Parrocchie di Bergamo. L’80 per cento delle risorse serve per mantenere le strutture

Foto: interno di santa Maria Maggiore, Bergamo

Gli uffici amministrativi della Curia hanno trasmesso, nei giorni scorsi, il bilancio riassuntivo di tutte le parrocchie della diocesi di Bergamo. Molti i dati. Uno, in particolare, ha attirato l’attenzione sia degli uffici competenti, sia di preti e laici interessati al problema.

MOLTISSIMI SOLDI PER LE MOLTE STRUTTURE

Il dato è il seguente. Le 389 parrocchie della diocesi di Bergamo spendono circa l’80% delle loro risorse per mantenere le strutture. Nel mantenimento delle strutture entrano le bollette di luce, gas, acqua, ristrutturazioni e quant’altro. Ciò che impressiona è l’entità. Qualcuno, nello spiegare quella cifra, ha fatto un paragone: è come se una famiglia spendesse tutto in affitto e bollette. Non ha più da vivere.

LA RICCHEZZE DIVENTATE UN DEBITO

La cosa, vistosa e pesante, dà l’occasione a un paio di semplici considerazioni. La prima evidenza è che, ovviamente, le strutture sono molte, troppe rispetto alle possibilità delle parrocchie e, probabilmente, e sono molte e troppe anche rispetto anche alle esigenze. Le parrocchie si sono costruite chiese (sono 1400 per le 389 parrocchie), oratori, case, strutture sportive che non si usano più o si usano molto meno di un tempo. La ricchezza del passato è diventata debito per il presente. Che cosa fare di tutte quelle chiese, case, oratori? Bel problema. Un prete, durante una riunione riferisce, sotto voce: in Belgio stanno vendendo chiese, qualche volta ai musulmani che le trasformano in moschee. Neanche pensarlo, da noi. È chiaro, dunque, che cosa non fare. Un po’ meno chiaro che cosa fare.

ANCHE I SOLDI DICONO CHE LA CHIESA STA CAMBIANDO

Oltre al problema pratico del “da farsi” sorge, a monte, il problema di che tipo di Chiesa si vuol tenere in piedi. Se cambiano le strutture cambia anche la Chiesa e viceversa. Anche i bilanci preoccupanti stanno a dire, quindi, che la Chiesa cambia, anzi, che deve cambiare, che deve tornare, per continuare a essere Chiesa, un po’ più povera, più capace di  concentrarsi sulle cose essenziali, più evangelica.