“L’anima mia magnifica il Signore”. La Madonna, la Chiesa, i cristiani, Lutero

Immagine: un ritratto di Martin Lutereo (Eisleben, 10 novembre 1483 – Eisleben, 18 febbraio 1546)

Un primo dato che spicca meditando il cantico di Maria, il Magnificat, è che, quando Elisabetta la esalta dicendole: “Beata te che hai creduto”, essa corregge subito il tiro uscendo con il suo appassionato inno alla grandezza di Dio, al quale solo, secondo lei, va l’onore e la gloria.

I motivi per cui Maria magnifica il Signore

I motivi li spiega la Vergine stessa proclamando che Dio, il Signore, ha guardato all’umiltà della sua serva e ha fatto in lei grandi cose.

Attenzione: parlando di umiltà, Maria non fa un discorso di tipo morale, come se Dio l’avesse scelta a motivo di questa sua virtù.

Ciò che Maria vuol dire è questo: Dio ha rivolto i suoi sguardi a me serva povera, disprezzata e insignificante, mentre avrebbe potuto trovare regine ricche, grandi, nobili e potenti.

E si deve crederle, perché

senza dubbio non ha mentito, confessando la propria indegnità e bassezza che Dio ha riguardato, non per suo merito, ma per pura grazia.

Maria

non ascolta volentieri gli inutili ciarlatani che predicano molto e scrivono del suo merito e non vedono che così soffocano il Magnificat, fan bugiarda la Madre di Dio e sminuiscono la grazia di Dio.

E quando dice che tutte le generazioni la chiameranno beata,

essa non dice che si esalterà la sua verginità e la sua umiltà, ma si dirà soltanto che essa è beata perché Dio le ha rivolto il suo sguardo.

Solo “considerando la sua bassezza e la grazia di Dio, il cuore giunge per mezzo di lei a gioire in Dio, e dice, o pensa di tutto cuore: O beata, Vergine Maria!”.

Solo Dio merita lode

Le grandi cose fatte da Dio in Maria, non sono altro che questo, che Maria è divenuta Madre di Dio. Da qui le viene ogni onore e ogni beatitudine; a ciò è dovuta la sua singolare posizione sopra tutti in tutto il genere umano. Nessuno le è simile, poiché essa ha avuto dal Padre celeste un figlio e un simile figlio. E essa stessa deve limitarsi a traboccare d’amore, essendo cose talmente grandi da non potersi esprimere a parole. Perciò tutto il suo onore si riassume in una parola, chiamandola ‘Madre di Dio’. Nessuno può dire di lei o a lei cosa più grande. Anche il cuore deve considerare cosa significhi essere Madre di Dio.

Ma pure qui,

essa attribuisce la sua maternità unicamente alla grazia di Dio e non al proprio merito. Infatti, benché essa sia stata senza peccato, questa grazia è talmente eccellente, che in nessun modo anche lei ne sarebbe stata degna.

La Madonna secondo Lutero e secondo il Concilio

A chi mi ha seguito fin qui confido che i testi virgolettati di questa riflessione li ho tolti dal Commento al Magnificat di Martin Lutero. Mi piace segnalarlo all’inizio del quindo centenario della Riforma protestane. Sono testi sorprendenti, bellissimi, che aiutano a onorare la Madonna e i suoi privilegi, senza perdere di vista l’origine e la ragione di tutto: l’iniziativa completamente gratuita di Dio.

Non è solo Lutero (l’eretico!) che parla così. In questo senso ci orienta anche il Concilio, che esorta caldamente teologi e predicatori

ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure dalla grettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio (LG 67).

È Dio quindi che va lodato per questo sguardo di elezione rivolto alla sconosciuta ragazza di Nazaret per farne la Madre di Dio. Maria non manca di sottolineare che questa iniziativa di Dio – per altro non nuova nella storia della salvezza – è a dire poco rivoluzionaria, perché sovverte ogni criterio di valutazione e di organizzazione delle cose umane.

Guardando alla Madre di Dio nella gloria, Lutero invita a pregare così:

Vergine beata e Madre di Dio, che grande conforto Dio ci ha mostrato in te, poiché egli ha guardato con tanta grazia alla tua indegnità e alla tua bassezza! In tal modo possiamo tener presente anche per il futuro che, dietro il tuo esempio, non disprezzerà, ma guarderà benignamente anche a noi, uomini poveri e meschini.

In altre parole, come dice il Prefazio della Messa dell’Assunta, Maria è data a noi come “segno di consolazione e di sicura speranza”. Lutero perciò osserva che “Maria non ha cantato per se sola, ma per tutti noi, affinché imitassimo il suo canto”.