I gesuiti a Bergamo dalla fine del 1800. Una presenza che ha lasciato il segno. La storia in una mostra

Presentiamo una sintesi della storia di San Giorgio che dà conto della presenza dei gesuiti a Bergamo: è l’oggetto di una mostra che da sabato 8 ottobre si può visitare alla Fabbrica dei sogni negli orari di apertura, da lunedì a venerdì dalle 15 alle 19. Ad allestirla sono stati alcuni ragazzi che frequentano le attività. “Sono figli di immigrati – sottolinea Filippo Cecchini Manara, presidente della Fabbrica dei sogni – e hanno radici lontane, ma sono parte di questa comunità e ricostruendone la storia ne hanno preso maggiore consapevolezza. Il materiale raccolto è molto ed è interessante, per mantenere memoria al termine della mostra stiamo pensando di aprire un blog”. 

 

Quando il padre gesuita Giovanni Mai, originario di Schilpario, arrivò a Bergamo, nel 1874, San Giorgio era un quartiere di periferia, dove i giovani avevano a disposizione ben poco. C’erano, sì due associazioni, una per ragazze e una per ragazzi, ma lui sognava di costruire qualcosa di più e di diverso. Aveva una bella tempra padre Mai, era scampato alla peste, durante il Risorgimento aveva attraversato persecuzioni, prigionia ed esilio, era stato a lungo insegnante di filosofia per i confratelli. A Bergamo divenne intimo amico e consigliere di don Luigi Palazzolo e si dedicò in modo instancabile all’educazione e alla cura dei giovani. Ne formò un piccolo gruppo, fece in modo che diventassero suoi collaboratori, e poi con lo stesso stile allargò il gruppo, stimolando i giovani più promettenti a diventare lievito per gli altri. Sempre attento alle necessità degli ultimi e dei più fragili, costruì un pezzo alla volta l’oratorio San Giorgio, gli diede un teatro, una nuova cappella, un cortile dove i giovani potevano ritrovarsi. Intorno a padre Mai si formò un piccolo gruppo di generosi benefattori: il conte Stanislao Medolago Albani, Andrea Salvi, e poi Roberto Rossi: è con il loro aiuto che la struttura prese forma e crebbe, fino ad assumere l’aspetto che ha ancora oggi. Tra i successori di padre Mai, è da ricordare in particolare padre Giuseppe Bettoni, che rimase all’oratorio di San Giorgio per 26 anni, un periodo di espansione in cui gli alunni che frequentavano il centro giovanile si allargò fino a circa 150, associati nei gruppi della Congregazione Mariana, di Azione Cattolica e delle Conferenze San Vincenzo de Paoli. Durante la seconda guerra mondiale l’oratorio di San Giorgio venne occupato dall’esercito e il cortile grande fu trasformato in campo di prigionia e rifugio antiaereo. Poi però le attività ripresero intensamente: nel 1948 gli alunni erano circa 170. Dal 1950 al 1954 fu ricostruita e benedetta la nuova cappella dell’oratorio, nel 1952 il restauro del teatro, nel 1954 la ristrutturazione di tutto il resto dell’oratorio, per adattarlo alle esigenze del tempo. Nel 1976 il centro giovanile diventa l’attività più importante dei gesuiti a Bergamo. Accanto alle attività in città a partire dagli anni Cinquanta i gesuiti gestivano anche soggiorni estivi e invernali in montagna, a Schilpario, a scopi formativi e ricreativi, nella casa “Regina dei Monti”, acquistata da padre Bettoni, usata anche per ritiri spirituali per sacerdoti e laici. Negli anni Settanta e Ottanta anche il Centro San Giorgio risente del periodo della contestazione giovanile e della crisi dell’associazionismo, ma continua nell’attività di formazione alla fede e al servizio della giustizia, con la guida di diversi padri che si alternano nel tempo (nel 1983 ce n’erano 3 che si dedicavano all’opera a tempo pieno). Negli anni Novanta incomincia già a pesare il calo delle vocazioni e si prospettavano già possibilità di chiusura, ma arriva a dare un nuovo impulso alle attività padre Spartaco Galante, con gli strumenti formativi tipici della spiritualità ignaziana, dagli esercizi spirituali alla direzione personale, fino al servizio ai poveri. Viene da lui la proposta di formare un gruppo di Comunità di vita cristiana per i giovani, proposta poi estesa anche agli adulti. Nel ’98 padre Spartaco lascia Bergamo e si comincia a parlare del destino del centro giovanile. Prende le mosse da qui il “Progetto San Giorgio”, che prevede la prosecuzione delle attività con una maggiore e progressiva responsabilizzazione dei laici, che ha portato fino alle scelte di oggi.