Dal manuale di cyber teologia di Padre Antonio Spadaro: «Ecco come viaggia sul web l’opposizione a Papa Francesco»

Le notizie usate in modo strumentale, la verità distorta, i post sui social network travisati in modo ideologico: tecniche di manipolazione raffinate, usate in modo perfettamente plausibile. Ecco gli strumenti con cui viene costruita una nuova verità, comunque credibile, con molta disinvoltura e in un modo “socialmente accettato” o perlomeno (finora) non sanzionato o sanzionabile.  La maggioranza delle persone vengono coinvolte in questo gioco loro malgrado, convinte con forme di inganno ben strutturato, in modo del tutto involontario. Accade ovunque, non solo in politica ma anche all’interno della Chiesa, come dimostra questo caso, ben raccontato da padre Antonio Spadaro nel suo blog di “Cyberteologia“, e che qui riprendiamo. Padre Spadaro riferisce di un attacco mediatico condotto dal fronte di opposizione a Papa Francesco, piccolo ma “molto rumoroso”. Un esempio emblematico di notizie post-veritative in ambito cattolico: attenzione nessuno è esente, ci dice quindi Padre Spadaro. Conoscere le dinamiche e le tecniche utilizzate può essere d’aiuto per decifrare meglio le informazioni che circolano e per acquisire gli strumenti per poterle valutare e pesare in modo critico, usando la propria testa. Per questo vi riproponiamo il testo di padre Spadaro, molto interessante, un ottimo spunto per ragionare e confrontarsi.

Date un’occhiata a questo tweet. Leggetelo perché adesso c’è bisogno di raccontare una storia nei dettagli.

Questa è la descrizione di una vicenda illuminante e che fa capire come funziona in rete la strategia dell’opposizione anti-papale che, pur se piccola è molto rumorosa. Ne hanno dato conto in maniera ampia Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi qui. Questa mia invece è solo la modesta descrizione di un caso concreto di attacco indiretto (di cui sono stato oggetto) ma interessante per capire le dinamiche concrete di un trolling che nasce in ambiti che si definiscono cattolici.

Dunque: date un’occhiata a questo tweet:

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CAPITOLO UNO —Perché la prima regola del manuale anti-Francesco è quella di creare una narrativa, una storia. Ma prima di narrare la storia bisogna raccontare un antefatto costituito da questo tweet. Un antefatto sempre omesso dalla storia dei detrattori del Pontefice, ma fondamentale per capire il vero senso della storia.

L’antefatto è quel tweet appena citato. Che cosa dice? Eccolo in traduzione: “Chi ha bisogno di Gesù quando uno ha Tony Spadaro e @Pontifex? È come Grima Lingua di Verme e Saruman”.

Perché è stato scritto? E che c’entro io? È stato scritto perché ero intervenuto su Twitter alcune volte per dire che Amoris Laetitia è un documento magisteriale di grande importanza.

Ovviamente quello è un tweet irrispettoso e offensivo, come ben sanno gli estimatori del Signore degli Anelli, soprattutto verso il Santo Padre identificato come il “cattivo”. E ovviamente contro il sottoscritto definito “Lingua di Verme”. Ecco l’immagine a cui  quel tweet fa riferimento…

Dunque: chi è il verme? Occorre tenerlo bene in mente per capire la storia: secondo il tweet del “Professor Pownd” sono io!

Per risponde a quell’offesa nei miei confronti in maniera leggera e ironica ho semplicemente postato dal mio account Twitter un fotogramma proprio di Lord of the rings che ritrae una scena che riguarda Wormtongue (Lingua di Verme) e senza alcun commento. Quindi in realtà l’accusa di essere un verme era rivolta a me e la mia risposta ironica era rivolta al “Professor Pownd”. Punto. Fine della storia vera. Ma adesso comincia quella più interessante, quella finta.

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CAPITOLO DUE — A questo punto qualcosa è accaduto. Qui comincia la narrativa degli oppositori di Francesco. Per questo ricostruisco la vicenda: è da manuale e può servire per capire meglio come funziona l’informazione “post-veritativa” dell’opposizione anti-papale.

Dicevo: a questo punto qualcosa è accaduto. Qualcuno si è inventato (cioè l’ha immaginato, l’ha pensato, gli è venuto in mente…) che quel tweet si riferisse a uno dei 4 cardinali che hanno espresso i loro dubia. La storia finta comincia qui. Perché lo ha fatto? Chiedetelo a chi ha pensato questa irriverente comparazione, che non sono certo io. Addirittura si comincia a dire che io avrei scritto contro un cardinale specifico. Se ne fa persino il nome! Ovviamente nulla di tutto questo si trova nel mio tweet. Ma così deve essere per far cominciare la storia finta.

Nell’ambito di certe cerchie anti-Francesco che sono in rete funziona una tecnica da manuale: uno scrive una cosa e poi altri account seguono ripetendola alla lettera in continuazione cercando di farla diventare “virale”. A volte funziona, a volte no. Siamo a quello che qualcuno ha chiamato la “post-verità che si basa sullo spargimento di odio e diffamazione: bugie e mezze verità costruite ad arte e diffuse da un esercito di simpatizzanti. È la tecnica del trolling organizzato che assalta l’avversario fino a intasarne gli spazi di discussione e soprattutto la pazienza.

In questo incappano però anche brave persone, che restano turbate dalla “propaganda” e, almeno nel mio caso, mi scrivono tweet e mail accorate pregando per il mio ravvedimento. Sono persone che “cadono nella rete”, diciamo così, in buona coscienza. Ma in realtà è impossibile giudicare la coscienza in questo caso in termini generali. Alcuni trolls possono sentirsi in buona coscienza a combattere la loro crociata contro quello che gli viene additato come il “nemico”. La strategia consiste nell’identificare un target, un obiettivo preciso: il nemico.

Quando mi sono accorto della manipolazione ho cancellato quel tweet per evitare che altri continuassero a dare libero corso ai commenti bassi e volgari. Ed erano tutte persone che si presentavano come difensori dell’ortodossia cattolica, purtroppo. Ma non è stato sufficiente cancellare quel tweet. Anzi.

CAPITOLO TRE — La notizia falsa è arrivata saltando da un post all’altro, da un tweet all’altro, a uno dei più critici di Francesco negli Stati Uniti, Ross Douthat, che scrive editoriali per il New York Times.Queste voci sono approdate a una grande testata, dunque. Io con un semplice tweet ho fatto presente a Douthat che aveva scritto una cosa falsa inviando il tweet che rivela che la “lingua di verne” ero io. A Douthat è bastato il mio tweet: per quanto critico, anche nei miei confronti, ha capito l’errore oggettivo. Si è scusato e ha corretto il suo post on line. Bisogna sempre verificare le fonti!