Il presidente Trump. Aldo Cazzullo: «Ha vinto perché ha saputo cogliere il desiderio di cambiamento degli americani»

Aldo Cazzullo inviato e editorialista del “Corriere della Sera”, ha vissuto a New York la lunga notte tra l’8 e il 9 novembre scorso quando gli americani hanno scelto il loro futuro eleggendo il candidato repubblicano Donald Trump 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. “Donald Trump wins presidency”. Una vittoria a sorpresa, smentendo i sondaggi che lo davano sfavorito nei confronti della sfidante democratica Hillary Clinton, quella del tycoon che ha già promesso che cambierà l’America. «Adesso è arrivato il momento, per l’America, di curare le ferite della divisione. I repubblicani e i democratici in questa Nazione devono riunirsi in un popolo solo», ha dichiarato il nuovo Presidente USA nel primo discorso subito dopo la vittoria. Per Cazzullo «Trump ha vinto perché ha saputo intercettare non soltanto la domanda di cambiamento che veniva dall’America, ma soprattutto lo spirito del nostro tempo: la rivolta contro l’establishment, l’élite, i partiti e qualsiasi forma tradizionale di rappresentanza. I democratici schieravano invece una donna che dell’establishment è considerata il simbolo. Questo è il risultato», chiarisce Cazzullo, nato ad Alba il 17 settembre 1966.

Hillary Clinton non è riuscita perché i suoi elettori potenziali l’hanno abbandonata?
«Le donne hanno sostenuto in grande maggioranza Hillary. Meno i giovani e le minoranze etniche. Hillary ha prevalso nel voto popolare, come già Al Gore nel 2000. Ma ha perso milioni e milioni di voti rispetto a Obama. Quanto alla responsabilità dei giornali, non esageriamo. Non c’era un sondaggio che desse vincente Trump. E noi al “Corriere” ci guardiamo bene dal lanciarci in previsioni. Detto questo, riconosco che il fenomeno Trump a lungo non è stato preso sul serio, proprio dai media americani. Compresi quelli di destra come il network tv Fox».

Esiste il rischio che Trump attacchi i fondamenti della liberal democrazia come lo Stato di diritto, la libertà di stampa e la tutela delle minoranze?
«Credo che Trump modererà il suo linguaggio. Ma certo è un uomo divisivo. Chi lo detesta continuerà a farlo. L’America è divisa e non sarà facile riconciliarla. Ma far convivere opinioni molto diverse è la forza di questa grande democrazia».

Lo Stato americano che ha dato il via al cambiamento è stata la Florida dove Trump ha vinto con il 49,1 contro il 47,7 della sfidante democratica?
«La vera svolta è venuta dagli Stati postindustriali che avevano sempre votato per Barack Obama e pure per John Kerry: Pennsylvania, Michigan, Wisconsin».

Clinton versus Trump. È stata una campagna elettorale guastata da colpi bassi, volgarità e odio reciproco. Ora il nuovo presidente avrà anche il compito di riunificare un Paese ferito?
«Affari, spettacolo, politica: Trump si è costruito così. Da imprenditore fallito a personaggio famoso per essere famoso, normale che molti si rifiutino di prenderlo sul serio. Ora molto dipende da lui. Certo lo shock non si smaltisce in due giorni. Mi sono ritrovato nel corteo di protesta a New York diretto a Trump Tower in cui vive il futuro presidente, sulla Fifth Avenue e mi hanno colpito la giovane età dei manifestanti e il carattere spontaneo della protesta».

Il Presidente uscente Barack Obama è l’uomo che esce più sconfitto da queste Presidenziali USA 2016. Qual è l’eredità politica che lascia Obama agli Stati Uniti e al mondo?
«Il fascino personale di Obama non è in discussione. Ma le urne hanno stabilito che almeno metà degli elettori ha un giudizio negativo sulla sua eredità. Resto convinto che Obama rimarrà nella storia, e non solo come il primo presidente nero».

Chi è il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
«Donald Trump è nato a New York il 14 giugno 1946. Costruttore edile (è a capo di un impero immobiliare con palazzi residenziali, hotel, resort turistici, centri commerciali, campi da golf, casinò), personaggio televisivo e politico, di religione protestante, presbiteriano, tre matrimoni, 5 figli e 8 nipoti, è figlio di Fred Trump, facoltoso investitore immobiliare di New York, da cui è stato fortemente influenzato nel proposito di intraprendere una carriera nel medesimo settore. Trump ha frequentato la Wharton School of the University of Pennsylvania, lavorando allo stesso tempo nell’azienda paterna, la “Elizabeth Trump & Son”, di cui è diventato socio dopo essersi laureato nel 1968; tre anni più tardi ha rilevato in prima persona la gestione della compagnia, ribattezzandola “Trump Organization”. Le sue strategie aggressive di brand management, il suo stile di vita e i suoi modi diretti hanno contribuito a renderlo un personaggio celebre, status accresciuto dalla popolarità del programma televisivo “The Apprentice”, da lui stesso prodotto e condotto fra il 2004 e il 2015. Dopo aver concorso senza successo alle primarie del Partito della Riforma per le elezioni presidenziali del 2000, Trump ha aderito dapprima al Partito Democratico e poi al Partito Repubblicano. Nel 2016 ha preso parte alle primarie repubblicane in previsione delle elezioni presidenziali del medesimo anno, conseguendo il maggior numero di delegati e diventando quindi il candidato del partito. Trump ha impostato la sua campagna elettorale su posizioni populiste e conservatrici: in particolare, le sue dichiarazioni in favore del libero utilizzo delle armi da fuoco hanno suscitato aspre polemiche, così come la sua proposta di istituire una moratoria sull’immigrazione delle persone di religione islamica».