I giovani alla scoperta della Costituzione: «Non chiede solo obbedienza ma corresponsabilità»

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Si è concluso lunedì 24 ottobre presso la Sala Consiliare di Palazzo Frizzoni il percorso “Giovani cittadini alla scoperta della Costituzione italiana”, ciclo di quattro incontri dedicato ai giovani tra 18 e 30 anni di questa nona edizione di “Molte fedi sotto lo stesso cielo”, un’iniziativa proposta dalle Acli di Bergamo con il patrocinio della Provincia e del Comune di Bergamo.
Questo ultimo appuntamento, dal titolo “Art 3 – L’uguaglianza e la partecipazione”, ha visto come relatore Nabil Ryah, avvocato del Foro di Bergamo.
Come ben ci hanno insegnato a scuola, nell’articolo 3 è sancita l’uguaglianza formale e sostanziale. Ciò cosa significa? Andiamo per ordine, dividendo il principio nei due commi.
Nel c. 1 viene sancito il principio di uguaglianza formale di tutti davanti alla legge. Questa espressione ha due significati: la legge è uguale per tutti (sia governanti che governati), tutti hanno gli stessi diritti. Da ciò ne deriva che non ci possono essere delle leggi che discriminano il sesso, la religione, la razza, la lingua, l’opinione politica, le condizioni personali e sociali. Questa specificazione («senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali») non è una compressione del campo di applicazione di tale principio come sostenuto da alcuni, bensì un elenco (non esaustivo certamente) determinato dal contesto storico in cui i padri costituenti hanno redatto la Carta. Le varie specificazioni «senza distinzioni di» furono infatti inserite affinché non trovassero posto storiche discriminazioni, quali, ad esempio, la divaricazione dei diritti tra uomini e donne, alla quale intendeva porre fine l’affermazione di un’uguaglianza «senza distinzioni di sesso». Così, l’uguaglianza «senza distinzioni di razza» serviva a preservare l’ordinamento costituzionale, mettendolo al riparo dall’infamia delle leggi razziali.
Volendo essere puntigliosi e stando alla lettera della norma però, sorge un dubbio. L’articolo esordisce con: «Tutti i cittadini…». E i non cittadini? Gli apolidi e gli stranieri? A questo proposito, è stata citata una sentenza che ha sollevato la questione (120/1967): un cittadino svizzero, arrestato con l’accusa di contrabbando di tabacco, si era rifiutato di pagare la cauzione necessaria alla sua liberazione (cauzione non dovuta invece da un cittadino italiano). Portata la questione dinanzi alla Corte, questa aveva stabilito che l’articolo 3 andava considerato in connessione con l’articolo 2 l’articolo 10.2 della Costituzione, il primo dei quali riconosce a tutti, cittadini e stranieri, i diritti inviolabili dell’uomo, mentre l’altro dispone che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Se è vero che l’art 3 si riferisce espressamente ai soli cittadini, è anche certo che il principio di uguaglianza vale anche per lo straniero quando si tratta di rispettare i diritti inviolabili. Inoltre, questi diritti devono comunque ritenersi garantiti allo straniero anche sulla base delle convenzioni internazionali.
Tuttavia, la nostra Costituzione non si arresta al riconoscimento dell’uguaglianza formale: va oltre, assegnando allo Stato il compito di creare azioni positive per rimuovere quelle barriere di ordine naturale, sociale ed economico che non consentirebbero a ciascuno di noi di realizzare pienamente la propria personalità. La Repubblica deve essere in grado di offrire pari opportunità a tutti, affinché essi abbiano gli stessi diritti, rimuovendo qualsiasi tipo di ostacolo che impedisca ai cittadini di partecipare alla vita politica, economica e sociale del Paese (abbattere barriere architettoniche, aiuti economici per le famiglie bisognose, pensione sociale per tutti gli inabili al lavoro …).
Concludo con le stesse parole con cui si è chiuso questo ciclo di quattro incontri, tratte dalla prefazione di don Luigi Ciotti al libro «L’ABC della Costituzione»: «La Costituzione non chiede solo ‘obbedienza’ ma molto di più: corresponsabilità, ossia impegno a essere liberi con gli altri e per gli altri. Non basta allora conoscerli, gli articoli della Costituzione. Bisogna metterli in pratica nella vita di ogni giorno, individuale e sociale, privata e pubblica. Farli diventare cultura e costume». Con l’augurio che questo possa diventare realtà.