“Mi distraggo sempre quando prego”. “Trasforma in preghiera le tue distrazioni”

Bisogna essere raccolti quando si prega, mi hanno insegnato. Ma con tutte le preoccupazioni e i richiami esterni, come è possibile restare raccolti? Non so dove ho letto di un santo che affermava di non essere mai riuscito a recitare un solo Padre nostro senza distrarsi. Luigi

Caro Luigi, la preghiera è un incontro, una relazione tra due persone: l’uomo e Dio. Essi sono l’uno di fronte all’altro, in dialogo con tutta la propria realtà esistenziale, lo stato interiore, i pensieri e le preoccupazioni. L’incontro personale non avviene solo a livello di idee o ragionamenti, ma coinvolge tutta la persona, in particolare l’affettività profonda e la gamma svariata dei sentimenti. Nella preghiera entriamo con tutta la ricchezza e il peso della nostra umanità.

TUTTA LA NOSTRA UMANITÀ INCONTRA DIO

Se questo è vero non possiamo eliminare ciò che muove il nostro mondo interiore né lasciarcene condizionare e guidare in maniera totalizzante. Le distrazioni di cui parli fanno parte di noi, e saranno sempre un po’ presenti, ma potremo scegliere quale potere dare loro, poiché anche nell’ambito della preghiera emerge la nostra responsabilità e libertà. Possiamo però interrogarci anche sulle reali disposizioni alla preghiera. Quasi sempre giungiamo con tanti pensieri e situazioni che popolano e assorbono il quotidiano e che ci disturbano perché le riteniamo estranee al pregare. Ma questo non è reale. Infatti il primo atteggiamento potrebbe essere quello di trasformare in preghiera quelle distrazioni comunicando al Signore quanto agita il nostro cuore in una consegna semplice e fiduciosa, filiale, nella certezza di dialogare con un Padre che ha cura di noi, ci tiene sul palmo delle sue mani e raccoglie nel suo otre le nostre lacrime o i nostri lamenti.

OFFERTA AL PADRE DI TUTTA LA NOSTRA VITA

Viviamo così un’azione liturgica, un’offerta al Padre della nostra vita concreta. Il Dio che si è fatto uomo e ha scelto la via dell’incarnazione per condividere in tutto l’esperienza umana, non disdegna ciò che affligge o interpella gli uomini, la realtà nella quale vivono, amano e soffrono. Il libro del salterio raccoglie tutte le situazioni e i sentimenti che percorrono il cuore degli uomini e che sono diventate autentiche preghiere: esso potrebbe dare voce anche al nostro cuore e così potremmo scoprire che i sentimenti che ci abitano travalicano il tempo e la storia perché ripercorrono la vita degli uomini di tutti i tempi. La preghiera può essere dappertutto poiché il suo nucleo è il cuore deposto in Dio. Ma occorre anche disporci a questo incontro al quale sovente giungiamo un po’ storditi dalla frenesia del vivere e dai continui stimoli che la vita quotidianamente ci offre. Basta camminare per le strade e vedere uomini e donne concentrati o “raccolti” nel proprio mondo guidato dai cellulari o dagli auricolari che propinano musica o messaggi di ogni genere.

IL SILENZIO INTERIORE

Il raccoglimento a cui tu ti riferisci non è certamente questo. Nasce da una “distanza”, da un silenzio interiore così difficile da acquisire, da uno spazio nel quale metterci alla presenza di Colui che desidera dialogare con noi. Occorre riservare un po’ di tempo “disteso”, predisporre anche il nostro corpo in un atteggiamento di silenzio e di accoglienza, essere presenti a noi stessi e non dispersi, per ascoltare il Dio che parla attraverso la sua Parola e che ci chiama all’intimità e alla comunione con Lui. Può essere di aiuto per introdurci in questo clima, ripetere mentalmente e lungamente una parola di un salmo o una preghiera …: questo clima spirituale ci pone in contatto con Colui che è la sorgente, l’ospite interiore, più intimo a noi di noi stessi; ci inserisce nel mistero di una relazione personale con Dio che è suo dono ma è anche il frutto del nostro desiderio di Lui e della ricerca del suo volto. Il desiderio alimenta, muove, unifica la nostra interiorità, ci dona la forza di attraversare distrazioni, ci orienta a Lui. Siamo donne e uomini di desiderio, cercatori del suo volto nella povertà e nei limiti che ci caratterizzano, ma consapevoli del nostro bisogno di Lui.