I giovani e la Chiesa. Verso il sinodo: “Non c’è nessuna ricetta. Dobbiamo imparare a camminare con loro”

«Piccoli atei crescono», «Fuori dal recinto», «Dio a modo mio»: basta scorrere alcuni tra i titoli più recenti sul tema del rapporto tra i giovani e la Chiesa per accorgersi che spesso la lettura che ne viene data non è positiva. Ecco perché, come afferma don Emanuele Poletti, direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale dell’età evolutiva, l’annuncio di Papa Francesco del Sinodo sui giovani è «un atto di coraggio».
«È un argomento urgente – continua don Emanuele – ma per il quale nessuno ha la ricetta in tasca. L’esito positivo non è scontato. Dato che si tratta di un sinodo, e quindi di un incontro che raccoglie i vescovi ritengo si tratti di un’occasione unica per valorizzare ciò che c’è di positivo nel mondo giovanile fuori e dentro l’ambito ecclesiale. I giovani sanno esprimere entusiasmo, impegno, responsabilità, e mi auguro vengano coinvolti direttamente nel percorso di avvicinamento a questo importante appuntamento. Spero che sia, com’è nello stile di Papa Francesco, un percorso nell’ottica della condivisione e della corresponsabilità».
Deve trattarsi, insomma, di un cammino, non quello di un medico che diagnostica la malattia ma di persone impegnate a connettersi con sensibilità diverse: «Un punto di partenza per diventare insieme esploratori di nuove buone prassi e zone di vita».
Negli ultimi vent’anni è avvenuto un profondo cambiamento culturale che ha investito anche i rapporti tra le diverse generazioni, perciò l’idea di base «Non è quella – prosegue don Emanuele – di instaurare un rapporto tra maestro e allievo, ma di far nascere un’alleanza che contenga elementi di reciprocità pur mantenendo identità ben definite».

In alcune diocesi italiane negli ultimi tempi sono già stati avviati sinodi sul tema dei giovani: «Come sta avvenendo in questi contesti più piccoli, anche nel sinodo dei vescovi sicuramente non mancherà la fase di ascolto. Credo che dopo essersi occupati di famiglia, questa sia la naturale conseguenza: i giovani sono poi i soggetti che si preparano a diventare sposi e genitori».
L’accento sulla vocazione è un’altra sfida lanciata da Papa Francesco: «È un tema di cui si parla poco, per una difficoltà strutturale, perché oggi immaginare e progettare il futuro è difficile anche per gli adulti. L’impegno di costruire un nuovo approccio alla vita, quindi, è qualcosa che riguarda tutti, anzi, forse proprio i giovani possono insegnarci di nuovo ad alzare lo sguardo e a puntarlo sull’orizzonte. I primi a dover recuperare una dimensione vocazionale della vita siamo noi adulti».

Il vescovo di Bergamo Francesco Beschi quest’anno ha inserito nella lettera circolare “Camminare nella gioia del Vangelo” un accento particolare sui giovani: “La riflessione nella nostra diocesi – osserva don Emanuele – prosegue già da tempo, anche all’interno di un tavolo che vede riuniti preti, associazioni e movimenti giovanili. Un luogo dove condividere pensieri e conoscersi a vicenda”. Un punto di partenza per far nascere nuovi progetti a partire da un progetto educativo diverso: “Ci sono cose semplici ma fondamentali, come creare un rapporto personale, accompagnare i ragazzi nei loro percorsi di vita, essere presenti e disposti a perdere tempo accanto ai giovani”.