Calo delle nascite e fine della Chiesa trionfante

Dal gelo demografico di cui s’è parlato nel numero precedente non è esente nemmeno la Chiesa. Già tra le cause del triste fenomeno va messa in conto la scristianizzazione che ha portato moltissimi figli della Chiesa a una forte diminuzione della fede nella Provvidenza e quindi, in questo campo, a un calo della generosità nel dare e nell’accogliere la vita. Hanno un bel dire gli animatori dei cammini di preparazione al matrimonio, ma tra le loro difficoltà principali c’è proprio quella del discorso su una genitorialità generosa, sia pure accompagnata da una giusta responsabilità.

Augurare agli sposi novelli “figli maschi” (o femmine che siano) non è più molto gradito dagli sposi novelli. Al massimo ci si sente rispondere: “Grazie, ma per quello vedremo; c’è tempo”.

Conseguenze della denatalità nelle parrocchie

Il risultato è simile a quello che si vede anche nella società civile: invecchiamento progressivo della popolazione, con conseguente aggravamento dei problemi, ad esempio, nell’organizzazione del lavoro, e della previdenza sociale.

Infatti, nella Chiesa, legato alla drastica diminuzione delle giovani generazioni è, inevitabilmente, il calo vertiginoso delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Da qui conseguono difficoltà insormontabili dei Vescovi nel destinare preti negli oratòri e nelle parrocchie, e delle congregazioni religiose femminili nel garantire la presenza delle suore nelle scuole materne e in altre attività educative, oltreché negli ospedali. In questi ultimi anni anche la nostra diocesi di Bergamo, nota per l’abbondanza e la qualità del suo clero e delle sue suore, sta risentendo fortemente di un calo di presenza e di dinamismo pastorale. La popolazione delle parrocchie si lamenta col Vescovo quando non manda più il curato in un oratorio o il parroco in una parrocchia. Lo stesso quando la superiora generale di una congregazione è costretta a chiudere una presenza in questa o quella parrocchia, in questo o quell’ospedale, per mancanza di suore. Ma né i Vescovi, né le madri generali hanno lo stampino per produrre tutti i preti e le suore che la gente vorrebbe avere.

Nelle stesse celebrazioni liturgiche

Il gelo demografico lo si nota con tristezza anche nelle celebrazioni liturgiche. In moltissime parrocchie, le stesse prime comunioni e le cresime, nonostante il permanere dello sfarzo, ne danno allarmanti segni. Ma anche nelle celebrazioni normali, per i celebranti è assai raro avere l’accompagnamento dei chierichetti che per il solo fatto di esserci danno ai riti una nota di gioia. La quasi totale assenza di bambini nelle nostre chiese dà un triste senso di lontananza dalla vita e spesso si fa squallore vero e proprio. In tempi non lontanissimi le cose erano assai diverse. Tra gli anziani c’è senz’altro chi ricorda che la ressa dei ragazzi alle celebrazioni era così vivace da dover essere governata a volte perfino col “metodo Pestalozzi” da parte di appositi incaricati chiamati bacchettieri.

Naturalmente poi i parroci saggi dovevano fare in modo che non si superassero i limiti della severità, se volevano che la Messa fosse davvero un salire all’altare di “Dio che allieta la giovinezza”.

L’arciprete di Seriate e Papa Francesco

Tra questi pastori voglio ricordare il vecchio arciprete di Seriate, Mons. Guglielmo Carozzi, che aveva studiato a Roma con il futuro Giovanni XXIII, ma non aveva fatto carriera perché, come diceva lui stesso, non era garbato come il suo augusto condiscepolo. Per quanto assai ruvido, Mons. Carozzi proibiva decisamente ai suoi coadiutori di “bacchettare” i bambini per farli star buoni durante la Messa. “Lasciateli fare – diceva – perché loro sono la Chiesa trionfante”.

Papa Francesco, se fosse stato presente, sarebbe stato sicuramente d’accordo con lui. Lo possiamo dire senza paura di sbagliare perché oggi il Papa si spinge anche più lontano dell’arciprete Carozzi.

Quello rimproverava i curati che volevano tacitare i ragazzi; il Papa alla Gmg di Rio de Janeiro (luglio 2013) e in diverse altre occasioni, di fronte all’andazzo mortifero del nostro tempo, ha gridato chiaro ai giovani: “Fate chiasso, fate casino (sic!), smuovete la Chiesa, andate contro corrente!”.

Per tornare a vedere nelle nostre comunità il volto gioioso della Chiesa trionfante bisogna mettere insieme Mons. Carozzi e Papa Francesco. Ma è indispensabile che gli adulti si lascino smuovere.