Papa Francesco all’udienza: «Impariamo a sopportare le persone moleste. E noi, quanto siamo molesti?»

«E noi quanto siamo molesti?» Papa Francesco nell’ultima udienza prima della chiusura del Giubileo, pronunciata davanti a 22mila persone, si è concentrato su «un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo: sopportare pazientemente le persone moleste». Alla fine, un appello perché i bambini vengano “sempre protetti” e “non cadano mai in forme di schiavitù”

Comincia con un “fuori programma”, l’ultima udienza generale prima della conclusione del Giubileo, con la chiusura della Porta Santa della basilica di S. Pietro, domenica prossima. Arrivato all’appuntamento del mercoledì una manciata di minuti prima delle 9.30, Papa Francesco, appena cominciato il giro tra i settori della piazza, fa fermare subito la “papamobile” e sollecita lui stesso, con un gesto della mano, quattro bambine a salire sulla jeep. Alla fine del tragitto in “papamobile”, prima di compiere l’ultimo tratto a piedi verso la sua postazione al centro del sagrato, il Papa fa scendere le bambine e si ferma a lungo, abbracciandola ripetutamente, ricambiato, con una donna anziana sdraiata su un lettino trasportato dai volontari della Croce Rossa.

«Facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri?», chiede Francesco ai 22mila fedeli presenti in piazza. «È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dovremmo imparare a metterci nei panni degli altri», ammonisce a proposito di «un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo: sopportare pazientemente le persone moleste».

«Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio -, l’analisi del Papa: – Succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata… Subito pensiamo: ‘Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?’. Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto di lavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti».
«Che cosa dobbiamo fare con le persone moleste? – si chiede Francesco, ricordando a braccio che – anche noi tante volte siamo molesti agli altri». Nella Bibbia, la risposta, «Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo». Nel libro dell’Esodo, ad esempio, «il popolo risulta davvero insopportabile», e «Mosè faceva da mediatore tra Dio e il popolo, e anche lui qualche volta sarà risultato molesto per il Signore. Ma Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede».

«Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Sono le parole pronunciate dalla madre di Giacomo e Giovanni, e rivolte a Gesù. «La mamma faceva la lobby per i suoi figli, è una mamma -, il commento a braccio del Papa – Guardiamo soprattutto a Gesù: quanta pazienza ha dovuto avere nei tre anni della sua vita pubblica!», l’invito, sulla scorta del legame con «altre due opere di misericordia spirituale: ammonire i peccatori e insegnare agli ignoranti».

«Pensiamo al grande impegno che si può mettere quando aiutiamo le persone a crescere nella fede e nella vita», le parole di Francesco: «Penso, ad esempio, ai catechisti – tra i quali ci sono tante mamme e tante religiose – che dedicano tempo per insegnare ai ragazzi gli elementi basilari della fede. Quanta fatica, soprattutto quando i ragazzi preferirebbero giocare piuttosto che ascoltare il catechismo!».

«Accompagnare nella ricerca dell’essenziale è bello e importante, perché ci fa condividere la gioia di gustare il senso della vita», prosegue il Papa osservando come «spesso ci capita di incontrare persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali». A volte, semplicemente «perché non hanno incontrato qualcuno che le stimolasse a cercare qualcos’altro, ad apprezzare i veri tesori».

«Insegnare a guardare all’essenziale -, allora, – è un aiuto determinante, specialmente in un tempo come il nostro che sembra aver perso l’orientamento e inseguire soddisfazioni di corto respiro».
«Invidia, ambizione e adulazione – sono – tentazioni sempre in agguato anche tra noi cristiani», ammonisce il Papa al termine della catechesi: «L’esigenza di consigliare, ammonire e insegnare non ci deve far sentire superiori agli altri, ma ci obbliga anzitutto a rientrare in noi stessi per verificare se siamo coerenti con quanto chiediamo agli altri». Alla fine, un appello perché i bambini vengano «sempre protetti» e «non cadano mai in forme di schiavitù».