pastorale, cara Franca, immagino il clima organizzativo delle nostre parrocchie, segno di vita e di voglia di lavorare nella vigna del Signore per il bene di tutti: le prime programmazioni, dopo la pausa estiva, impegnano i collaboratori pastorali in un susseguirsi di riunioni e discussioni attorno a calendari, date, appuntamenti, ecc. Le idee dei più creativi ed esuberanti fioccano sul tavolo di lavoro, mentre alcuni, più riflessivi, tentano di riportare il timone della barca su rotte più interiori e formative.

MARTA O MARIA?

La disputa non è nuova “sotto il sole”: già le prime comunità cristiane si sono dibattute per cercare di dare risposte esaurienti a questo interrogativo. Purtroppo, oggi, dopo 2000 anni di storia, nonostante non manchino chiavi di lettura appropriate, non siamo ancora riusciti ad assumere fino in fondo la sintesi tra questi due aspetti della nostra vita di fede: molte volte li avvertiamo contraddittori o rischiamo di portarli all’eccesso. Il grande indaffararsi di molti, infatti, può trasformarsi in un attivismo smodato dallo stile mondano, in cui “vince” chi fa di più e chi ha di più, con il rischio di far passare la nostra fede per un grande “bazar”, vero impedimento a coloro che desiderano giungere al cuore della Rivelazione cristiana; mentre il desiderio di interiorità, di spiritualità e di preghiera di alcuni, portato all’eccesso, può rimanere tutto e solo “interiore”, mancando di un riscontro effettivo nella vita.

ANDARE AL CUORE DI TUTTO

La sfida è aperta! Non si tratta, infatti, di “fare di meno” per pregare di più, ma di fondare il cammino di una comunità parrocchiale sulla relazione con il Signore Gesù, in modo che ogni attività pastorale sia una necessità irresistibile di un cuore che, afferrato da Cristo, desidera celebrarlo, incontrarlo, annunciarlo e testimoniarlo con la vita, rendendo, visibile la gioia di stare insieme e di volersi bene, crescendo in umanità e nella fede.

Quando questo non accade, ahimè, il fare vorticoso e generosissimo di molti collaboratori diviene, inconsapevolmente, una meschina competizione che nasconde il volto del Signore e impedisce l’incontro del suo amore con altri fratelli, poiché è ricerca autoreferenziale fine a se stessa. Da questo effettivo rischio è necessario guardarsi bene, per non correre il pericolo di celebrare se stessi.

Nessuno è esonerato da questo compito! La responsabilità della Chiesa e della comunità è di tutti e di ciascuno in particolare! Il battesimo che abbiamo ricevuto ci abilita a collaborare affinché l’intero corpo di Cristo cresca nella piena maturità del suo Signore; a questo sono finalizzati i talenti di ciascuno, nella pluralità di doni e di carismi.

CHIAMATI A DARE CON GENEROSITÀ

Non tutti possiamo essere maestri, catechisti, animatori ricreativi o liturgici, tutti, però, siamo chiamati a dare con generosità il nostro contributo per il bene e per la crescita dell’insieme. Coloro che, ad es. sono impossibilitati a donare il proprio apporto per problemi di età o di tempo, possono sempre e comunque svolgere il ministero della preghiera, fondamento e ossigeno di tutta la parrocchia, offrendo la propria quotidianità; persino agli ammalati non è lecito tirarsi indietro, poiché con l’offerta delle loro sofferenze, contribuiscono in modo misterioso, ma reale, alla crescita di tutta la comunità! Non c’è che l’imbarazzo della scelta, poiché le necessità della vigna sono veramente molte!

Ogni itinerario pastorale si verifica, infine, nella vita quotidiana, luogo dove ciascuno, lontano dai riflettori, si trova a compiere le proprie scelte e a prendere decisioni, mostrando, in questo modo, nella concretezza di ogni giorno e nelle relazioni familiari, se la propria vita è stata veramente “toccata” dall’Amore di Dio per i nostri fratelli, oppure, se è ancora prigioniera dell’egoismo e dell’autoreferenzialità.

Buon cammino pastorale a tutte le comunità!